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Turchia raid contro i curdi in Iraq e Siria: bombe su Kobane. “Almeno quindici morti”

"È arrivata l'ora della resa dei conti" ha scritto il ministero della Difesa turco, preannunciando l'operazione militare definita "Spada ad artiglio". Nel comunicato turco si legge che l'iniziativa militare ha l'obiettivo di eliminare gli attacchi terroristici

La Turchia ha lanciato raid aerei contro obiettivi curdi in Iraq e Siria. “È arrivata l’ora della resa dei conti”, ha scritto su Twitter il ministero della difesa turco, preannunciando l’operazione militare, che è stata denominata “Spada ad artiglio“. Secondo fonti turche, gli obiettivi sono le basi militari del Partito dei Lavoratori del Kurdistan e delle Unità di Protezione del Popolo, che Ankara ritiene utilizzate per lanciare attacchi contro la Turchia. Dalla Siria, invece, fanno sapere che, nella notte, sono stati attaccati due villaggi dove c’erano diversi sfollati. Nel mirino dell’attacco turco c’è Kobanê, la città che riuscì a resistere all’assedio delle forze dell’Isis e che fu riconquistata dai curdi il 30 gennaio 2015.

Gli attacchi arrivano a sette giorni dall’attentato di Istanbul, dove sono morte sei persone. Il Governo turco – a seguito dell’esplosione della bomba nel centro della città turca – ha attribuito la responsabilità dell’esplosione ad una donna che, secondo i turchi, avrebbe agito su ordini dati da Kobanê. Nel comunicato del ministero turco si legge: “L’operazione viene condotta in conformità con i diritti alla legittima difesa contenuti nell’articolo 51 della Carta delle Nazioni unite e ha il fine di eliminare gli attacchi terroristi del nord dell’Iraq e della Siria, di garantire la sicurezza delle frontiere e di eliminare il terrorismo alla radice”. Da quanto si apprende, il ninistro della Difesa Hulusi Akar ha assistito agli attacchi aerei da un centro operativo. “Il nostro obiettivo è quello di garantire la sicurezza di 85 milioni di cittadini e dei nostri confini e di rispondere a qualsiasi attacco insidioso contro il nostro Paese”, ha detto il ministro.

Al momento, secondo l’Osservatorio siriano per i diritti umani, le vittime sarebbero quindici, di cui nove membri delle Forze democratiche siriane e sei militari siriani. Altre fonti, invece, preannunciano un bilancio più pesante: almeno quarantacinque morti, tra forze siriane e miliziani curdi. Farhad Shami, portavoce delle Forze democratiche siriane, su Twitter, ha scritto che tra i morti ci sarebbe anche un giornalista. E ha aggiunto: “L’occupazione turca sta prendendo di mira i giornalisti, cercando di coprire i suoi crimini”.

Dal territorio siriano sono stati lanciati alcuni razzi che hanno colpito un posto di frontiera turco, ferendo almeno tre forze di sicurezza. Secondo quanto riferisce l’agenzia di stampa ufficiale turca Anadolu “un soldato turco e due membri delle forze speciali di polizia sono stati feriti da un lancio di razzi contro un valico di frontiera al nord della Siria”, nel sud della Turchia, ha precisato Anadolu che ha accusato le milizie Ypg, le Unità di Difesa del Popolo, il movimento di combattenti curdi in Siria settentrionale e preso di mira oggi dai raid aerei turchi. (+