Società

Ubriacati dalla religione neoliberista, non sappiamo dove andare. Dov’è il nostro ‘altrove’?

Parte della stampa e dei giornalisti ha gridato allo scandalo per il lancio provocatorio di Beppe Grillo di una nuova religione “la Chiesa dell’altrove”. L’uomo di spettacolo, l’innovatore, ancora una volta prova a cambiare la cultura del nostro Paese, dopo le sue battaglie contro la censura, il socialismo che rubava, la nascita del suo blog e la fondazione del Movimento 5 stelle che per tanti anni è stato primo partito del Paese e oggi è seconda forza politica.

Lo star system e la politica non perdona a Grillo e a tutti noi di esser riusciti in alcune battaglie che altri con molta più esperienza e conoscenza hanno fallito. Ora mentre in molti hanno trovato interessante concentrarsi sulla nuova trovata mediatica di Grillo, pochi hanno consapevolezza che una religione è da tempo professata e diffusa perniciosamente da monaci che sono tutti intorno a noi: i neoliberisti.

Il dogma di questa religione è la crescita infinita, il credo è il profitto e l’arricchimento personale, il metro per valutare il merito dei fedeli è il volume dei soldi accumulati da persone e degli affari di aziende e stati. La religione di stato è iscritta nei nostri vincoli di bilancio, nelle regole sul Pil e ci ha regalato la più disuguagliante società della storia e una natura al collasso che può portare all’estinzione la nostra civiltà umana.

Forse avremmo bisogno di porci domande e iniziare a capire come uscire dalla religione neoliberista a cui siamo costretti a essere battezzati dalla nascita a causa della volontà di quasi tutti i ministri dell’economia del mondo. Serve una chiamata all’azione, alla cittadinanza attiva, alla riflessione per chiedere la separazione di uno stato sovrano dalla religione neoliberista. Un libero Stato dentro un neoliberismo religioso.

Secondo gli scienziati abbiamo già superato quasi tutti i nove limiti planetari e stiamo andando dritti verso la devastazione. Ciò non basta alla politica per abbandonare la cieca religione neoliberista e non è abbastanza per iniziarsi a porre qualche domanda. Anzi nella macchina in cui siamo, che sfreccia verso il burrone dell’estinzione, stiamo bevendo aperitivi e continuando a consumare tutto: persone, animali e cose a ritmi forsennati.

Abbiamo smesso di farci domande sul nostro tempo. Domande sulla tecnologia, sull’intelligenza artificiale, sui mondi digitali che abitiamo, sulla proprietà, sui beni comuni, sull’estinzione della specie umana, sulla transizione ecologica, su chi sono i padroni del mondo, su cosa abbiamo da imparare dalle battaglie di successo e cosa significa democrazia e politica nel XXI secolo. Se iniziamo a farci domande e a cercare delle risposte stiamo già costruendo un altrove.

Dovremmo essere tutti inquieti e pronti ad agire dopo 50 anni di allarmi su biodiversità, ecosistemi devastati, cambiamenti climatici provenienti da ricerche in tutto il mondo e ormai raccolti dai report dell’Intergovernmental Science-Policy Platform on Biodiversity and Ecosystem Services e dal Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico dell’Onu, nonché dai report di Oxfam sull’aumento, in tutto il mondo, delle disuguaglianze e dei poveri.

Ma la verità è che non sappiamo dove andare. Dov’è il nostro altrove? Quali scenari di felicità e possibilità creative possono aprirsi quando smettiamo di aspirare a una crescita infinita su un pianeta finito e iniziamo invece a crescere come persone, comunità e noi stessi natura che vive? Così insieme a Laura Baldassarre, esperta dei diritti umani, al sociologo Domenico De Masi, al pedagogista di Milano Bicocca Paolo Mottana, alla psicoterapeuta e ricercatrice di ecopsicologia Francesca Scafuto e al costituzionalista Nicola Grasso abbiamo deciso di costituire Terra Giusta, una nuova associazione del terzo settore che stimoli un dibattito sull’altrove, su una nuova società del benessere, su un nuovo paradigma che riduca le disuguaglianze e costruisca la scialuppa di salvataggio dentro la devastazione ambientale dei nostri tempi coniugando la coscienza di sé con la consapevolezza ecologica.

Siamo una comunità interdisciplinare di Apprendimento Profondo (Depth Learning) che non vuole lasciare a chi è economicamente più forte il disegno della società del futuro e vuole rendere democratica la costruzione del 2050 ormai alle porte. Presto questo dibattito sarà pubblico e a ottobre di quest’anno a Napoli lanceremo la nostra prima iniziativa con un intera giornata di confronto e di laboratori insieme a chi sta già sperimentando un’altra società con coerenza e immaginazione. La devastazione è nata dal nostro modo di pensare e di viverci le relazioni con noi stessi, gli altri e la Terra e per questo il cambiamento partirà da noi, dal nostro modo di pensare, immaginare e dalla nostra capacità di farlo insieme agli altri e insieme a ogni elemento del nostro Pianeta.