Cronaca

Covid, Iss: “Negli over 80 tasso di mortalità per non vaccinati è 6 volte più alto rispetto a vaccinati”

L’epidemia di Covid-19 - che secondo il board scientifico internazionale dello Spallanzani di Roma "va verso una fase di endemizzazione", continua a persistere e in Italia registra un aumento di casi e ricoveri ordinari a livello nazionale, che sono saliti, rispettivamente, dal 10% al 12,5% e dal 10% all’11%

L’importanza del vaccino nella protezione dei più fragili e dei più anziani è stata ampiamente dimostrata e nuovi dati sulla fascia degli over 80 ne confermano la necessità. Nella popolazione con più di 80 anni il tasso di mortalità per i non vaccinati è 6 volte più alto rispetto ai vaccinati con booster e rispettivamente nove volte e mezzo e cinque volte e mezzo più alto rispetto ai vaccinati con quarta dose da meno di 120 giorni e da oltre 120. Dato che quanto emerge dal Rapporto esteso dell’Istituto superiore di Sanità. I dati sono relativi al periodo 23 settembre-23 ottobre. Per le intensive (30 settembre-30 ottobre) ricoveri sei volte più alti rispetto ai vaccinati con dose addizionale/booster, e 10 e 5 volte più alti rispetto ai vaccinati con 2/a dose booster da meno di 120 giorni e da oltre 120 giorni. Per il tasso di ospedalizzazione invece, sempre nella popolazione degli 80enni e oltre, per il periodo 30 settembre-30 ottobre, secondo il Report dell’Iss, risulta all’incirca 4 volte più alto rispetto ai vaccinati con dose addizionale/booster, e approssimativamente cinque volte e mezzo e tre volte e mezzo più alto rispetto ai vaccinati con 2/a dose booster da meno di 120 giorni e da oltre 120 giorni.

Nella popolazione di età 60-79 anni, per i non vaccinati il tasso di ospedalizzazione (30/09-30/10) risulta due volte più alto rispetto sia ai vaccinati con dose addizionale/booster che ai vaccinati con 2/a dose booster da meno di 120 giorni; nello stesso periodo, il tasso di ricoveri in terapia intensiva risulta due volte più alto rispetto sia ai vaccinati con dose addizionale/booster che ai vaccinati con 2/a dose booster da meno di 120 giorni; la mortalità (23/09-23/10) tre volte più alta rispetto ai vaccinati con dose addizionale/booster e tre volte e mezzo rispetto ai vaccinati con 2/a dose booster da meno di 120 giorni. L’efficacia del vaccino (riduzione percentuale del rischio nei vaccinati rispetto ai non vaccinati) nel prevenire i casi di malattia severa nel periodo di prevalenza Omicron (a partire dal 3 gennaio 2022), nella popolazione complessiva è pari al 69% nei vaccinati con ciclo incompleto o completo e pari all’82% nei soggetti vaccinati con dose aggiuntiva/booster. Nella fascia over 80 è pari all’81% nei vaccinati con ciclo incompleto o completo; all’88% nei soggetti vaccinati con dose aggiuntiva/booster; al 92% nei soggetti vaccinati con 2/a dose booster entro 120 giorni; all’83% nei soggetti vaccinati con 2/a dose booster da oltre 120 giorni.

L’epidemia di Covid-19 – che secondo il board scientifico internazionale dello Spallanzani di Roma “va verso una fase di endemizzazione”, continua a persistere e in Italia registra un aumento di casi e ricoveri ordinari a livello nazionale, che sono saliti, rispettivamente, dal 10% al 12,5% e dal 10% all’11%; in 11 regioni, inoltre, l’occupazione dei reparti ordinari è in crescita come indica l’analisi del matematico Giovanni Sebastiani, dell’istituto per le Applicazioni del Calcolo M. Picone, del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr). L’esperto rileva che, “al contrario di quanto affermato in questi giorni dal Governo, alcuni dati rilevanti dell’epidemia non sono stati più resi pubblici dal 29 ottobre: le capienze dei reparti ordinari e di terapia intensiva che prima venivano giornalmente rese pubbliche da Agenas e che sono necessarie per calcolare le percentuali di occupazione”.

“L’analisi dei dati giornalieri dell’epidemia di Covid-19 in Italia aggiornati al 17 novembre, ultimo giorno in cui il Governo li ha resi pubblici, mostra che, a livello nazionale, da circa due settimane è in fase di crescita la sequenza della percentuale dei positivi ai test molecolari, assieme a quelle, da una settimana, dell’occupazione dei reparti ospedalieri sia ordinari che di terapia intensiva. in stasi la sequenza dell’incidenza giornaliera dei decessi, ma teoricamente e sperimentalmente sappiamo che nelle prossime settimane è destinata a crescere”, osserva l’esperto. “L’analisi delle differenze settimanali della sequenza della percentuale dei positivi ai test molecolari – prosegue – rivela che da circa quattordici giorni siamo in fase di crescita con un livello medio attuale pari a circa il 12.5%, risalito dal valore minimo del 10% di circa 14 giorni fa”. La “stessa situazione qualitativa” si osserva “per la sequenza dell’occupazione dei reparti ordinari, risalita dal valore minimo del 10% all’11%: lo stesso valore di circa un mese da cui eravamo scesi”, aggiunge.