Cronaca

Trieste, la solidarietà dei portuali contro i licenziamenti del gruppo Wärtsilä: bloccati 12 grandi motori industriali

I lavoratori del Porto di Trieste sono pronti, per solidarietà con i lavoratori Wärtsilä, a impedire il carico di dodici grandi motori industriali, già ultimati, che dovrebbero finire in Corea. Alcune settimane fa la proprietà finlandese della società aveva annunciato la cessazione delle attività, preludio del licenziamento dei 450 dipendenti

Un braccio di ferro, a braccia incrociate. I lavoratori del Porto di Trieste sono pronti, per solidarietà con i lavoratori Wärtsilä, a impedire il carico di dodici grandi motori industriali, già ultimati, che dovrebbero finire in Corea. Alcune settimane fa la proprietà finlandese della società aveva annunciato la cessazione delle attività, preludio del licenziamento dei 450 dipendenti. La risposta è stata una mobilitazione generale, con convergenti prese di posizione da parte di tutte le forze politiche, per contrastare una decisione che azzera una società florida.

I lavoratori hanno affermato la decisione di impedire il trasferimento degli impianti, attuando un presidio permanente. Si è così posto un primo problema legato alla consegna dei 12 enormi motori commissionati da Daewoo. La società coreana ha ingaggiato una nave, attualmente attraccata in un porto del Marocco, per effettuare il trasporto. Si tratta della Uhl Fusion dell’armatore greco Elmar Shipping che salperà verso l’Europa solo quando la situazione sarà chiarita. I dipendenti di Wärtsilä sono infatti intenzionati a bloccare la partenza dei propulsori. Contemporaneamente i portuali sono entrati in stato di agitazione, al punto che la società Seadock (che si occupa del trasporto dei motori fino al Canale navigabile per l’imbarco) ha comunicato ai finlandesi di non garantire la movimentazione delle merci con il marchio Wärtsilä.

I motori sono fermi dal 23 luglio e ciò ha comportato un contenzioso tra le società. Perché i coreani chiedono ai finlandesi il rispetto degli impegni sottoscritti con l’ordine della fornitura, che comprende la messa a disposizione della merce. I finlandesi si sono rivolti alla Prefettura di Trieste per ottenere rassicurazioni sulla possibilità di trasferire i motori fino alla banchina. Non si tratta di un’operazione veloce, che possa essere attuata con un blitz. Infatti, come spiega il giornale Il Piccolo, i motori si trovano nel piazzale di un’azienda, la Sea Metal. Da lì devono essere caricati su un gigantesco carrello e raggiungere la sponda del Canale Navigabile via strada per raggiungere il terminal della Seadock. Il carrello procede a passo d’uomo e impiega circa un’ora per ultimare il tragitto di andata e ritorno. Siccome l’operazione deve essere ripetuta per dodici volte, è evidente che i lavoratori hanno tutto il tempo per poter attuare azioni di blocco. A luglio ci avevano già provato, ma i lavoratori avevano piazzato tre auto davanti ai cancelli di Sea Metal e la procedura era stata subito interrotta. In quel caso Wärtsilä aveva desistito, facendo ripartire la nave vuota e pagando a Daewoo i costi del viaggio della nave. I motori sono così grandi da non poter essere trasportati che con una nave, essendo fuori norma per essere caricati su un treno.

I sindacati hanno chiesto un incontro con il prefetto Annunziato Vardè, da cui è arrivato un invito ai lavoratori a non travalicare i limiti della legalità. Il clima si sta surriscaldando. Fim Cisl, Fiom Cgil e Uilm hanno annunciato di voler organizzare un presidio davanti ai cancelli Sea Metal. Paolo Bessi, amministratore delegato di Seadock ha dichiarato al quotidiano triestino: “Wärtsilä ci ha chiesto di spostare su camion quattro container, ma ho chiarito che il nostro personale aderisce allo stato di agitazione dei sindacati del Porto, come forma di solidarietà ai lavoratori colpiti dai licenziamenti”. Il proprietario Enrico Samer ha aggiunto: “Sono pienamente solidale con i lavoratori di Wärtsilä Italia, che è una fabbrica italiana, che fa utili. Non si va via così”. Non saranno disponibili neppure gli uomini dell’Agenzia per il lavoro portuale, anche perché a Trieste dall’Autorità portuale alla Regione Friuli-Venezia Giulia, dal Comune alla Confindustria, sono tutti schierati sulla linea dei lavoratori che chiedono la continuazione dell’attività e il salvataggio dell’azienda.