Diritti

Archie Battersbee è morto: staccate le macchine che tenevano in vita il 12enne britannico

Lo rende noto la madre del ragazzo. Il paziente era rimasto vittima di un incidente domestico che lo ha ridotto in stato vegetativo e in una condizione definita dai medici di morte delle cellule cerebrali "altamente probabile"

È morto il dodicenne britannico Archie Battersbee dopo l’interruzione del supporto vitale. Il distacco dalle macchine che lo tenevano in vita dal 7 aprile era previsto per oggi, 6 agosto. Il paziente era rimasto vittima di un incidente domestico che lo ha ridotto in stato vegetativo e in una condizione definita dai medici di morte delle cellule cerebrali “altamente probabile”. Venne trovato incosciente all’interno della sua abitazione con una corda attorno al collo. L’esito, forse, di un gioco di coraggio finito male.

Archie è stato al centro di una battaglia legale lanciata dai genitori per poterlo tenere in vita ed è deceduto due ore circa dopo che le macchine per il sostegno vitale erano state interrotte. “Archie è morto alle 12.15 di oggi”, ha detto ai giornalisti Hollie Dance, la madre del 12enne. “Un ragazzo bellissimo. Abbiamo combattuto fino alla fine. Sono orgogliosa di essere sua mamma”, ha aggiunto. Parlando a Sky News la scorsa notte, la madre aveva riferito quanto sottolineato dall’ospedale: per la famiglia non c’erano più opzioni.

Il 12enne era tenuto in vita tramite una combinazione di interventi medici e farmacologici all’interno del London Royal Hospital di Whitechapel. La famiglia aveva cercato di spostare il figlio in una casa di cura per lungodegenti: l’obiettivo era poter “staccare la spina” in una struttura vicino a casa, a Southend, nell’Essex, per far ottenere al ragazzo una morte più degna. L’Alta corte di Londra si era però opposta con una sentenza. I genitori si erano rivolti al tribunale perché i medici avevano sconsigliato il trasferimento: l’ospedale aveva sostenuto che le condizioni del bambino erano così instabili che spostarlo ne avrebbe accelerato la morte. Inoltre la Corte europea dei diritti dell’uomo si era rifiutata per la seconda volta di intervenire nel caso.