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Lombardia, Romano La Russa resta assessore. Lui: “Sempre rispettato la Costituzione, anche se in alcuni passaggi poteva non piacermi”

In consiglio regionale il centrodestra respinge la mozione di censura per l'assessore, immortalato mentre faceva il saluto romano durante i funerali del cognato e militante di destra Alberto Stabilini. Oggi l'esponente di Fdi è intervenuto in aula per dire che il suo saluto romano è stato “senza molta convinzione” e che non c’era "alcuna volontà che possa suonare come contraria al testo e allo spirito della Costituzione, che ho sempre servito e accettato, anche se in alcuni passaggi poteva non piacermi"

Al centrodestra che governa la Lombardia sono bastate due settimane per mettere sotto il tappeto tutto l’imbarazzo per il saluto romano del neo assessore Romano La Russa. E salvarlo dalla mozione di censura presentata al Pirellone dal Pd e sottoscritta anche da diversi esponenti degli altri gruppi di opposizione, che chiedeva al governatore Attilio Fontana di revocarne la nomina. Mozione respinta per 46 voti a 24. Eppure dopo che ilfattoquotidiano.it aveva pubblicato un video che immortalava La Russa mentre partecipava al rito del “presente” durante i funerali del cognato e militante di destra Alberto Stabilini, non erano arrivate solo le critiche e le proteste delle forze di minoranza. Ma anche un malcelato imbarazzo in Fratelli d’Italia e i suoi alleati.

Comica la prima reazione della sezione milanese di Fdi, che con una nota si era spinta a sostenere che il movimento del braccio dell’assessore non aveva “nulla a che fare col saluto fascista”, ma al contrario testimoniava “il suo invito ai presenti ad astenersi dal saluto”. Una difesa smentita dallo stesso La Russa che definiva il gesto come un “saluto militare” fatto per rispettare “l’ultimo desiderio di un defunto”. L’assessore ammetteva poi che anche il fratello Ignazio, parlamentare di Fdi, si era arrabbiato e abbozzava delle scuse: “Chiedo scusa se qualcuno si è sentito incomprensibilmente offeso”.

Che una revoca della sua nomina non fosse cosa strampalata, lo dimostra il fatto che all’indomani del gesto la mettessero in conto lo stesso Romano La Russa (“Se Giorgia Meloni mi chiede di fare un passo di lato o indietro non deve neanche finire la frase, ma io non mi devo dissociare da nulla perché non ho fatto nulla di illegale”) e anche Fontana, che a una domanda su un’eventuale rimozione dalla giunta rispondeva così: “Nessuna richiesta mi è stata presentata. All’opposizione dico che, dopo aver parlato con lui, ne discuteremo e valuteremo tutto”. Mentre sul saluto romano il governatore diceva: “Sono comportamenti che non fanno parte del nostro modo di vedere. Noi sostanzialmente ai funerali preghiamo e cerchiamo di esprimere solidarietà ai parenti rimasti”.

Nulla che sia tornato in mente oggi ai consiglieri di maggioranza che, due settimane dopo e un’elezione in mezzo, hanno respinto con 46 voti la mozione che chiedeva di togliere le deleghe a La Russa per aver “provocato discredito per la Regione Lombardia” con il suo “atto di celebrazione del fascismo”. A favore della revoca della nomina di La Russa le opposizioni, con 24 voti, mentre si è astenuta la presidente della commissione regionale Antimafia, l’ex M5S Monica Forte, che ha dichiarato di non aver condiviso il gesto, ma di non aver firmato la mozione ritenendo che non fosse il momento di fomentare polemiche e scontri.

Nel commentare il risultato, Fontana si è riparato dietro al concetto di democrazia: “Mi sembra che sia stata abbastanza chiara la volontà dell’aula. Mi attengo alla democrazia”. Romano La Russa in Aula ha ribadito le sue scuse: “Immediatamente ho chiesto scusa a chi si è sentito offeso perché ho compreso l’inopportunità del gesto, che ha danneggiato più di chiunque altro il mio partito. E sono scuse che rinnovo oggi con ancora più convinzione. Da parte mia non c’è alcuna volontà che possa suonare come contraria al testo e allo spirito della Costituzione, che ho sempre servito e accettato, anche se in alcuni passaggi poteva non piacermi, in tutte le mie attività istituzionali”. Per poi far notare che il suo saluto romano è stato “senza molta convinzione”, visto che “ero conscio del gesto che andavo a compiere, fatto per non venir meno alle ultime volontà di Alberto”. E spingersi a dire di non aver compreso come mai la vicenda sia diventata notizia nazionale: “In campagna elettorale tutto è consentito”.

Assolutoria la capogruppo del suo partito, Barbara Mazzali, che parla di gesto “senza valenza politica” usato in modo strumentale “per evocare fantasmi che non appartengono al nostro partito”. E assolutorio anche il capogruppo di Forza Italia Gialuca Comazzi: “È evidente che non ci sia pericolo di fascismo in questa Regione come in questo Paese”. Dure le opposizioni: “Questo voto del centrodestra lombardo è una difesa d’ufficio dell’indifendibile”, dice il capogruppo del Pd Fabio Pizzul. “Nelle giustificazioni che l’assessore La Russa ha dato dopo la diffusione del video del suo braccio teso ha detto che si scusava con chi si fosse sentito incomprensibilmente offeso. Un avverbio che colpisce e dice tutta l’incomprensione della gravità di un gesto come quello. È la parola di chi non si rende conto che anche solo evocare gesti che fanno riferimento al fascismo è totalmente inopportuno e incompatibile con una carica pubblica”. Per Nicola Di Marco del M5S, “oggi fra incoerenze imbarazzanti abbiamo assistito alla presa di Regione Lombardia da parte di Fratelli d’Italia. Nonostante sia Salvini che Fontana si fossero pubblicamente dissociati dal saluto romano dell’Assessore La Russa, la maggioranza del Consiglio Regionale ha scelto di salvarlo dalla sua goffaggine istituzionale, dalle sue contraddizioni e dalle sue imbarazzanti scuse”.