Cronaca

Migranti, la Ocean Viking chiede da una settimana un porto sicuro: “Le condizioni di salute di molti naufraghi sono gravi”

Molti delle 460 persone a bordo necessitano di cure mediche e il 75% dei minori non è accompagnato. E gli operatori umanitari denunciano una totale mancanza di assistenza: "Siamo stati lasciati soli, senza alcun coordinamento né condivisione di informazioni da parte delle autorità marittime competenti"

“Non abbiamo mai sperimentato una tale quantità di casi medici gravi a bordo della Ocean Viking prima d’ora. I sopravvissuti si sono trovati in mezzo al mare in situazioni inimmaginabili”. Xavier Lauth, direttore operativo di Sos Mediterranee, commenta così la situazione a bordo della nave di salvataggio della ong: sono otto giorni che i 460 migranti a bordo aspettano di sbarcare. Tra di loro ci sono diversi bambini e neonati. Il loro viaggio inizia, come spesso accade, fuggendo dalla Libia. Ora sono salvi, ma “secondo la legge del mare, il loro salvataggio sarà completato solo quando avranno raggiunto un porto sicuro. Questo stallo deve cessare subito”, prosegue Lauth.

Le donne e gli uomini a bordo hanno rischiato di morire per annegamento prima e disidratazione poi. Ora hanno bisogno di cure mediche e di assistenza: il 29 agosto due donne incinte sono state evacuate con una motovedetta della Guardia Costiera italiana per partorire. Ne rimango a bordo altre venti, insieme a ottanta minori, la maggior parte dei quali è senza un genitore che lo accompagni. Gli uomini presenti soffrono spesso di esaurimento fisico, infezioni e ferite non curate.

A tre settimane dal voto, l’immigrazione è uno dei temi caldi per la destra che tra i decreti sicurezza e il blocco navale promette meno sbarchi. La sfida è però destinata a non tramontare e, secondo il presidente della Federazione internazionale della Croce Rossa, Francesco Rocca, sono necessarie “soluzioni a lungo termine, tra cui un impegno per percorsi sicuri e regolari verso la protezione e la sicurezza, garantendo al contempo l’accesso alla protezione per coloro che arrivano spontaneamente”. La richiesta è quindi di politiche strutturali che coinvolgano l’intera Unione europea, nel rispetto dei diritti umani e del diritto internazionale, che prevede il principio di non respingimento per chi fugge dalla guerra o da persecuzioni. Nonostante ciò, Sos Mediterranee evidenzia che gli appelli d’aiuto lanciati negli ultimi sette giorni sono caduti nel vuoto: “Siamo stati lasciati soli, senza alcun coordinamento né condivisione di informazioni da parte delle autorità marittime competenti”.

Il 31 agosto Matteo Salvini ha portato a sorpresa la campagna elettorale dentro l’hotspot di Lampedusa, in Sicilia, per verificare le condizioni del centro. Giorgia Meloni, partendo dal significativo numero di sbarchi in Sicilia, è tornata a chiedere “una missione europea in accordo con le autorità nordafricane”. Il capogruppo del Partito Democratico al comune di Lampedusa, Totò Martello, ha invece denunciato sulla sua pagina Facebook le condizioni di tante piccole barche di migranti lasciate alla deriva chiedendo “un immediato intervento sia per non creare rischi sia per evitare che il tema dell’accoglienza umanitaria possa essere ancora una volta strumentalizzato”. Al netto della campagna elettorale, nell’ultima settimana i flussi migratori hanno interessato anche Pantelleria, le isole Egadi e la Sardegna.