Cronaca

Ucciso il capo ultras Vittorio Boiocchi. L’ipotesi del regolamento di conti, i testimoni: “Due motociclisti gli hanno sparato”

La vittima, 69 anni, è stata uccisa sabato sera per strada alla periferia di Milano. È stato colpito da diversi colpi di arma da fuoco che lo hanno centrato al collo. Aveva 10 condanne definitive per rapina, traffico di droga e sequestro di persona. Sposato e con tre figli, dopo che gli ultras hanno appreso la notizia del suo omicidio hanno abbandonato gli spalti di San Siro in suo omaggio

Sono due motociclisti ad aver ucciso Vittorio Boiocchi, storico capo degli ultras dell’Inter. Queste le testimonianze su cui si basano le prime ricostruzioni. Pare che le due persone fossero a bordo di un maxi scooter. Le dinamiche dell’omicidio fanno ipotizzare alle forze dell’ordine un regolamento di conti, ma per ora non sono state trovate telecamere in zona che possano darne conferma. Il capo ultras aveva 10 condanne definitive per associazione a delinquere finalizzata al traffico internazionale di stupefacenti, associazione a delinquere finalizzata alla ricettazione, porto e detenzione illegale di armi, nonché rapina, sequestro di persona e furto. Le indagini della Squadra Mobile milanese, diretta da Marco Calì, si concentreranno su tutti i settori in cui Boiocchi aveva attività illecite.

La vittima, 69 anni, è stata uccisa sabato sera per strada alla periferia di Milano. È stato colpito da diversi colpi di arma da fuoco che lo hanno centrato al collo e al petto intorno alle 19.45, in via Fratelli Zanzottera, nel quartiere Figino, alla periferia della città. Trasportato in condizioni disperate all’ospedale San Carlo, è morto in pronto soccorso. L’omicidio è avvenuto poco prima dell’inizio della partita in casa dei nerazzurri contro la Sampdoria. Dopo che la notizia è circolata la Curva Nord dell’Inter è restata in silenzio, senza esporre striscioni e intonare cori durante il match a San Siro, poi i Boys hanno abbandonano gli spalti – il secondo anello – durante l’intervallo.

Boiocchi faceva una vita praticamente fra carcere e stadio, la sua grande passione. Ha trascorso oltre 26 anni in carcere, dal 1992 al 2018: l’ultima volta era stato arrestato nel 2021 dalla Squadra mobile milanese che ora indaga sul suo omicidio. Era stato anche raggiunto da cinque anni di Daspo a seguito degli scontri avvenuti dopo Inter-Napoli del 2018, l’occasione in cui morì l’ultras del Varese Dede Belardinelli. Lo scorso maggio la Cassazione aveva bocciato il suo ricorso, motivo per cui doveva restare a due chilometri dallo stadio durante le partite.

La Squadra mobile lo aveva arrestato nel 2021 dopo averlo sorpreso a bordo di un’auto con una pistola, un coltello, manette, taser e una pettorina della Guardia di Finanza, tutto materiale che è poi risultato essere attrezzatura per commettere un’estorsione. Nel mondo della curva Nord degli ultras dell’Inter la figura di Boiocchi è sempre stata rispettata. Nel 2019, dopo circa 26 anni anni di carcere, era tornato allo stadio, e gli ultras gli avevano dedicato un coro. Un omaggio che un suo vecchio amico, Franchino Caravita, aveva considerato un affronto, al punto che il confronto tra i due era finito a pugni e a prenderle era stato proprio Caravita. Era sembrato l’inizio di una rottura e invece i due avevano rapidamente rassicurato il popolo dei tifosi postando una foto assieme dal letto d’ospedale di Boiocchi, nel frattempo colpito da un infarto.