Musica

Meta contro Siae, lo strappo: “Volevano il 310% in più per il rinnovo. Irragionevole”. La Società degli Autori ed Editori risponde: “Assolutamente falso”

A che punto siamo con la trattativa tra Meta e Siae? Al momento, com’è noto, quasi tutta la musica italiana è scomparsa dalle librerie di Facebook e Instagram. A rendere conto di come stanno le cose è stato Angelo Mazzetti questa mattina, 30 marzo, nel corso dell’audizione davanti alle commissioni riunite Cultura e Trasporti della Camera. “Non abbiamo deciso di interrompere le trattative unilateralmente, come è stato dichiarato. La licenza è scaduta il 15 dicembre 2022, e già dallo scorso agosto abbiamo preso contatti per rinnovare l’accordo. La trattativa si è interrotta per la natura dell’importo chiesto da Siae, che inizialmente è stata di 4 volte superiore all’importo concordato fino al 2022 senza che venisse fornita alcuna motivazione mentre i diritti di licenza erano sostanzialmente di gli stessi”. Ancora: “Abbiamo fatto il possibile per mantenere viva la negoziazione e presentato un’offerta significativamente più alta della royalty concordata con Siae fino a dicembre 2022. Abbiamo progressivamente aumentato la nostra offerta cercando di andare in contro alle richieste di Siae che, tuttavia, si è rifiutata di accettare qualsiasi offerta inferiore ad un aumento del +310%. Non siamo disposti a chiudere accordi irragionevoli da un punto di vista economico e di mercato”. La conclusione della trattativa sembra quindi lontana ma, ha assicurato Mazzetti, “l’accordo con Siae è una nostra priorità: abbiamo accordi con tutti i principali titolari di diritti in Italia e all’estero. Tutti questi accordi sono stati rinnovati dopo l’entrata in vigore della Direttiva Copyright. Se abbiamo rimosso il catalogo Siae è proprio per rispetto della proprietà intellettuale”.

E quanto pesa l’assenza di moltissimi i brani italiani dalle librerie dei due popolari social dal punto di vista di Meta? “Il nostro modello di business non si basa esclusivamente sulla musica. Su YouTube e Spotify la gente va per ascoltare la musica, su Facebook e Instagram no. Non abbiamo nemmeno strumenti di monetizzazione per i formati brevi, come i Reels. Li abbiamo per i video lunghi e su quelli abbiamo proposto a Siae una condivisione dei ricavi. I nostri ricavi derivano dalla pubblicità su una pluralità di contenuti che non contengono musica. Per questo per noi non ha senso partire dai nostri ricavi per definire il valore delle licenze. Abbiamo concluso centinaia di accordi con partner senza dover trattare sui ricavi specifici del Paese perché hanno compreso perfettamente il nostro modello di business. Negli incontri di vertice che si sono tenuti abbiamo presentato un approfondimento sul modello che Meta applica per le licenze e condiviso tutti i dati economici rilevanti per spiegare la ragionevolezza delle nostre proposte”.

La responsabilità del mancato accordo, per Mazzetti, è di Siae che si è “rifiutata di accettare una proroga dell’accordo precedente per continuare le negoziazioni. Non potevamo tollerare l’utilizzo del repertorio Siae senza una licenza in essere, quindi senza il consenso e la remunerazione degli autori. Abbiamo disabilitato le musiche del repertorio Siae proprio per tutelare i diritti degli artisti in tutta Italia”. E non è tardata ad arrivare la replica del presidente Siae, Salvatore Nastasi: “La dichiarazione di Meta che ‘Siae si è rifiutata di accettare qualsiasi offerta che fosse inferiore ad un aumento del 310% rispetto all’accordo del 2022’ è semplicemente falsa. Come detto nella nostra audizione, che in maniera trasparente abbiamo deciso di rendere pubblica a differenza di Meta, la nuova licenza non è comparabile con quella siglata nel 2020 e qualsiasi raffronto in percentuali è semplicemente pretestuoso”. Ancora: “Meta si chiamava Facebook e non voleva occuparsi di metaverso e i suoi ricavi e sfruttamenti del nostro repertorio non erano minimamente paragonabili a quelli attuali. Oltre a questo la dichiarazione è falsa e pretestuosa in quanto Siae non ha mai dato un ultimatum a Meta come fatto da quest’ultima e non abbiamo mai detto che la nostra ultima offerta sia il minimo che saremmo disponibili ad accettare. Quella che vuole imporre un proprio valore e che ha interrotto la negoziazione, creando le condizioni per la situazione attuale, è e rimane unicamente Meta”.