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Francesco e Laura, sposi promessi nel Sahel. Il giorno delle nozze i ribelli bruciarono il villaggio

Il giorno del loro matrimonio ‘tradizionale, il 3 novembre del 2015, i ribelli hanno attaccato il villaggio, bruciato case, asportato gli animali e la sposa ancora che era incinta. Laura sarebbe stata rilasciata qualche tempo dopo in buona salute malgrado le sevizie subite dai rapitori. Nel Sud Sudan la guerra è andata avanti per anni diventando, per alcuni, uno stile di vita e un’economia lucrativa. La separazione del Sudan con la creazione del più giovane Stato del mondo, non ha mantenuto le promesse sperate di pace e prosperità. Succede che la ricchezza delle risorse petrolifere, assieme a non risolti conflitti etnici, è diventata una maledizione. Francesco, sposo di Laura, sapeva bene che la vita era un rischio e, senza troppo calcolare le conseguenze, ha portato altrove la sua donna, abbandonando per sempre la patria che lo ha tradito.

Dopo aver transitato in un campo profughi nel Sudan e attraversato il Ciad, per ignoti sentieri del destino si trovano entrambi a Niamey, riconosciuti come aventi diritto alla protezione umanitaria dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (HCR). Francesco e Laura, ai quali si sono aggiunti due figli, sono ospiti di una delle case adibite all’accoglienza dei rifugiati. In attesa di una positiva soluzione del loro caso il fattore tempo gioca un ruolo fondamentale.

In media una persona rifugiata ‘abita’ questa particolare identità per non meno di dieci anni, prima di trovare uno sbocco accettabile alla propria vicenda. Il Niger, tra i Paesi più poveri del mondo, per la sua collocazione geografica e una relativa stabilità, nel caotico contesto dei paesi vicini, accoglie sul suo suolo migliaia di sfollati, migranti e rifugiati. In uno degli ultimi rapporti pubblicati dall’HCR si parla di 255.309 rifugiati, 46 735 richiedenti asilo, 376 809 sfollati interni e 37 591 in varie altre situazioni. I migranti sono, come sempre, invisibili.

Francesco e Laura si sono sposati in chiesa sabato scorso. Lei al sesto mese del terzo bimbo mentre uno è deceduto alla nascita. Con i disegni sulle mani, l’abito bianco, i capelli inventati per l’occasione e un trucco appena accennato attorno agli occhi, Laura sembrava la regina di Saba che arriva dal re Salomone con il solo regalo che valesse la pena, lei stessa. Francesco, suo marito, con un completo scuro affittato per l’occasione, ha provveduto gli anelli, un orologio e monili come regali per la sposa. Un pugno di persone per cantare, una famiglia come testimone dell’evento e il riso, non buttato agli sposi ma cucinato in un sobrio momento di festa in tutta intimità. La cerimonia svoltasi nel pomeriggio si è conclusa all’imbrunire mentre la polvere, ostinata compagna di viaggio, ha coperto del suo velo opaco gli auguri e le promesse di felicità.

Hanno offerto caramelle per i bambini presenti alla festa perché qui non c’è l’uso dei confetti da buttare alla sorte dei fortunati. Hanno ripreso il loro posto precario nell’appartamento a loro affidato e, contrariamente a quanto la vita ha loro riservato, si sono promessi rispetto, fedeltà e un futuro assieme. Sognano per loro una nuova patria, una casa e un mondo nel quale per vivere non si debba scappare per anni. Francesco e Laura e sono gli sposi promessi di un’altra storia da raccontare ai loro figli.

Niamey, 25 febbraio 2023