Ambiente & Veleni

Clima, l’inviato speciale italiano se ne va: il Governo Meloni lascia vuota una casella determinante per le politiche ambientali

Alessandro Modiano era in attesa di riconferma dopo appena un anno dalla nomina ricevuta da Cingolani: a dicembre gli è stato comunicato a sorpresa che l'esecutivo avrebbe fatto a meno di lui. Al momento non si sa neanche se il ruolo verrà ricoperto da un altro diplomatico, di certo è una mossa che segna la discontinuità (al ribasso) rispetto al precedente governo, tra i meno ambiziosi in Europa nella lotta ai cambiamenti climatici

L’ambasciatore Alessandro Modiano non è più inviato speciale italiano per il cambiamento climatico e neppure direttore generale per l’attività europea e internazionale del ministero dell’Ambiente. In quest’ultimo caso si è trattato di una scelta dello stesso funzionario diplomatico. Determinata, però, proprio dalla mancata conferma come inviato speciale. Modiano è stato il primo a ricoprire quel ruolo, che lo aveva portato anche a rappresentare il Paese anche alla recente Cop 27, in Egitto. Decisione del governo Meloni che, rivelano a ilfattoquotidiano.it fonti interne al ministero, il diplomatico non si aspettava in alcun modo, alla luce del fatto che proprio a Sharm el-Sheikh le linee politiche annunciate dalla premier non sembravano poi così distanti da quelle del precedente Governo Draghi. Insomma, accade ai cambi di governo ma, in questo caso, era meno prevedibile data una certa continuità finora mostrata con il governo Draghi e il ministero di Cingolani. Non solo: non è ancora chiaro se ci sarà qualcuno a sostituire Modiano in quel ruolo o se, invece, quell’incarico è destinato a scomparire dopo appena un anno. L’annuncio, sereno, in un tweet: “Oggi lascio il ruolo di inviato speciale per il cambiamento climatico. È stato un onore essere il primo e un privilegio lavorare con l’incredibile squadra del Mase, la comunità internazionale e giovani eccezionali! Lascio profondamente grato e, soprattutto, ottimista”.

La mancata riconferma – La nomina era arrivata il 15 gennaio 2022, un anno fa, con un decreto firmato dagli allora ministri per la Transizione ecologica, Roberto Cingolani e degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, Luigi Di Maio. A ottobre 2022, il nuovo governo di Giorgia Meloni e l’arrivo al nuovo ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica di Gilberto Pichetto Fratin (Forza Italia). Trattandosi di incarico di governo, a 30 giorni (nel caso specifico) dal giuramento del nuovo Esecutivo, avrebbe dovuto essere confermato. Non essendo avvenuto, è decaduto. A Modiano sarebbe stato comunicato, con un po’ ritardo, prima di Natale. Una mancata conferma prevista sì dalla legge, ma che lascia presagire un cambio di linea politica. E che ha spinto Modiano a prendere autonomamente la decisione di dimettersi dal secondo incarico, quello di direttore generale per l’attività europea e internazionale, per il quale aveva firmato un vero e proprio contratto con il ministero.

Le dimissioni dal secondo incarico – Questo perché, rivelano fonti del dicastero, i due incarichi erano complementari. E perché se dovessero cambiare le politiche di governo rispetto alla lotta al cambiamento climatico o ad alcuni settori particolari, a livello internazionale il direttore generale rischierebbe di dover sostenere scelte diverse rispetto a quelle sostenute finora. Non a caso, era stato l’ex ministro Cingolani a proporre che l’inviato speciale per il cambiamento climatico ricoprisse anche l’incarico di direttore generale per l’attività europea e internazionale. Modiano avrebbe motivato la sua decisione in un colloquio con l’attuale ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin. Questo secondo incarico, quindi, sarà ricoperto con tutta probabilità da una figura più vicina alla linea Meloni. Modiano torna così al ministero degli Esteri, in quanto funzionario diplomatico, in attesa di una nuova mission. “Perdere Alessandro Modiano nel ruolo di Inviato Speciale dell’Italia per il cambiamento climatico ci rammarica. Il suo contributo, culminato con la guida della delegazione italiana alla COP27 – è il commento di Luca Bergamaschi, cofondatore del think tank di geopolitica Ecco – è stato importante e ha dato vigore alla diplomazia climatica italiana. Non sappiamo se il nuovo governo indicherà una nuova figura e con quali tempi. Resta il fatto che l’Italia registra una perdita di capacità importante per la diplomazia sul clima in uno degli anni più importante nel decennio critico per il raggiungimento degli obiettivi climatici”.

Twitter: @luisianagaita