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Niger: dieci anni dopo l’incendio del ministero della Giustizia, restano ancora le ceneri

L’anno era appena iniziato a Niamey e nel resto del Sahel quando, verso le 4 del mattino di quel martedì, le fiamme hanno invaso i locali del Ministero nigerino della Giustizia. Gli archivi e le pratiche giudiziarie in istanza, tutto si è tramutato in cenere. Proprio come la giustizia di cui il palazzo, da allora decentralizzato presso lo stadio Seyni Kountché, coi muri anneriti dal fumo era il simbolo.

Siamo nel ‘lontano’ 2012 e pochi, a quanto sembra, ricordano il risultato dell’inchiesta che aveva attribuito il sinistro al solito ‘corto circuito’. Lo stesso avvenne col ‘Piccolo Mercato’ della capitale Niamey, a tutt’oggi desolatamente abbandonato. Le ceneri della giustizia, da allora, hanno proseguito il loro corso senza soluzione di continuità nella società intera e nei paesi circonvicini. Una giustizia di ceneri o le ceneri della giustizia!

Com’è noto e non solo nel Sahel, dove lo Stato esiste saltuariamente specie alle aree periferie del Paese, la giustizia è di norma selettiva. Nelle 43 prigioni di Stato, la quasi totalità degli ospiti sono membri delle classi subalterne e tutti sanno che senza un sufficiente ‘bagaglio’ economico di supporto, le pratiche rischiano di trasformarsi a loro volta in polvere. La selettività della giustizia bene si accorda con il suo ruolo ‘ancellare’ nei confronti del potere.

Sembra difficilmente immaginabile, per il cittadino qualunque, l’applicazione di una giustizia uguale per tutti quando non tutti sono uguali per la legge. Vuoi per il censo vuoi per la vicinanza o meno dalla classe al potere rimane assodato che la bilancia, simbolo della giustizia imparziale, non sia che una vecchia favola. Lo ricordava George Orwell nel suo romanzo La fattoria degli animali che alcuni degli animali della fattoria sono più ‘uguali degli altri’.

Data di appena qualche giorno, invece, la cerimonia ufficiale per l’inizio del nuovo anno giudiziario che si è tenuta in un luogo altamente simbolico, il Centro delle Conferenze Mahatma Gandhi di Niamey. Il presidente della Repubblica, primo magistrato, ha ricordato all’uditorio che ‘nell’esercizio delle loro funzioni, i magistrati sono indipendenti e non sono sottomessi che all’autorità della legge’.

Un’affermazione che coglie l’essenziale del tema scelto per quest’anno giudiziario: ‘Ruolo della giustizia nella costruzione dello Stato di diritto’. Il presidente ha poi aggiunto che: ’il giudice è imparziale e il suo giudizio deve essere lo stesso nel caso di amici o nemici, di potenti o di deboli, di ricchi o di poveri. Tutti dovrebbero essere trattati allo stesso modo malgrado le conseguenze’. Sono parole, naturalmente, scritte sulla sabbia che tutto memorizza e poi cancella con la stessa facilità a seconda degli interlocutori.

L’intervento dei pompieri e di altri agenti aveva permesso di circoscrivere il fuoco dopo oltre 4 ore di lotta. L’edificio del ministero delle giustizia sinistrato, situato nella zona dei ministeri del centro città della capitale, datava dell’epoca della colonizzazione che ha lasciato anch’essa nel Paese ceneri fumanti. L’esito dell’inchiesta era invece scontato. Anche per questo il presidente, nel sua allocuzione, affermava solennemente l’addio della giustizia alla corruzione e concludeva in modo salomonico dicendo che non c’è un giudice per il potere che lo ha nominato, ma un giudice al servizio della giustizia’.

In genere, da questa parte del mondo le elezioni presidenziali, per questo motivo, sono un banco di prova fatale e le Commissioni Nazionali Indipendenti si caratterizzano, in genere, per sancire la vittoria di chi governa. Anch’esse, com’è noto, scrivono volentieri i risultati sulla sabbia.

Niamey, 20 novembre 2022, Festa di Cristo Re