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La Russia mette subito a rischio l’accordo sul grano con l’Ucraina: missili di Mosca sul porto di Odessa. Guterres (Onu): “Condanniamo”

"Il missile russo è lo sputo di Vladimir Putin in faccia al segretario generale dell’Onu António Guterres e al presidente della Turchia Recep Tayyp Erdogan che hanno compiuto enormi sforzi per raggiungere un accordo e ai quali l’Ucraina è grata", ha dichiarato il portavoce del ministero degli Esteri di Kiev, Oleg Nikolenko

Nemmeno 24 ore dalla firma e l’accordo sul grano tra Russia e Ucraina, raggiunto grazie alla mediazione di Nazioni Unite e Turchia, rischia già di naufragare. Perché uno dei luoghi centrali di questa intesa, il porto di Odessa dal quale dovrebbero partire la maggior parte dei cargo carichi di frumento esportato all’estero, è finito sotto il fuoco russo: l’esercito di Mosca ha lanciato quattro missili da crociera del tipo Kalibr sulla città affacciata sul Mar Nero colpendo anche il porto commerciale. “Due missili sono stati abbattuti dalle forze di difesa antiaeree, due hanno colpito le strutture infrastrutturali del porto”, si legge nel messaggio dei responsabili locali. E secondo quanto riferito dal deputato Oleksiy Goncharenko, ci sono anche delle vittime. Immediata anche la risposta dell’Onu: il segretario generale, Antonio Guterres, “condanna inequivocabilmente” l’attacco su Odessa, si legge in una dichiarazione diffusa dal suo ufficio. “Ieri tutte le parti hanno preso chiari impegni sulla scena globale per garantire il movimento sicuro del grano ucraino e dei prodotti correlati verso i mercati globali. Questi prodotti sono assolutamente necessari per affrontare la crisi alimentare globale e alleviare le sofferenze di milioni di persone bisognose in tutto il mondo. La piena attuazione da parte della Federazione Russa, dell’Ucraina e della Turchia è imperativa”.

Il rischio è quello di una nuova, sanguinosa escalation, oltre al blocco immediato delle esportazioni, nemmeno iniziate per la verità. Proprio Kiev, che ieri aveva sottolineato di non aver voluto firmare alcun documento congiunto con i russi, optando per due accordi ‘fotocopia’ che le parti hanno preso con Onu e Turchia, aveva avvertito gli avversari: “In caso di provocazioni russe daremo una risposta militare“.

“Ancora una volta hanno mostrato quanto valgono gli accordi con loro”, ha scritto Goncharenko. “Ci sono volute meno di 24 ore perché la Federazione russa lanciasse un attacco missilistico al porto di Odessa per mettere in discussione gli accordi e le promesse fatte all’Onu e alla Turchia nel documento firmato ieri a Istanbul”, ha scritto invece su Facebook il portavoce del ministero degli Esteri, Oleg Nikolenko. “Il missile russo è lo sputo di Vladimir Putin in faccia al segretario generale dell’Onu António Guterres e al presidente della Turchia Recep Tayyp Erdogan che hanno compiuto enormi sforzi per raggiungere un accordo e ai quali l’Ucraina è grata. L’Ucraina sottolinea la necessità di una rigorosa attuazione degli accordi sul ripristino dell’esportazione sicura di prodotti agricoli ucraini attraverso il Mar Nero da tre porti: Odessa, Chornomorsk e Yuzhnoye. Chiediamo alle Nazioni Unite e alla Turchia di garantire che la Russia rispetti i propri obblighi nel quadro del funzionamento sicuro del corridoio del grano. In caso di mancato rispetto degli accordi raggiunti – ha poi concluso -, la Russia si assumerà la piena responsabilità dell’aggravarsi della crisi alimentare mondiale”. In serata, poi, è intervenuto anche il presidente Zelensky affermando che l’attacco missilistico dimostra che “non importa cosa dica o prometta la Russia, troverà il modo di non attuare” l’intesa.

L’offensiva di Mosca non si è però limitata solo alla città sulle rive del Mar Nero. Il fuoco della Federazione ha colpito anche il centro di Kharkiv, come reso noto dal sindaco Ihor Terekhov su Telegram. “Diversi potenti attacchi sul centro (della città). Una persona risulta ferita fino a ora. Si spera che il bilancio non si aggravi”, ha scritto. Situazione simile a Kropyvnytskyi, dove 13 razzi russi hanno causato morti e feriti, oltre a strutture e infrastrutture danneggiate, come l’aeroporto militare Kanatove e una delle strutture di Ukrzaliznytsia. Infine, nella notte l’esercito ha bombardato due distretti della regione di Dnipropetrovsk, Nikopolskyi e Kryvorizkyi, dove sono state danneggiate le reti elettriche e i gasdotti.

La controffensiva ucraina, secondo quanto riportato dai canali di Kiev, si concretizza soprattutto a Kherson, dove oltre 1.000 soldati russi sono stati circondati dalle forze ucraine. Il consigliere del presidente ucraino Volodymyr Zelensky, Oleksiy Arestovych, ha affermato che a seguito di un tentativo fallito delle truppe russe di sfondare le linee ucraine, queste sono state colte in un “accerchiamento tattico” non lontano dal villaggio di Vysokopillya.

Gli Stati Uniti, intanto, fanno sapere che due americani arruolati tra le fila dell’esercito di Kiev sono morti nel Donbass: “Possiamo confermare la morte recente di due cittadini statunitensi nella regione del Donbass in Ucraina – ha affermato un portavoce del Dipartimento di Stato – Siamo in contatto con le famiglie e forniamo tutta l’assistenza consolare possibile. Per rispetto delle famiglie in questo momento difficile, non abbiamo altro”. E da Washington si cerca di gettare acqua sul fuoco riguardo alle forniture di sistemi missilistici a lungo raggio in grado di colpire fino a 300 chilometri di distanza. Batterie ritenute decisive da Kiev e che hanno convinto il ministro degli Esteri di Mosca, Serghej Lavrov, ad affermare che in questo modo la Russia sarà costretta ad allargare le proprie mire espansionistiche nel Paese per una questione di sicurezza nazionale: gli Usa “non forniranno” missili a lungo raggio capaci di colpire obiettivi a oltre 300 chilometri di distanza, ha dichiarato Jake Sullivan, consigliere per la Sicurezza Nazionale, parlando in occasione dell’Aspen Security Forum. “Noi vogliamo fare tutto il necessario per difendere l’Ucraina – ha spiegato – ma allo stesso tempo non vogliamo un’escalation del conflitto che possa sfociare nella terza guerra mondiale”.