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Di Africa, sabbia e identità: da qui l’Europa sembra un gigante coi piedi di argilla

“Bella foto! Belle tonalità della sabbia. Se ora tu avessi un’identità (citando l’articolo di Aime) sarebbe la sabbia! Buona giornata”

È Clelia a mandare questo messaggio via mail dopo aver scorso l’articolo inviatole dell’amico Marco Aime centrato, appunto sull’identità e ‘radici’. Ed è vero, strada facendo (e cioè la strada che ti entra dentro e ti lavora), il monolite identitario occidentale di radici si è gradualmente trasformato in sabbia. Mobile e immobile ai lati delle strade e tra le rive del Sahara/Sahel, dove, com’è noto, la storia si fa coi piedi che della sabbia sono i primi interlocutori. Ed è così che l’identità si contamina di sabbia e vento.

La direzione generale e l’insieme del personale di moov africa niger vi augura una buona festa dell’aid el fitr, questo sms è stato inviato a Niamey il 21 aprile 2023 alle 9. 11 agli utenti della compagnia telefonica nominata. Non c’è traffico stamane in città perché si celebra la festa della conclusione del mese santo dell’Islam, il Ramadan, nome del nono mese del calendario musulmano che significa ‘calore bruciante’. Nulla di più vero visto che in questi giorni le temperature giravano attono ai 42 e 43 gradi centigradi all’ombra quando c’è e che, in capitale, si prevedono 44 gradi per il fine settimana. Aid el Fitr signica che è finito il digiuno e che, dopo la preghiera e la professione di fede, comincia la festa che da alcune parti dura tre giorni. Seguono l’elemosina ai poveri, i saluti cordiali ai fratelli di fede, i regali e il vestito della festa.

Durante il mese del Ramadan, dopo la preghiera della sera, presso le moschee veniva distribuito cibo ai poveri. Parecchi migranti senza domicilio, sfollati interni e bisognosi, hanno profittato di questa particolare forma di solidarietà rituale. Sono proprio loro i migliori rappresentanti, senza forse saperlo o volerlo, di queste menzionate identità di sabbia. Abbandonato il loro Paese di origine perché, spesso, da lui abbandonati, si rifanno altre e molteplici identità migranti. Sono poi definiti irregolari e nel passato semplicemente clandestini perché non disposti ad affidare ai documenti stampati la nostra comune identità di sabbia.

Sono infatti migliaia i migranti ‘insabbiati’ nel Niger alla frontiera con l’Algeria che li arresta, deruba e ‘esporta’ al confine come se l’essere persone umane non contasse più nulla. Ma anche altrove sono ormai installati presso gli uffici dell’Organizzazione Internazionale delle Migrazioni e delle numerose stazioni dei bus di linea. Queste ultime offrono l’alloggio per qualche giorno e i servizi minimi di acqua e igiene, a condizione di farsi il più possibile invisibili. Ed è così che, gradualmente, la nostra identità si modella sulle situazioni, gli interlocutori e le imprevedibili stagioni della vita. La sabbia, come l’identità, non è che polvere.

Da qui l’Europa sognata da molti migranti appare ancora più vicina e lontana assieme, proprio come un miraggio che, avvicinandosi, si allontana sempre più in là. Un gigante coi piedi di argilla che fatica a stare in piedi. Incapace di offrire una qualche parvenza d’identità che non sia il volto invecchiato di muri, controlli e misure coercitive di riduzione di tutto a numeri e statistiche. Ciò che accade da questa parte del mondo coi migranti non sono altro che ‘effetti collaterali’ delle politiche europee di gestione dei movimenti migratori. Continuare a pagare i guardia costa tunisini, libici o marocchini non fa che rendere il mare ancora più mortale. Si esternalizzano altrove le frontiere, i campi di detenzione e le ragioni per migrare.

Non ci salveremo da soli da nessuna parte perché la ‘coesistenza precede l’esistenza’ e, come ricordava Paulo Freire, solo ci sia salva nella comunione tra bisognosi e mendicanti. Qui le nostre identità si sono rimodellate con la sabbia che ci ha dato un volto, una storia e forse anche un destino. Sabbie di tutto il mondo, unitevi!

Niamey, 21 aprile