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Resta elevato il “disagio sociale” degli italiani monitorato da Confcommercio. In dicembre solo un piccolo calo

L'indicatore che prende in esame e sintetizza indici come l'inflazione, il potere di acquisto e il costo della vita, oltre all'andamento del mercato del lavoro. Nell'ultimo mese del 2022 si è attestato a 17,2 punti, due decimali in meno rispetto a novembre ma su valori storicamente elevati

È sceso, ma poco, in dicembre l’indice di disagio sociale elaborato da Confcommercio, indicatore che prende in esame e sintetizza indici come l’inflazione, il potere di acquisto e il costo della vita, oltre all’andamento del mercato del lavoro. Nell’ultimo mese del 2022 l’indice si è attestato a 17,2 punti, due decimali in meno rispetto a novembre. Il direttore dell’Ufficio studi, Mariano Bella spiega che “il contenuto ridimensionamento dell’area del disagio sociale è sintesi di un rallentamento del tasso di crescita dei prezzi dei beni e servizi ad alta frequenza di acquisto e di una stabilizzazione della disoccupazione”.

A dicembre 2022, pur in presenza di un deterioramento della situazione economica, il mercato del lavoro ha mostrato una sostanziale tenuta. Il numero di occupati, sebbene spesso con contratti a termine, è aumentato di 37mila unità rispetto a novembre. Le persone in cerca di lavoro sono sostanzialmente stabili (+2mila unità in termini congiunturali) con una stabilità del tasso di disoccupazione (7,8%), associato a una riduzione del numero di inattivi (-54mila unità su novembre).

A fonte di questa situazione occupazionale che si ripercuote naturalmente su salari e potere d’acquisto, sempre in dicembre i prezzi dei beni e dei servizi ad alta frequenza d’acquisto (es alimentari e prodotti per la cura personale) hanno mostrato una variazione rispetto al dicembre 2021 dell’8,5%, in riduzione rispetto all’8,8% del mese precedente. Le prime stime di gennaio indicano però un incremento (+9% su base annua), a segnalare le difficoltà nel processo di rientro delle tensioni inflazionistiche.

Secondo Bella, “le ripercussioni negative sulla domanda per consumi potrebbero accentuare la fragilità del quadro economico, con un rallentamento dell’economia nei primi mesi dell’anno e un deterioramento del mercato del lavoro. Il combinarsi di questi elementi potrebbe contribuire a mantenere l’area del disagio sociale su valori storicamente elevati anche nei primi mesi del 2023″. Nel 2007, prima della grande crisi finanziaria globale, l’indice si attestava a 10,8 punti, valore mai più ritrovato nei 15 anni successivi.