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Ucraina, generale Tricarico a La7: “Scontro tra drone americano e jet russo? È una polveriera e se buttiamo un cerino, può esplodere”

Ospite di Tagadà (La7), il generale Leonardo Tricarico, già Capo di Stato maggiore dell’Aeronautica, commenta lo scontro avvenuto sul Mar Nero tra un jet russo e un drone da ricognizione americano, che è precipitato in acque internazionali nella giornata di ieri.

“Le provocazioni sono all’ordine del giorno – spiega il militare – sia in tempo ordinario, sia comprensibilmente in tempo di tensione. È chiaro a tutti quali sono gli spazi legittimi che si possono occupare, perché ci sono le carte aeronautiche ICAO condivise da tutti i paesi coinvolti, Russia compresa. Queste carte dicono cosa si può fare e cosa non si può fare”.
E spiega: “Se un drone è in acque internazionali, come in questo caso, non c’era legittimità per cui venisse abbattuto o disturbato tanto da fargli perdere il controllo. Quindi, la Russia ha ampiamente torto. Queste provocazioni in tempi ordinari vengono risolti con una nota diplomatica e si chiude l’incidente. In questa situazione le prospettive, invece, possono essere di qualunque tipo, cioè è una polveriera. Se buttiamo un cerino, può esplodere“.

Tricarico poi ridimensiona la figura di Evgenij Prigožin, comandante della Compagnia militare russa privata Wagner, e le sue rivendicazioni sui villaggi vicino a Bakhmut: “Le sue parole vanno interpretate alla luce della sua strategia personale, perché il suo interesse è dare la massima risonanza anche al minimo risultato conseguito sul terreno. Lui ha in mente progetti sui quali qualcuno ha già buttato acqua gelata, cercando di ridimensionare un po’ il suo personaggio e le sue aspirazioni – conclude -Di fatto, c’è una persistenza di stallo sul terreno e migliaia di soldati russi continuano a morire, senza che ci siano dei progressi significativi. Circa Bakhmut, io non vedo nessuna valenza strategica: simbolica sì, ma strategicamente anche se i russi conquistassero Bakhmut, poi dovrebbero mantenere un controllo del territorio che non possono avere perché non hanno le forze In realtà, i russi oggi sono quasi al punto iniziale, perché hanno un controllo territoriale che sostanzialmente avevano anche il 23 febbraio“.