Scuola

Giuseppe Valditara, il ministero dell’Istruzione (ora anche “del merito”) torna a trazione leghista: i suoi trascorsi con Gelmini e Bussetti

Nel 2009 è stato relatore della cosiddetta “riforma” Gelmini che portò al taglio di oltre 90 mila cattedre. I suo percorso ondivago (ma sempre a destra) nella politica e i suoi interventi sul tema dell'identità

Pochi se lo ricordano ma Giuseppe Valditara, il neo ministro dell’Istruzione e del merito, nel 2009 è stato relatore della cosiddetta “riforma” Gelmini che portò al taglio di oltre 90 mila cattedre oltre a far perdere l’incarico a ben circa trentamila supplenti con incarichi annuali. Valditara, 63 anni il 12 gennaio prossimo, era convinto come la bresciana Mariastella, dell’obbligo del grembiulino; del ritorno alla valutazione in decimi alla scuola elementare e media; della riduzione della spesa per l’Istruzione e del ritorno del maestro unico, così come dell’inutilità delle ore di “compresenza”.

Nato a Milano, dove vive, dopo aver frequentato il liceo Berchet, si è iscritto all’Università Statale dove nel 1984 si è laureato in Giurisprudenza, per poi svolgere attività di dottorato. Da allora non ha più lasciato il mondo degli atenei e nel 1992 è diventato professore associato in istituzioni di diritto romano all’Università di Torino dove oggi è ordinario. Valditara non ha nel curriculum esperienze nella scuola dell’obbligo (se non quella d’averla frequentata), tuttavia il ministero di viale Trastevere lo conosce bene perché nel 2018, l’amico ministro leghista Marco Bussetti l’aveva chiamato a Roma, a fare il capodipartimento della Formazione superiore e ricerca. Di aule e banchi si è poi occupato anche nei panni di assessore provinciale dell’edilizia scolastica della Provincia di Milano nel 2000-2001 e come membro della commissione Istruzione del Senato tra il 2001 e il 2006 dove è divenuto segretario nei due anni successivi. Non solo, di minori, Valditara, può vantarsi di essersi interessato anche come vicepresidente della Commissione bicamerale per l’Infanzia.

Consigliere politico di Matteo Salvini (quindi in quota Lega) il neo ministro ha un percorso tutto a Destra, ma in maniera ondivaga. Il professore “nasce” leghista: nel 1993 è nel direttivo della Fondazione Salvadori, presieduta da Gianfranco Miglio e contribuisce a scrivere la bozza di Costituzione federale, approvata poi dal Congresso di Assago della Lega Nord. Nel 2001 è eletto al Senato della Repubblica per la Casa delle Libertà in Lombardia e aderisce al gruppo di Alleanza Nazionale. Nel 2010 si iscrive a “Futuro e Libertà per l’Italia” divenendo coordinatore regionale della Lombardia ma nel marzo 2015 fonda e dirige “Logos”, una rivista politico-culturale on line, vicina alle posizioni della Lega Nord e Noi con Salvini. Uno dei suoi ultimi libri, “E’ l’Italia che vogliamo. Il manifesto della Lega per governare il Paese” (edizioni Piemme), scritto con Alessandro Amadori, riporta la prefazione proprio di Salvini.

Nel 2009 durante un dibattito alla seconda edizione della Festa della Libertà di Milano (vedi registrazioni di Radio Radicale), dove già si parlava di merito, intervistato da Alessandro Sallusti, diceva: “Non ci può essere distinzione tra la scuola del rigore e quella del computer. Quando parliamo di insegnare l’italiano agli stranieri credo che questo sia il primo punto. Abbiamo bisogno di non dimenticare lo studio del latino. L’identità non è una cosa astratta, si cala nel concreto”.