Giustizia

Mossi&Ghisolfi, ex vertici indagati per truffa ai danni dello Stato: mai fatti gli investimenti in centrali a biomasse finanziati dalla Bei

Secondo le indagini e le ricostruzioni condotte dagli uomini delle Fiamme gialle la Banca europea degli investimenti si è rivalsa su Sace e le tre banche (Intesa Sanpaolo, BNL e BPM) che avevano rilasciato garanzie a titolo oneroso, facendosi rimborsare la propria esposizione. Sace e banche si sono poi inserite nelle procedure fallimentari in qualità di creditori. Da qui è nata l’inchiesta per truffa aggravata e malversazione ai danni dello Stato con tanto di segnalazione alla Procura Regionale del Piemonte per la Corte dei Conti

Dovevano realizzare un rivoluzionario parco per la produzione di energia da biomasse fra la Puglia e il Piemonte con soldi della Banca Europea per gli Investimenti garantiti dallo Stato italiano e dalle banche. Hanno finito con il portare i libri contabili in tribunale ed essere indagati per truffa ai danni dello Stato. È la parabola di amministratori e manager della galassia societaria del Gruppo Mossi&Ghisolfi di Tortona (AL), colosso della chimica dichiarato fallito dal tribunale di Alessandria e dal cui crac sono nate indagini penali riguardanti in particolare la realizzazione di cinque nuovi impianti energetici a biomasse e un centro di ricerca nei comuni di Modugno (BA) e Rivalta Scrivia-Tortona (AL) per 133 milioni di euro di investimenti, di cui 65 erogati dalla Bei nel 2014: investimento mai realizzato. Nel 2018 Eni ha rilevato i rami di azienda relativi a sviluppo, licensing di tecnologie e processi biochimici basati sull’utilizzo di biomasse.

Il Nucleo di polizia economico-finanziaria della Guardia di Finanza di Alessandria ha dato esecuzione a un decreto di sequestro preventivo da oltre 13 milioni di euro nei confronti degli indagati Giovanni Bolcheni, Marco Ghisolfi, Dario Giordano e Mauro Osella, tutte figure di vertice del gruppo e delle società coinvolte – ex presidente del cda, amministratori delegati e consiglieri – come la M&G Finanziaria srl e la Biochemtex spa che avrebbe dovuto costruire le nuovi centrali a biomasse in 4 anni con tanto di reattori, colonne di separazione, di distillazione, di purificazione e di rettifica, centrifughe, apparecchiature e aree di stoccaggio. Ma dal crac sono almeno otto le società finite sotto la lente d’ingrandimento degli investigatori.

Secondo le indagini e le ricostruzioni condotte dagli uomini delle Fiamme gialle la Banca europea degli investimenti si è rivalsa su Sace Spa – società pubblica controllata dal Tesoro italiano – e le tre banche (Intesa Sanpaolo, BNL e BPM) che avevano rilasciato garanzie a titolo oneroso, facendosi rimborsare il totale della propria esposizione. Sace e banche si sono poi inserite nelle procedure fallimentari del Gruppo Mossi&Ghisolfi in qualità di creditori. Da qui è nata l’inchiesta per truffa aggravata ai fini delle erogazioni pubbliche e malversazione ai danni dello Stato con tanto di segnalazione alla Procura Regionale del Piemonte per la Corte dei Conti che dovrà valutare i danni alla finanza pubblica e configurare eventualmente un danno erariale a carico di privati. Il provvedimento di sequestro preventivo eseguito dalla GdF, già confermato nelle scorse settimane dal tribunale del Riesame e dalla Cassazione, ha ‘congelato’ 14 proprietà immobiliari, 3 veicoli, quote societarie di due aziende per un valore fino a questo momento di 11 milioni di euro. È stata anche scoperta una proprietà immobiliare di pregio a Milano da 4,5 milioni di euro di proprietà della società ‘Immobiliare Croce del Sud’ in realtà riconducibile a uno degli indagati – che lì abita – seppur schermata attraverso una fiduciaria.