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Sigarette elettroniche, Salvini contro la stretta di Schillaci. La Lega ha ricevuto 170mila euro di finanziamenti da un’azienda del settore

La Vaporart, produttore lombardo di liquidi aromatizzati il cui socio Gianluca Giorgetti è anche vicepresidente dell'Associazione nazionale produttori fumo elettronico, ha versato contributi di 100mila euro nel 2018, 20mila nel 2020 e 50mila nel 2022. Nel 2019 il Carroccio, al governo con il M5s, ha inserito nel decreto fiscale un condono per le società dei "prodotti succedanei del tabacco". Nella manovra 2023 le accise per le e cig sono state riviste al ribasso

Dalla partecipazione allo Svapo day del 2014 alla difesa della libertà di fumo elettronico all’aperto di queste ore. Matteo Salvini conferma ancora una volta di apprezzare particolarmente le e-cig. E in questo caso lo fa mettendosi in rotta di collisione con un provvedimento scritto dal collega di governo Orazio Schillaci. Ma il ministro dei Trasporti non parla solo da ex fumatore di sigarette che giudica i vaporizzatori un aiuto per abbandonare le “bionde”. Il non detto è che una società italiana del settore è da diversi anni un grande finanziatore della sua Lega. La Vaporart, produttore di liquidi aromatizzati con sede amministrativa a Milano e fabbriche a Carugo e Cremosano, ha versato in tre anni nelle casse del partito 170mila euro.

La legge del 2013 che ha abolito il finanziamento pubblico diretto ai partiti, modificata nel 2018, obbliga a pubblicare i nomi di chi contribuisce con più di 500 euro ai bilanci delle formazioni politiche. Grazie alle tabelle pubblicate sul sito della Camera e ai rendiconti di via Bellerio è quindi possibile ricostruire i flussi di denaro arrivati dall’azienda lombarda al Carroccio. Il primo bonifico da 100mila euro risulta arrivato nel 2018, poco prima – come avrebbe ricostruito La Stampa – che il partito allora parte dell’esecutivo giallorosso inserisse nel decreto fiscale la possibilità di una “definizione agevolata dei debiti tributari maturati fino al 31 dicembre 2018″ dalle aziende di “prodotti succedanei del tabacco”. Gianluca Giorgetti, titolare della Vaporart con il fratello Stefano nonché vicepresidente dell’Associazione nazionale produttori fumo elettronico (Anafe) di Confindustria, ha poi rivendicato la donazione definendola “una decisione condivisa dai vertici aziendali” e precisando che era “avvenuta in modo legittimo e alla luce del sole nel febbraio 2018, molto prima dunque della formazione di questo governo e dell’ingresso della Lega nell’esecutivo”.

Ma il sostegno di Salvini al comparto svapo non era certo stato una sorpresa, visto che nel 2014 il leader aveva presenziato all’evento milanese organizzato dai rivenditori per protestare contro la tassa sulle e-cig per poi, nel novembre 2017, scendere in piazza con gli “svapatori” promettendo di provare a fermare la cosiddetta super-tassa da 5 euro per ogni flacone di liquido da 10 ml. Il “Capitano” dunque non ha fatto che confermare un impegno già comprovato quando ha inserito nel contratto di governo con il M5s una clausola che prevedeva la “correzione” della tassa prevista dal decreto fiscale dell’anno prima. E nel maggio 2019, alla fiera di settore Svapitaly, ha spiegato di voler “ribadire vicinanza concreta a questo comparto” perché “fumare fa male e la mia battaglia è una questione di salute, è una questione di futuro, è una questione di rispetto e di lavoro”. Il mese dopo Gianluca Giorgetti festeggiava: “Dopo anni di problematiche fiscali a seguito della tassa killer di 5 euro ogni 10 millilitri, il nuovo esecutivo ha dato fiducia al nostro settore approvando un condono sugli anni dal 2014 al 2018 e ha abbassato la tassa di quasi dieci volte, portandola a 40 centesimi e 80 centesimi rispettivamente per i liquidi senza e con nicotina”.

Il 9 luglio 2020 Vaporart ha confermato il suo apprezzamento e girato un ulteriore contributo alla Lega, anche se la cifra è stata molto più bassa: 20mila euro. Nell’agosto 2022 dall’azienda è partito il terzo versamento, da 50mila euro. Non poco, considerato che l’ultimo bilancio depositato (2021) si è chiuso con soli 17mila euro di utili (erano stati 50mila l’anno prima) a fronte di 8,4 milioni di ricavi. Il documento comunque sottolinea che le prospettive sono rosee: “In Italia oggi abbiamo circa 13.500.000 di fumatori di sigarette tradizionali e solo circa 1.000.000 di utilizzatori di sigarette elettroniche, strumento quest’ultimo che rappresenta la miglior alternativa per smettere di fumare” e “ciò da l’idea di quanto si può ancora sviluppare il settore in cui opera Vaporart”.

A settembre l’Italia è andata alle urne, ha vinto il centrodestra ed è nato il governo Meloni. Che nella sua prima legge di Bilancio ha aumentato le accise sulle sigarette ma non su quelle elettroniche. L’aliquota per le e-cig, che in base alla normativa precedente avrebbe dovuto salire al 25% ma con il Milleproroghe di fine 2021 era stata ridotta al 15%, è rimasta infatti invariata. E quella per i tabacchi da inalazione senza combustione (riscaldatori di tabacco come Iqos), di cui era previsto un aumento al 40%, è stata rivista al ribasso al 36,5% per poi crescere al 38% dal 2024, al 39,5% dal 2025 e al 41% dal 2026. Salvo futuri ripensamenti.