Economia & Lobby

Ai padroni delle big tech dico: licenziate pure ma in una società ordinata non ci si arricchisce così

Certo – lo sappiamo anche noi – il mercato Usa è un’altra cosa. Là i posti di lavoro si perdono e si trovano con grande facilità. Le retribuzioni sono più alte. Il lavoratore americano, fisiologicamente non è Checco Zalone, non ama il “posto fisso”. Per alcuni american dream significava che ognuno ha quel che si “merita”, che i ricchi sono “bravi” e i poveri “incapaci”, che, in sostanza, ognuno è responsabile della propria fortuna. Volentieri siamo disposti a prendere atto che il sistema economico americano non può essere compreso fino in fondo dal punto di vista di un europeo.

Ma siccome anche in Europa e in Italia i “pappagalli” dell’American way of life non mancano; numerosi sono quelli che “è il mercato bellezza”; l’informazione e i social veicolano ideali che vedono la vita come una giungla e stimano the Greed una virtù; e allora non pochi sono quelli che imitano le banche e le aziende Usa, giocano a Gordon Gekko e ai suoi simili anche con le s.r.l. di famiglia.

Allora, se quella visione e quella pratica dell’economia trova adepti ed estimatori in Italia, forse la notizia che due giganti dell’innovazione e della grande tecnologia, Bezos e Zuckerberg, abbiano in questi giorni deciso di licenziare decine di migliaia di lavoratori, manco fossero grappoli d’uva spremuti, ci colpisce e ci rattrista, anche se non ci riguarda direttamente. Perché la notizia indica la strada da (non) seguire ma soprattutto – Jeff e Marc non lo sanno, eccome! – distrugge la reputazione delle loro imprese e delle loro virtù, provoca danni irreparabili non solo a sé stessi, ai propri lavoratori e al proprio paese, ma all’intero sistema economico, divenuto senza fiducia senza futuro.

Questi “imprenditori”, infatti, sanno che l’efficienza in economia va in tutt’altra direzione. Sanno che è il capitale che deve andare dove c’è il lavoro, non il contrario. Sanno che il vero patrimonio di un’impresa sono i lavoratori e va tutelato. Sanno che, quando avranno finito di giocare a tira e molla con il lavoro, calcoli e previsioni sbagliate verranno fuori, resterà un territorio violentato, un tessuto sociale strappato, solo mosche e paura nelle mani di chi credeva di fare profitti con il pallottoliere, come è già successo in molte zone degli Usa (Rustbelt), e anche da noi (Torino, Sesto San Giovanni etc.). Barriere e leggi contro l’immigrazione costate sangue e sudore sono divenute improvvisamente inutili e dannose.

Certo gli Stati e le leggi potrebbero fare qualcosa di più per impedire questa deriva dell’economia, contraria alla convivenza e dannosa per lo sviluppo. Economia senza etica, priva di valori morali e senso dello Stato. Mancante di logica, buonsenso, equilibrio, di quel minimo di Cultura che non viene certo dai libri, ma dalla consapevolezza della propria umanità. Economia che non funziona e che ricorrentemente produce solo perdite.

Lo Stato e le leggi esistono con lo scopo di esprimere il grado di umanità della collettività, il desiderio di convivenza pacifica e armoniosa che ci fa stare assieme. Ma i padroni delle ferriere, gli assatanati del profitto, che scelgano di fare pure ciò che preferiscono nelle proprie aziende, purché rispettino le leggi. È la collettività che non può restare indifferente davanti al fatto che in suo nome, poche persone possano accumulare fortune straordinarie a danno di altri; che molti, troppi possano essere sfruttati grazie ai difetti delle leggi, ai limiti delle politiche redistributive. Licenziate pure finché volete, se vi sembra intelligente. Ma in una società ordinata non ci si può arricchire con i licenziamenti. Trovate un altro modo.

La ragione dell’esistenza delle imprese sta nel benessere generale. Il saldo finale di ogni attività economica ha da essere positivo prima per l’intera società, dopo anche per i proprietari. Non credo che il mercato ami essere il luogo del trionfo dei furbi e dei delinquenti. Non credo che gli Stati democratici e sviluppati possano tollerare in silenzio e a lungo lo sfruttamento legalizzato delle moltitudini da parte di pochi finti-imprenditori.