Giustizia & Impunità

Processo escort a Bari, Palazzo Chigi revoca la costituzione di parte civile contro Berlusconi

ll leader di Forza Italia è imputato per induzione a rendere false dichiarazioni all'autorità giudiziaria, con l’accusa di aver pagato le bugie dette dall’imprenditore barese Gianpaolo Tarantini ai pubblici ministeri che indagavano sulle escort portate tra il 2008 e il 2009 nelle residenze dell’allora presidente del Consiglio. Il mese scorso Palazzo Chigi aveva revocato la costituzione anche nel processo Ruby ter

La presidenza del Consiglio dei ministri ha revocato la costituzione di parte civile nel processo Escort” in corso a Bari a carico di Silvio Berlusconi. Il fondatore di Forza Italia è imputato per induzione a rendere false dichiarazioni all’autorità giudiziaria, con l’accusa di aver pagato le bugie dette dall’imprenditore barese Gianpaolo Tarantini ai pubblici ministeri che indagavano sulle escort portate tra il 2008 e il 2009 nelle residenze dell’allora presidente del Consiglio. Per il reclutamento delle ragazze Tarantini è stato condannato in via definitiva a due anni e dieci mesi.

La revoca della costituzione è stata presentata all’udienza di venerdì mattina dall’avvocato dello Stato Giuseppe Zuccaro. Lo scorso 13 febbraio, Palazzo Chigi aveva revocato la propria costituzione anche nel processo Ruby ter, che si è concluso a Milano con l’assoluzione, fra gli altri, dell’ex premier “perché il fatto non sussiste”. La presidenza del Consiglio aveva motivato il passo indietro sostenendo che la costituzione fosse stata una “scelta politica” di un governo precedente.

A novembre tre testimoni del processo a carico di Tarantini – Vanessa Di Meglio, Sonia Carpentone e Barbara Montereale – erano state condannate a due anni in primo grado per falsa testimonianza, accusate di aver mentito sulle notti di sesso. Erano invece stata assolta Roberta Nigro insieme all’ex autista di Tarantini. Le false testimonianze – “solo baci” – erano state rese, secondo l’accusa, nel corso del processo contro Tarantini con la condanna definitiva in Cassazione a 2 anni e 10 mesi. L’imprenditore era stato ritenuto responsabile di aver reclutato alcune donne da portare nelle residenze private di Berlusconi perché si prostituissero.