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Washington Post: “Fratelli d’Italia? Non sono fascisti ma neanche non fascisti”. Dopo il Nyt nuove critiche Usa a Meloni

A pochi giorni di distanza da un articolo pubblicato dal New York Times che parlava dell'ipotesi che l'Italia diventasse il primo Paese dell'Eurozona con un governo di estrema destra, anche il prestigioso quotidiano che ha smascherato Richard Nixon analizza la crisi politica italiana, concentrandosi sulla figura della leader di Fratelli d'Italia

“Fratelli di Italia non è un movimento fascista, come la carismatica leader dell’estrema destra italiana Giorgia Meloni insiste a ripetere. Ma non sono neanche non fascisti“. Così esordisce il giornalista esperto di politica estera Ishaan Tharoor in un editoriale pubblicato oggi sul Washington Post. Il titolo del pezzo è tutto un programma: ” L’Italia è sulla via di essere governata da post fascisti“. A pochi giorni di distanza da un articolo pubblicato dal New York Times che parlava dell’ipotesi che l’Italia diventasse il primo Paese dell’Eurozona con un governo di estrema destra, anche il prestigioso Washington Post analizza la crisi politica italiana, concentrandosi sulla figura della leader di Fratelli d’Italia.

“Come altri neofascisti europei – si legge nell’editoriale- i Fratelli d’Italia attaccano immigrazione e perorano una chiusa, stretta visione dell’identità nazionale e, come altri neofascisti, il partito attinge le sue origini da un preciso passato fascista“. Il giornale americano, -famoso per aver messo in luce lo scandalo “Watergate” che ha portato alle dimissioni del presidente degli Stati Uniti, Richard Nixon- ricorda l’evoluzione storica dell’ Msi ed il fatto che “Meloni conta su alcuni discendenti di Mussolini come suoi diretti alleati“. Nell’editoriale Tharoor spiega ai lettori americani come “alcuni anni fa, queste connessioni sarebbero state semplicemente parte dell’atmosfera degli estremi politici, dove si trovava Fratelli d’Italia”. Ora le cose sono cambiate: secondo i sondaggi, Meloni ed il suo partito sono in testa in vista delle elezioni del 25 settembre, “conseguenza della drammatica caduta della coalizione guidata dal tecnocrate Mario Draghi– prosegue Tharoor- , che potrebbe confermare Meloni come prima premier donna d’Italia“.

In una prospettiva del genere, si chiede l’editorialista del Post, ci sono “interrogativi su che tipo di presenza dirompente avrebbe un governo di estrema destra per l’establishment liberal dell’Europa”. “La destra nazionalista, illiberale ed euroscettica, finora al potere solo nell’area orientale, avrebbe un nuovo leader regionale – prosegue – un governo Meloni sarebbe molto meno entusiasta nel sostenere lo sforzo della guerra in Ucraina contro la Russia di quanto lo sia stato Draghi, anche se nelle ultime settimane lei abbia cercato di ribadire le sue credenziali atlantiste“. Infine, un governo di estrema destra in Italia sarebbe “retrogrado per quanto riguarda le questioni di genere ed i diritti delle minoranze“, e su questo punto il giornalista americano conclude l’editoriale ricordando che “Meloni è un’accesa critica delle ‘lobby Lgbt’ in Occidente”.