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Dl Aiuti, la norma che favorisce i big della logistica: i lavoratori non possono rivalersi sui grandi committenti in caso di irregolarità

Un emendamento presentato da Forza Italia ha messo in ginocchio un intero settore di lavoratori. Con la modifica dell’articolo 1677 bis del Codice civile è saltata la responsabilità in solido dei committenti, che quindi non dovranno più risarcire i dipendenti delle ditte subappaltatrici in caso di mancati pagamenti o irregolarità nei rapporti di lavoro

Pochissime modifiche a una norma del codice civile, apparentemente inoffensive a un occhio poco attento, e di punto in bianco migliaia di lavoratori impiegati in appalto nel settore della logistica si sono ritrovati privati dei propri diritti, della possibilità di rivalersi sui grandi committenti in caso di irregolarità nei rapporti di lavoro. A provocare questo terremoto che sta mettendo in allarme lavoratori e rappresentanti sindacali è la modifica dell’Art. 1677 bis del Codice civile relativo alla responsabilità in solido dei committenti. Poche settimane fa è stato approvato in via definitiva il D.L 36/2022 relativo all’attuazione del PNRR, alias il Decreto Aiuti, quello da cui è partita l’attuale crisi di governo che ha portato alle dimissioni del premier Draghi, poi respinte da Mattarella. Nelle pieghe di questo decreto è finito un emendamento, proposto dal senatore Nazario Pagano di Forza Italia, che di fatto cancella le tutele dei lavoratori della logistica impiegati in appalto da cooperative o piccole imprese. Recita la nuova norma: “Se l’appalto ha per oggetto, congiuntamente, la prestazione di due o più servizi di logistica relativi alle attività di ricezione, trasformazione, deposito, custodia, spedizione, trasferimento e distribuzione di beni di un altro soggetto, alle attività di trasferimento di cose da un luogo a un altro si applicano le norme relative al contratto di trasporto, in quanto compatibili”.

Che cosa è cambiato? In sostanza, con la modifica approvata lo scorso 29 giugno, questi lavoratori, qualora, per esempio, non venissero pagati dal proprio datore di lavoro o l’azienda non dovesse versare i contributi dovuti, non potranno più rivalersi sul committente finale, quindi sui grandi brand che appaltano i servizi di trasporto come Ikea o Amazon. Al committente, dunque, basterà richiedere alla cooperativa o piccola impresa che fornirà il servizio il cosiddetto Durc – il documento unico di regolarità contributiva – liberandosi in questo modo da ogni eventuale responsabilità che dovesse emergere successivamente.

E questo accade in un settore, quello della logistica, notoriamente esposto a fenomeni di sfruttamento della manodopera e lavoro irregolare: proprio lo scorso dicembre, il ministero del Lavoro e delle Politiche sociali rendeva noti i primi risultati dell’attività operativa della task force “Settore logistico e trasporto merci” per contrastare il dumping sociale, lo sfruttamento del lavoro e i comportamenti illegali nel settore. Sottoposte a verifica 90 aziende, la metà delle quali risultata irregolare al momento del primo accesso: dall’attività sono emerse numerose violazioni in materia di lavoro nero e di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro connesse anche alla mancata verifica della correttezza dell’affidamento dei subappalti. Non solo: riscontrate anche violazioni in materia di orario di lavoro/straordinario/riposi, falsi part-time e false trasferte, che hanno determinato, su 19 provvedimenti emanati, la sospensione dell’attività di 4 aziende per lavoro nero e di 15 aziende per motivi di salute e sicurezza.

A ridosso dell’approvazione definitiva del dl Aiuti, Assologistica ha esultato per l’approvazione dell’emendamento ringraziando pubblicamente il senatore Nazario Pagano e la ministra Marta Cartabia “per aver autorevolmente favorito un cambiamento di portata storica come questo”; il ministro Giancarlo Giorgetti, invece, “per aver sostenuto la proposta di Assologistica” nonché “il Capo dell’Ufficio Legislativo del Ministero della Giustizia, presidente Franca Mangano, il Capo dell’Ufficio Legislativo del Ministero del Lavoro, avv. Alessandro Goracci e gli avvocati Claudio Perrella e Alessio Totaro dello Studio RP Legal & Tax” esprimendo “grande soddisfazione per il compimento di un percorso avviato sei anni fa e che nel corso degli ultimi due anni ha visto una positiva accelerazione”.

L’approvazione della nuova norma ha messo in allarme i rappresentanti sindacali del settore: “La responsabilità in solido è l’unico principio di garanzia che i lavoratori di questo settore hanno avuto in questi anni di fronte a ditte pirata mai regolari nei pagamenti – è la posizione del sindacato di base Flaica Cub di Torino – In moltissime aziende si fanno contratti di appalto al ribasso il cui costo viene scaricato su lavoratori che fanno moltissime ore in nero e spesso sono senza contratto. In questi anni abbiamo recuperato una media di 25-30mila euro per lavoratore ogni quattro-cinque anni di lavoro andando a bussare direttamente alle porte dell’azienda che appaltava il servizio. Ora non potremo farlo più e i lavoratori perderanno migliaia e migliaia di euro all’anno della loro retribuzione”. Lo scorso 12 luglio CGIL, Cisl e Uil con una nota stampa congiunta hanno richiesto l’intervento del ministro del Lavoro Andrea Orlando, che “si è impegnato ad emettere una precisazione che ribadisca il mantenimento, nell’ambito degli appalti di logistica, della validità dall’Art. 29, comma 2 del Dlgs 276/200 (c.d. Legge Biagi)”, intervento giudicato dal Governo “sufficiente a dissipare ogni dubbio relativamente alla messa in discussione di questa importante garanzia a tutela dei lavoratori”.