Cultura

Altre Americhe, la potente fotografia di Sebastião Salgado in mostra a Otranto: un viaggio nell’antropologia dell’estremo Sud

Con la leggerezza e la spontaneità proprie solo agli artisti, Salgado ha fatto delle sue fotografie una testimonianza storica e uno strumento di impegno politico, documentando i cambiamenti sociali ma soprattutto climatici che in questi decenni hanno stravolto la sua terra natale. Un archivio puntuale e pungente di stampo neorealista che arriva dritto al cuore dell'osservatore

L’intensità della luce catturata dall’obiettivo di Salgado è la stessa che che si irradia tra le viuzze tortuose di Otranto. I contrasti netti del suo bianco e nero sono gli stessi che possiamo trovare tra il bianco accecante della calce che riveste le case di qui e l’ombra che proiettano sulle chianche. C’è la tenerezza di un’humanitas e la durezza di volti segnati dalla fatica di una vita contadina semplice nel senso più nobile del termine, la stessa per cui si sono spaccati la schiena tanti vecchi che ancora si radunano nelle piazze dei paesini del Capo di Leuca. E la grande famiglia riunita attorno alla tavola per un banchetto nuziale ricorda certe scene conviviali di un Salento che ancora sopravvive al cambio dei tempi. C’è tutta la potenza arcaica dell’estremo Sud come concetto ancestrale a legare, in un evanescente fil rouge fatto di suggestioni e fascinazione, gli scatti di Sebastião Salgado a questo lembo di terra proteso nel mare che ospita la sua mostra Altre Americhe, inedita in Italia. Curata dalla moglie dell’iconico fotografo brasiliano, Lélia Wanick Salgado, promossa dal Comune di Otranto e organizzata da Contrasto e organizzata da Mostrelab con il coordinamento di Lorenzo Madaro, l’esposizione trova dimora nel maestoso Castello Aragonese di Otranto, che con la sua imponenza accoglie e custodisce le immagini di un mondo così lontano ma, al contempo, così simile al nostro.

Altre Americhe (visitabile fino al 2 novembre 2022) è il primo grande progetto fotografico realizzato dall’ex economista Sebastião Salgado, quando dopo anni di vita in Europa, decise di tornare a conoscere e riconoscere la sua terra, il Brasile e l’American Latina. Munito di una macchina fotografica, nei numerosi viaggi compiuti tra il 1977 e il 1984, ha percorso un intero continente cercando di cogliere, nel suo bianco e nero pastoso e teatrale, l’essenza di una terra e la ragione di una lunga tradizione culturale. Il risultato è un corpus di immagini di grande forza che evoca il valore di un continente, la sua economia, la sua religiosità e la persistenza delle culture contadine e indiane. 65 opere di tre diversi formati, tutte in bianco e nero, di un’intensità penetrante come gli sguardi degli uomini e delle donne che vi sono ritratti e che con loro potenza plastica hanno consacrato per il mondo intero la nascita di un grande fotografo e un narratore del nostro tempo. Non solo, con la leggerezza e la spontaneità proprie solo agli artisti, Salgado ha fatto delle sue fotografie una testimonianza storica e uno strumento di impegno politico, documentando i cambiamenti sociali ma soprattutto climatici che in questi decenni hanno stravolto la sua terra natale. Un archivio puntuale e pungente di stampo neorealista che arriva dritto al cuore dell’osservatore.

“Questo gruppo di lavoro sull’America latina è stato molto, molto importante per me. Era in un momento della mia vita in cui ero stato lontano dal mio Paese, quando mi era addirittura proibito soggiornare in Brasile, e avevo un bisogno enorme di sentirmi vicino al Brasile”, ha raccontato Salgado ripercorrendo la genesi di questo suo reportage. “E così ho cominciato a fare una serie di viaggi sulle terre dell’America latina, per vivere insieme ai contadini dell’America latina, sulle loro alte terre. È stato un momento estremamente importante di trasformazione della mia vita, potendo tornare nella mia America latina – ha spiegato ancora il fotografo -. E così ho trascorso diversi anni accanto a queste popolazioni, cercando di vivere con loro, cercando di imparare da loro, di conoscere queste regioni che sono tra le più belle del mondo ma abitate da popoli estremamente feriti dalla distruzione della loro cultura indigena dell’America latina da parte della cultura spagnola”.

Un reportage che lo ha tenuto lontano dalla sua famiglia per mesi e mesi e che ha portato poi alla realizzazione del suo primo libro Altre Americhe, il primo anche disegnato da sua moglie Lélia Wanick Salgado, e pubblicato in Italia da Contrasto e che accompagna la mostra. “Siamo veramente felici di ospitare una mostra di Sebastião Salgado, considerato uno dei più grandi fotografi contemporanei a livello mondiale – ha dichiarato Pierpaolo Cariddi, sindaco di Otranto -. Un attento osservatore di quella che egli definisce la ‘famiglia umana’. Per anni in giro per il mondo narrando, attraverso i suoi scatti, storie di popoli e di un pianeta spesse volte martoriato“. Con questa mostra, quindi, la città di Otranto si conferma, ancora una volta, un punto di riferimento in un Salento sempre più in fermento dal punto di vista culturale. Per info, orari e costi qui.

Credits foto: © Sebastião Salgado/Contrasto