Mafie

Milano, “subappalti a uno ‘ndranghetista”: commissariata società che ha vinto gara da 15 milioni di euro nell’Ortomercato

Il volto costato l'amministrazione giudiziaria alla Bertini srl è quello di Pietro Paolo Portolesi, già condannato in via definitiva per 'ndrangheta e ritenuto almeno dal 2002 un affiliato alla locale di Volpiano con la dote della "santa". La società ha affidato lavori in subappalto per oltre 1,2 milioni di euro alla Medi Opere Srl, di cui Portolesi è ritenuto "titolare di fatto"

Su 15 milioni di euro di appalto per la costruzione della nuova piattaforma logistica all’interno dell’Ortomercato di Milano oltre 1,2 milioni erano stati girati per “servizi di trasporto e di altro genere” a una società riconducibile a un condannato in via definita per ‘ndrangheta. Una manovra che è costata un anno di amministrazione giudiziaria alla Bertini srl, azienda di Alagna Valsesia, in provincia di Vercelli, che conta più di 150 dipendenti e un fatturato a sette zeri. La decisione è stata presa dalla Sezione misure di prevenzione del Tribunale di Milano, presieduta da Fabio Roia, su richiesta della Dia e dei pm antimafia Silvia Bonardi e Paolo Storari. Per l’ennesima volta, quindi, è stata accertata l’infiltrazione di società in odor di mafia nei maxi-appalti del più grande mercato all’ingrosso italiano, gestito dalla municipalizzata milanese SoGeMi. La società che gestisce l’Ortomercato ha annunciato che “svolgerà ogni opportuna verifica interna sui nominativi oggetto del provvedimento e resta a completa disposizione di tutte le autorità competenti”.

Chi è Pietro Paolo Portolesi – Il volto costato alla Bertini Srl l’affiancamento di due commissari al proprio management, una sorta di “tutoraggio”, è quello di Pietro Paolo Portolesi, calabrese di Locri residente a Mesero, nel Milanese, già condannato in via definitiva per ‘ndrangheta e ritenuto almeno dal 2002 un affiliato alla locale di Volpiano con la dote della “santa”. Il 53enne in passato è stato il factotum del boss del narcotraffico Pasqualino Marando ed era stato arrestato lo scorso giugno con l’accusa di trasferimento fraudolento di beni e appropriazione indebita. Proprio da quel procedimento, nel quale gli investigatori accertarono anche che alcune ditte a lui riconducibili avevano messo le mani sui lavori del villaggio olimpico dei Giochi Milano-Cortina 2026, nasce la richiesta di commissariare la Bertini.

La Medi Opere di “matrice mafiosa” – La società infatti ha affidato lavori in subappalto all’interno dell’Ortomercato alla Medi Opere Srl, di cui Portolesi è ritenuto “titolare di fatto”. Nel decreto che dispone l’affidamento della gestione della Bertini Srl a due commissari, i giudici spiegano come da diverse intercettazioni risulti a loro avviso evidente il coinvolgimento del “santista” nella gestione della Medi Opere: “Portolesi indica i prezzi da applicare per i lavori di demolizione, trasporto, rimozione e conferimento macerie e per il nolo di un escavatore, e successivamente riferisce ulteriori disposizioni”, si legge nelle carte definendo la società “direttamente riconducibile e controllata” da Portolesi. E quindi la sua “titolarità” è da ritenersi “a matrice decisamente mafiosa”.

Un partner “accettato e agevolato” – La Medi Opere, scrivono i giudici, “si è posta in parte come soggetto in grado di intimidire e condizionare l’attività” della Bertini, ma poi si è trasformato in un partner “accettato e agevolato” dalla stessa società “sul piano della frequenza dei rapporti di natura commerciale esistenti ed accertati”. Negli ultimi due anni, infatti, Bertini ha subappaltato lavori alla Medi Opere per 1.239.000 euro e ha pagato nel solo 2021 fatture per 800mila euro, pari al 22% del volume di affari della ditta ritenuta di Portolesi.

Nella Bertini soggetti “consapevoli” – E il tribunale che “diversi soggetti riconducibili alla Bertini srl – come emerge dalle conversazioni telefoniche – abbiano intrattenuto rapporti diretti” con Portolesi, formalmente “estraneo” alla Medi Opere, con una “evidente consapevolezza in merito alla conoscenza della reale riconducibilità della società legata da plurimi rapporti commerciali a soggetti fisici diversi rispetto a quelli indicati formalmente dalla compagine societaria fornitrice di servizi”. Portolesi partecipava “in prima persona” alle “trattative sui prezzi e sulle modalità di esecuzione dei lavori di demolizione, rimozione e smaltimento” all’interno del maxi-appalto vinto dalla Bertini. Un coinvolgimento che i giudici definiscono una “evidente lacuna nel settore organizzativo interno nell’area del rapporto con i fornitori”. Da qui la scelta di affiancare, per un anno, due commissari ai manager della società.