Economia

Superbonus, il rapporto del Cresme: “Dall’incentivo all’edilizia abitativa un contributo del 22% alla crescita del Pil”

L'anno prossimo, salvo ripensamenti il cambio di passo a favore delle opere pubbliche. Ma il tema, commenta il quotidiano della Confindustria, "che sarebbe più utile affrontare con analisi e valutazioni fondate su basi serie piuttosto che a colpi di accelerazioni e frenate"

Centosei miliardi di investimenti in più tra il 2020 e il 2022 sul 2019, 460mila posti di lavoro aggiuntivi e un peso delle costruzioni sul Pil salito al 13,9%. Sono solo alcuni dei numeri dell’ultimo rapporto congiunturale Cresme riportato dal Sole 24 Ore in edicola sabato 3 dicembre, che attribuisce al Superbonus un contributo del 22% alla crescita totale del Pil.

Tanto che l’istituto di ricerca sull’industria delle costruzioni prevede un cambio di passo per il 2023, quando si scenderà dal treno delle riqualificazioni abitative (-9%) per salire su quello delle opere pubbliche (+41,7%), per un andamento che nel 2024 dovrebbe segnare un calo totale degli investimenti del 7,1% e del 22,6% dell’edilizia privata.

Un tema, commenta il quotidiano della Confindustria, “che sarebbe più utile affrontare con analisi e valutazioni fondate su basi serie piuttosto che a colpi di accelerazioni e frenate”. Con particolare attenzione e preoccupazione a cosa succederà quando l’effetto degli incentivi sarà esaurito del tutto. E così il direttore dell’istituto, Lorenzo Bellicini chiede continuità alla politica sottolineando come esista uno sviluppo di lungo corso e come la macchina del Pnrr non vada fermata.