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Ecco cosa sono le macchie nere sul corpo dei nuotatori. Studi scientifici: “Non servono a niente”

Secondo gli interpreti più visionari della pratica, intercettano anche energie cosmiche. Certo, la pratica vanta dal suo ferventi sostenitori come Gwyneth Paltrow, lady Gaga o Victoria Beckham e  i primi riferimenti alla coppettazione si troverebbero addirittura all'antico Egitto

Hanno destato più di una curiosità i cerchi neri che sono apparsi sui corpi di alcuni atleti di nuoto impegnati negli Europei appena conclusi a Roma. Di cosa si tratta? Sono i segni che rimangono temporaneamente dopo una seduta di coppettazione, pratica di “medicine alternative” che avrebbe anche lo scopo di attivare “forze cosmiche” a vantaggio dei beneficiari del trattamento. Nessuno studio scientifico attendibile ha provato che la coppettazione abbia un reale effetto terapeutico. In altre parole, ai fini della performance agonistica varrebbe quanto tenersi un ferro di cavallo nella tasca dell’accappatoio. Gli scienziati anzi mettono in guardia, alcuni studi citano la possibilità di effetti collaterali per una pratica che se fatta in modo errato può persino risultare dannosa provocando ustioni, contusioni e infezioni alla pelle.

Il trattamento si svolge applicando per qualche minuto sulla pelle coppe di vetro riscaldate con una fiamma creando l’effetto di una ventosa. Secondo chi la pratica in questo modo si riattiverebbero circolazione ed energie e attenuerebbero dolori. Le coppette possono poi essere mosse creando una sorta di massaggio. Secondo gli interpreti più visionari della pratica, avrebbero anche la funzione di intercettare energie cosmiche latenti. Certo, la pratica vanta dal suo ferventi sostenitori e sostenitrici, esperti del calibro di Gwyneth Paltrow, Jennifer Aniston, Lady Gaga o Victoria Beckham e i primi riferimenti al suo utilizzo si troverebbero addirittura in documenti dell’antico Egitto. Da allora, per la fortuna di tutti noi, la medicina ha fatto qualche passo in avanti, la coppettazione è rimasta la stessa. Ai nuotatori però piace. Vi ricorse il plurimedagliato statunitense Michael Phelps durante le Olimpiadi del 2016. La partica è utilizzata anche da atleti di altri sport.