Salute

Arriva il “pillolo” anticoncezionale che inibisce gli spermatozoi per 24 ore, l’esperto: “Così li può ‘paralizzare’ temporaneamente”

Il nuovo studio condotto dai ricercatori della Weill Cornel Medicine di New York, che hanno testato un farmaco per ridurre la fertilità maschile in modo rapido e, questo il nodo cruciale, per un tempo limitato e senza ricorrere all’utilizzo di ormoni

Sembra un miraggio, perché sono ormai anni che i ricercatori tentano di mettere a punto un farmaco contraccettivo adatto all’uomo. Ora è la volta di un nuovo studio condotto dai ricercatori della Weill Cornel Medicine di New York che hanno testato un farmaco per ridurre la fertilità maschile in modo rapido e, questo il nodo cruciale, per un tempo limitato e senza ricorrere all’utilizzo di ormoni. Attenzione, però: la ricerca è stata condotta finora su topi. Ci vorrà ancora del tempo per arrivare alla sperimentazione su un campione umano. Ma qualcosa di nuovo sembra emergere da questa sperimentazione pubblicata su Nature Communications: il farmaco in questione agisce disattivando un enzima, l’adenilato ciclasi, che svolge un ruolo fondamentale per la motilità degli spermatozoi e per la loro maturazione. Gli scienziati hanno voluto studiare come “bloccare” i gameti maschili, provando a paralizzarli per impedire loro di nuotare e raggiungere l’uovo per la fecondazione. Si cono così focalizzati su un inibitore dell’enzima adenilato ciclasi che hanno battezzato TDI-11861. I topi che hanno ricevuto questo inibitore di enzima sono rimasti temporaneamente sterili.

Rimangono però aperte diverse questioni. Per esempio, quali sono le criticità di una ricerca per sviluppare un farmaco che inibisca temporaneamente la fertilità di un uomo? “La criticità principale è quella di riuscire a coniugare il fattore sicurezza con l’efficacia che ci si aspetta da questo tipo di farmaci”, spiega il dottor Eugenio Ventimiglia, urologo e andrologo dell’IRCCS, ospedale San Raffaele di Milano. “Mai come in questo caso, l’efficacia deve essere il più possibile vicina alla soglia del 100%”, continua Ventimiglia. “Basti pensare che gli attuali anticoncezionali disponibili e comunemente impiegati, sia farmacologici (pillola anticoncezionale per la donna) che di barriera (preservativo) hanno valori di efficacia prossimi al 99% quando correttamente impiegati, a fronte di un profilo di sicurezza e reversibilità più che accettabile. Qualsiasi nuovo farmaco si presenti sul mercato deve quindi quantomeno attenersi a questi standard”.

Dottor Ventimiglia, in passato qual è stato l’approccio seguito per questo tipo di sperimentazione?
“Le alternative farmacologiche finora testate sui soggetti di sesso maschile erano principalmente basate su una strategia di manipolazione ormonale, ma hanno dato risultati deludenti su entrambi i versanti, in particolare su quello della sicurezza: una percentuale non trascurabile dei soggetti trattati faceva fatica a ritornare ai valori iniziali di fertilità”.

In questo studio, si possono individuare quali effetti indesiderati si potrebbero provocare?
“È ancora prematuro poter dire con certezza quali possano essere gli effetti avversi legati all’assunzione di questo composto, trattandosi di uno studio pre-clinico condotto su topi. L’ipotesi più sensata è che, considerando l’obiettivo farmacologico di questo inibitore, possano verificarsi effetti avversi a livello visivo o legati alla produzione di calcoli renali. Una delle novità di questo farmaco, rispetto alla pillola anticoncezionale o alle altre terapie attualmente in studio, è nella sua capacità di funzionare ‘on-demand’, senza quindi necessità di un’assunzione prolungata. Questo può potenzialmente aiutare a ridurre l’insorgenza di eventuali effetti collaterali legata all’assunzione a lungo termine di tale composto”.

Rispetto al passato, quest’ultimo studio può dare qualche indicazione nuova sulla probabilità di realizzare un farmaco anticoncezionale per l’uomo?
“Le strategie utilizzate per lo sviluppo di un anticoncezionale destinato alla popolazione maschile hanno tratto profonda ispirazione dalla strategia terapeutica anticoncezionale sviluppata a livello femminile. Si trattava principalmente di cure che miravano a rendere l’uomo temporaneamente azoospermico, cioè non più in grado di produrre spermatozoi a livello del liquido seminale. Le profonde differenze presenti a livello di biologia riproduttiva tra uomo e donna spiegano, almeno in parte, l’insuccesso di questo approccio nell’uomo. La novità legata all’utilizzo dell’inibitore dell’adenilato ciclasi consiste nel fatto di andare temporaneamente a ‘paralizzare’ gli spermatozoi, impedendone il movimento per il tempo necessario a evitare un possibile concepimento e garantendone il ritorno a un corretto funzionamento in tempi ragionevoli. Sicuramente si apre una prospettiva molto interessante per il futuro della pillola anticoncezionale declinata al maschile, tenendo ben conto di come il percorso di sviluppo e approvazione di un qualsivoglia farmaco richieda anni di ricerca e importanti finanziamenti, prima di partorire un prodotto pronto per il mercato”.