Politica

Azione-Iv, Calenda dopo tre ore di riunione: “Facciano pace col cervello, il partito unico così non nasce. Renzi venga a dire cosa pensa”

Ore 22 del 12 aprile. La delegazione di Italia Viva, dopo oltre tre ore di riunione, lascia la sede di Azione. Oggetto dell’incontro la definizione del nuovo documento per definire il percorso verso il partito unico. A parlare ai cronisti è Elena Bonetti, deputata di Italia Viva e vicepresidente della federazione IV-Azione. “Una riunione costruttiva, in cui abbiamo affinato i passaggi che ci porteranno alla costituente del nuovo soggetto politico”. Ma pochi minuti dopo arriva un Carlo Calenda a dir poco furioso. “L’incontro è terminato con un nulla di fatto. Hanno ribadito che Italia Viva continuerà a fare attività nel 2024, cosa che per noi è inaccettabile, nel senso che non si può pensare che mentre nasce un partito, Renzi continua a fare politica con un altro partito. Ci incontreremo domani sera, ma se non viene sciolto questo punto il partito unico non nasce. Perché – è la spiegazione – se continuano ad esistere Italia Viva, la Leopolda finanziata da Italia Viva che va avanti per tutto il 2024, con il nuovo partito che nascerebbe senza supporto finanziario, senza personale, senza una sede, signori ma stiamo scherzando?”. Lo sfogo del leader e fondatore di Azione prosegue. “Io non mi metto nelle condizioni di fare una cosa senza né capo né coda, per cui mentre facciamo la campagna elettorale per le elezioni Europee, Renzi fa la Leopolda parallela fatta da Italia Viva? E che c’ho scritto Jo Condor?”.

Calenda spiega ai cronisti la richiesta di Renzi. “La delibera dello scioglimento dovrebbe arrivare solo dopo che sarà reso noto chi è il nuovo segretario. E il 2×1000 non arriva mai, per cui il nuovo partito nasce senza un euro, però lui s’impegna quando c’è da mettere dei soldi a farlo, ma che cacchio di ragionamenti sono”. Serve domani la presenza di Matteo Renzi? “La sua presenza servirebbe ogni volta – risponde Calenda – perché la persona che aveva la delega per conto di Italia Viva è Ettore Rosato che è stato rimosso, perché Renzi ha ripreso le redini del suo progetto. Ora – continua il leader di Azione – come si fa a gestire una federazioni di partiti in cui non c’è il segretario di uno dei due partiti, tant’è che le persone che vengono non hanno la delega per prendere le decisioni. È finita la pazienza – e si rivolge direttamente a Renzi – invece di fare le dichiarazioni in cui dice mi sento Budda incarnato, sono zen, venga alla riunione e dica come la pensa, perché nella vita le cose non si fanno per interposta persona”. Perché “gli attacchi personali, vedi la Boschi dieci minuti prima di entrare in una riunione, denotano la volontà di rompere e a questo giochino di a chi rimane il cerino in mano è un giochino a cui io chi sottraggo”. Calenda a Renzi rivolge anche un appello: “Smetti di fare attività politica con Italia Viva, la fai negli organi del Terzo Polo, se esistono le condizioni di mancanza di conflitto di interesse per farla”. Altra condizione, questa, posta da Azione per giungere al partito unico. “Ci saranno standard di etica che non consentiranno a chi fa iniziative di lobby di sedere negli organi dirigenti” sottolinea Calenda.

“Oggi c’è stata un’agenzia ‘fonti di Italia Viva: condividiamo il documento’, ma di quel documento non condividono la parte essenziale, per cui smettetela di fare giochini, smettetela di fare attacchi personali, fate pace col cervello. Volete fare un partito unico o tenere tenere in vita tre partiti? Se volete tenere in vita tre partiti amici come prima ed ognuno per la propria strada”. Calenda torna anche sul ruolo che Matteo Renzi ha deciso di assumere quale direttore editoriale de ‘Il Riformista’. Io e Matteo Richetti gli abbiamo solo detto che politica ed informazione sono due ruoli che devono restare separati. Questo è stato considerato dai suoi una ragione sufficiente per attaccare a 360 gradi. Qui si costruisce un partito, non si costruisce il fan club di un leader”. Per Calenda ora “ci sono 18 ore di recupero” per ricucire la spaccatura, “ma io – precisa – non vado avanti a fare una pecionata”