Economia

Pil, istruzione, lavoro, infrastrutture, sanità: il divario Nord-Sud si allarga. Nei grafici Istat la foto di un Mezzogiorno “sempre più fragile”

"Di rado si apprezzano processi di convergenza significativi col resto del Paese", dice lo studio. "Nell’insieme sembra emergere una difficile sostenibilità dei divari, per l’impatto inedito sulla struttura demografica della società meridionale, che appare sempre più fragile nelle prospettive future"

Della “questione meridionale” si discute fin dall’Unità d’Italia nel 1861. Oltre 160 anni dopo, i divari non solo persistono ma si stanno allargando. È la diagnosi che emerge dal focus dell‘Istat I divari territoriali nel Pnrr – dieci obiettivi per il Mezzogiorno, contributo dell’istituto di statistica alle decisioni e valutazioni da fare nella messa a terra del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. In cui alle Regioni del Sud viene riservato il 40% del totale delle risorse disponibili per finanziare riforme e interventi, visto che “ridurre i divari di cittadinanza” è una delle priorità trasversali.

Dal Pil all’istruzione, dall’occupazione giovanile alle infrastrutture per il Mezzogiorno si “conferma la persistenza di divari strutturali di vario genere e livello, anche molto ampi; di rado si apprezzano processi di convergenza significativi col resto del Paese”, dice lo studio. “Le differenze interne – anche infra-regionali – sono molteplici, e tendono a delineare contesti più o meno critici che talvolta ricalcano criteri di perifericità geografica (distanza dal Centro-Nord), e in altri casi di marginalità territoriale (cosiddette “aree interne”). Nell’insieme sembra emergere una difficile sostenibilità dei divari, per l’impatto inedito sulla struttura demografica della società meridionale, che appare sempre più fragile nelle prospettive future”.

Le tavole che pubblichiamo illustrano tutti i principali divari. Da oltre un ventennio il Pil pro-capite nel Mezzogiorno si aggira intorno al 55-58% del Centro-Nord: nel
2021 quello reale si è fermato a circa 18mila euro contro i 33mila nel Centro-Nord. Il livello d’istruzione nel Mezzogiorno conferma una grave arretratezza: un terzo (32,8%) dei meridionali in età 25-49 anni ha concluso al più la terza media contro il 24,5% nel Centro-Nord. Tranne rare eccezioni, l’intero Mezzogiorno presenta tassi di occupazione giovanile molto inferiori alla media. Si registra una preoccupante ripresa dell’emigrazione di massa: nel 2020, Sud e Isole hanno perso ben 42 giovani residenti (25-34 anni) ogni 100 movimenti anagrafici nei flussi interni extra-regionali e 56 su 100 in quelli esteri. Nell’ultimo ventennio il processo di digitalizzazione è stato molto rapido, ma il Mezzogiorno non ha ancora recuperato il gap di partenza. L’obsolescenza delle reti idriche è un fattore critico data la sempre più grave siccità che interessa il Paese. Il Mezzogiorno presenta una dotazione di infrastrutture di trasporto visibilmente inferiore e la densità della rete ferroviaria è nettamente più bassa. Le competenze degli studenti risultano più basse in tutte le discipline e il gap aumenta nei diversi gradi d’istruzione. I servizi per l’infanzia, cruciali per la crescita del bambino e per l’occupabilità delle donne con figli, continua a presentare gap significativi. Divari territoriali rilevanti caratterizzano poi l’efficienza, appropriatezza e qualità dei servizi sanitari e permane una diffusa “emigrazione sanitaria”: i ricoveri extra-regionali sono il 9,6% di quelli interni.