Mafie

Paolo Guido, chi è il procuratore aggiunto di Palermo che ha coordinato le indagini su Messina Denaro

Cinquantacinquenne originario di Acri (Cosenza), discreto e lontano dai riflettori, è stato impegnato senza sosta per anni nella ricerca del superlatitante. "Questo risultato giunge dopo anni di grande impegno, durante i quali è stata prosciugata la rete di fiancheggiatori del boss, ed è anche frutto di un difficile e complesso lavoro di coordinamento tra le forze dell'ordine, che in questo momento devono essere tutte ringraziate", le sue prime parole

Discreto, lontano dai riflettori, ma impegnato senza sosta per anni nella ricerca di Matteo Messina Denaro. Paolo Guido, 55enne originario di Acri (Cosenza), è il procuratore aggiunto di Palermo che ha coordinato le indagini che hanno portato alla cattura del superlatitante: la delega gli era stata affidata nel 2017 dall’ex procuratore capo, Francesco Lo Voi. Lunghissimo, dopo l’operazione, l’abbraccio in Procura con i vertici del Ros dei Carabinieri, a partire dal comandante, il generale Pasquale Angelosanto. “Questo risultato giunge dopo anni di grande impegno di questo ufficio e delle forze di polizia, durante i quali è stata prosciugata la rete di fiancheggiatori del boss, ed è anche frutto di un difficile e complesso lavoro di coordinamento tra le forze dell’ordine, che in questo momento devono essere tutte ringraziate”, le sue prime parole.

In conferenza stampa insieme ad Angelosanto e al procuratore Maurizio De Lucia, Guido ha riferito che le condizioni del boss arrestato “sono compatibili con il carcere: non abbiamo trovato un uomo distrutto e in bassa fortuna. Era in apparente buona salute, assolutamente curato. Insomma, un profilo di un uomo di sessant’anni in buone condizioni economiche. Ovviamente sarà curato, come ogni cittadino ha diritto essere curato ma in una struttura carceraria”, ha spiegato. In magistratura dal 1995, descritto dai collaboratori come affidabile e scrupoloso, prima di essere nominato procuratore aggiunto è stato sostituto della Dda (Direzione distrettuale antimafia) palermitana, occupandosi prevalentemente delle indagini sulle cosche trapanesi e agrigentine.