Politica

Su Dante temo che il ministro Sangiuliano non abbia idea di cos’ha detto

di Riccardo Mastrorillo

Il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano ha dato fiato ad una serie indescrivibile di idiozie che non si sa da quale cominciare per confutarle.

“Il fondatore del pensiero di destra nel nostro paese è stato Dante Alighieri“. Non saprei dire se Sangiuliano non ha capito nulla della Divina Commedia o, peggio, non ha alcuna idea di cosa sia la “destra”. E non saprei dire quale delle due cose sarebbe peggio.

Da tempo lamentiamo l’assenza in Italia di “culture politiche”, ma qui siamo all’assenza di “cultura” e basta! La destra è conservazione, se non reazione al progresso e, francamente Dante Alighieri, per la sua storia e per i suoi scritti, mi pare più vicino ad un rivoluzionario che a un reazionario: già solo banalmente la scelta della lingua è dirimente. Fa sorridere il tentativo generoso di Rampelli di aiutare Sangiuliano, definendo “conservatore” Dante Alighieri. Cosa voleva conservare Alighieri? Se fosse stato di destra intanto avrebbe scritto in latino e non in volgare…… ma forse Sangiuliano non sa che all’epoca la lingua dei colti fosse il latino. A tal proposito, riguardo alla cultura “di sinistra”, mi sovviene un ricordo da bambino: nel lontano 1979 Mario Capanna, deputato al Parlamento Europeo, intervenne in latino per contestare le regole, troppo restrittive, per l’elezione dei Parlamentari europei e per la costituzione dei gruppi parlamentari. Quel fatto mi colpì molto.

Ma Sangiuliano fa un altro grosso errore, nel suo estemporaneo fiume di banalità, quando dice che “non va sostituita l’egemonia culturale gramsciana della sinistra”. In realtà la “cultura gramsciana” non è altro che la cultura crociana, e lui, da napoletano, dovrebbe saperlo: la teoria per cui il comunismo dovesse esercitare una egemonia culturale è miseramente fallita perché qualsiasi tentativo di politicizzare la cultura porta solo alla sua cancellazione. Vedi per esempio le intemperanti conseguenze dei “politicamente corretti” che scadono quasi sempre nella “cancel culture” e mai in una nuova cultura. Del resto di figuracce Sangiuliano è esperto, un mese fa per contestare l’uso eccessivo di termini stranieri dichiarò: “un certo abuso dei termini anglofoni appartiene a un certo snobismo molto radical chic“, utilizzando in quella stessa frase, peraltro assai corta, ben tre termini anglofoni.

Ma del resto comprendiamo la difficoltà della destra italiana di trovare esponenti italiani da poter essere assunti come ispiratori della cultura politica di destra: non esistono, ne esistono molti stranieri, ma chissà se loro li conoscano almeno per sentito dire, ed è questa la triste realtà di questo paese.

Da tempo suggeriamo a tutti i partiti di studiare, leggere e scoprire la propria cultura politica, ma la situazione è tragicamente devastante, in alcuni esponenti della sinistra aleggiano sprazzi di nozionismo, ma alla fine nessuno, pur definendosi talvolta per vezzo conservatore, liberale, nazionalista, comunista, ha mai letto gli scritti dei teorici di quelle culture politiche. Peraltro se provate a fare una ricerca sul termine “conservatore” o “reazionario” scoprirete che non c’è alcun pensatore italiano citato. Forse l’unico “campione” della cultura di destra in Italia potrebbe essere “il Vate” cioè Gabriele D’Annunzio… chissà se, almeno lui, Sangiuliano lo ha letto. Spiace dirlo, perché è un problema per il paese, ma la destra italiana non ha cultura di riferimento, e non certo per colpa dell’egemonia gramsciana.

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