Cinema

L’esorcista del Papa, Russell Crowe è padre Amorth. Più Codice da Vinci che il capolavoro di William Friedkin

Il film è liberamente tratto dalle memorie del capo esorcista della diocesi di Roma, morto nel 2016 a 91 anni. Gabriel Amorth era nato a Modena in una famiglia molto cattolica, fu partigiano contro i fascisti, poi si laureò in Giurisprudenza e venne ordinato presbitero già nel 1954

Bentornato Esorcista. Se Padre Merrin non possiamo, e non dobbiamo, più resuscitarlo, ecco che un possibile e potente reboot tematico sulle ragazzine possedute da Satana tornerà dal prossimo 13 aprile nelle sale italiane. Si tratta del film L’esorcista del Papa e ad interpretare il celebre Padre Amorth sarà nientemeno che il corpulento gladiatore Russell Crowe. Insomma, roba che il demonio dovrebbe temere alquanto, anche per non ricevere due badilate mortali in testa dal nostro amato attore australiano. Ma andiamo con ordine. Il film è liberamente tratto dalle memorie del capo esorcista della diocesi di Roma, morto nel 2016 a 91 anni. Gabriel Amorth era nato a Modena in una famiglia molto cattolica, fu partigiano contro i fascisti, poi si laureò in Giurisprudenza e venne ordinato presbitero già nel 1954.

Oltre alle affermazioni colorite e pittoresche sulla politica, la televisione e l’orientamento sessuale, Amorth ha anche affermato che in 20 anni di “lavoro” contro Satana ha dovuto affrontare 70mila casi di presunto esorcismo, di cui solo un centinaio era reali possessioni demoniache mentre le altre sono state gestite e curate assieme a medici e psichiatri. Curioso, peraltro, che un altro genio del cinema, finito purtroppo nel dimenticatoio come William Friedkin, lo stratosferico regista proprio del capostipite del genere L’esorcista (1973), avesse girato un documentario low low budget, ma formalmente sorprendente, intitolato The devil and father Amorth sul nono esorcismo compiuto dal prete modenese su una donna laziale posseduta.

Ricordiamo anche che alla base de L’esorcista di Friedkin ci fu un imponente romanzo scritto nel 1971 da William Peter Blatty che del film fu sceneggiatore e co-produttore e che con Friedkin litigò e non poco. Ne L’esorcista viene messo in scena quello che diventerà a livello scenografico e iconografico lo spazio, l’antro dell’esorcista. Ovvero il lettino della bimba posseduta (nel film Linda Blair/Regan doppiata in italiano indiavolato e sconcio da Laura Betti) che diventa luogo demoniaco con appunto il letto che levita, Regan che sputa vomito verde e, tra le mille invenzioni di scrittura, che parla in aramaico e propone porcherie sessuali ai due preti esorcisti giunti al suo capezzale. Raccontiamo di questo spazio/momento clou del terrore, un po’ come la doccia di Psycho o la casetta in mezzo al bosco de La Casa, perché nel trailer de L’esorcista del Papa intravediamo un’altra ragazzina piuttosto alterata nei tratti somatici del viso e nella voce che a un certo punto sputa nientemeno che il cadavere putrefatto di un uccellino.

Agli ordini del Papa (Franco Nero), Amorth/Crowe pare intraprenderà l’ennesimo esorcismo tra le stradine di Roma, che come al solito paiono uscite da un film qualunque di un regista anglosassone che è rimasto folgorato da Trastevere, indagando sulla terrificante possessione di un ragazzo per scoprire una cospirazione secolare che il Vaticano ha disperatamente cercato di tenere nascosto. Su molti siti americani si parla già di un film che ricorda più il Codice da Vinci che la meraviglia di Friedkin. Il regista del film è Julius Avery (Overlord era un signor film, Samaritan insomma), la produzione è piuttosto di seconda mano, mentre la distribuzione è Sony. Crowe torna a cavalcare un personaggio eccentrico e di genere in quella che sembra una nuova giovinezza della propria carriera venendo dagli ultimi Poker Face, The greatest beer run ever e la miniserie Sesso e potere.