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“Identità di spie, fonti, informatori e agenti sotto copertura”: ecco cosa ha trovato l’Fbi in casa di Trump secondo il Nyt

Potrebbe essere questo uno dei motivi che hanno convinto gli agenti del Bureau ad accelerare i tempi della perquisizione senza precedenti nella storia americana. La diffusione di questi documenti rischia di compromettere anni di lavoro delle agenzie di intelligence, oltre a mettere a rischio la sicurezza nazionale e quella delle fonti sul terreno

La diffusione dei documenti classificati ritrovati nell’abitazione di Donald Trump nel corso del blitz dell’Fbi a Mar-a-Lago rischia di compromettere anni di lavoro delle agenzie di intelligence, oltre a mettere in pericolo la sicurezza nazionale e quella delle fonti sul terreno. Secondo quanto scrive il New York Times, nei file recuperati dai federali si trovavano infatti identità di spie, fonti, informatori, collaboratori, agenti sotto copertura e di tutta la catena per la raccolta di informazioni di intelligence.

Potrebbe essere questo uno dei motivi che hanno convinto gli agenti del Bureau ad accelerare i tempi della perquisizione senza precedenti nella storia americana, dato che si è svolta nella residenza di un ex presidente. Intanto Donald Trump ribadisce la richiesta di un consulente speciale per la revisione e l’esame dei documenti sequestrati dall’Fbi. Rispondendo alla richiesta del giudice Aileen Cannon, i legali del tycoon affermano che la nomina di uno ‘special master‘ è giustificata dalla presenza di materiale “riservato o potenzialmente riservato”. Le 12 pagine depositiate al Southern District della Florida comunque non entrano nel dettaglio della richiesta, come il giudice aveva chiesto di specificare, e accennano brevemente alla pubblicazione dell’affidavit con omissis per la perquisizione dell’Fbi. “Solleva più domande che risposte”, dicono i legali di Trump.