Politica

Governo, Gori: “M5s? Nessuna alleanza possibile con chi non vota fiducia. Dal Pd clamorosa svista su Conte, non è un progressista”

M5s? Io sono convinto che con chi si prende oggi la responsabilità di non votare la fiducia al governo, non c’è nessun accordo possibile, perché noi del Pd siamo schierati esattamente per la causa opposta, cioè perché il governo Draghi vada avanti. Non è assolutamente pensabile un’alleanza con chi va nella direzione opposta”. Così, ai microfoni di “24 Mattino” (Radio24), il sindaco di Bergamo Giorgio Gori pone la sua pietra tombale sul campo largo di centrosinistra e su un’alleanza col M5s, aggiungendo: “Non so cosa faranno domani i 5 Stelle, ma credo che anche con chi dovesse all’ultimo minuto decidere di votare comunque la fiducia al governo, dopo averla messa molto in discussione in questi giorni, una forte riflessione vada fatta”.

Riguardo al campo largo, Gori puntualizza: “Purtroppo la nostra legge elettorale ha una componente maggioritaria che forza i partiti ad allearsi prima del voto e queste alleanze sono palesemente innaturali. E chi non sta a quelle regole del gioco è come se partisse già battuto alle elezioni, a meno che non si scommetta su se stessi, sulla propria identità, sulle proprie idee, su una proposta chiara nei confronti del Paese, ma ovviamente questo è complicato. Tuttavia, io credo che non si possa prescindere dai contenuti, dai progetti, dalle idee, anche perché poi forze politiche troppo diverse non riescono a governare insieme”.

L’esponente dem poi pronuncia un velato j’accuse al precedente segretario del Pd, Nicola Zingaretti: “Credo che nel Pd si sia fatta molta confusione sui 5 Stelle. Dopo il Papeete (caduta del governo Conte Uno, ndr), si è deciso di governare col M5s. Quella che però era una collaborazione operativa di necessità, che non implicava sentimenti, per una parte significativa del Pd, e in particolare per Zingaretti, in modo del tutto legittimo e rispettabile, doveva diventare amore – aggiunge – Ci sono espressioni che sono diventate famose su Giuseppe Conte, definito ‘punto di riferimento fortissimo per i progressisti’. Questo, secondo me, rappresenta una clamorosa svista, perché a me non pare che Conte sia progressista in assoluto, né tantomeno un nostro punto di riferimento. Ovviamente questo non significa che ci si possa permettere di andare da soli alle elezioni. Sarebbe velleitario e rappresenterebpe forse un viatico per l’affermazione della destra”.

Gori ribadisce che la sua bussola è l’agenda Draghi e conclude: “Se il governo va avanti, il Pd deve sfruttare questi mesi per parlare direttamente con gli italiani senza preoccuparsi tanto delle alleanze. Galassia centrista? Il campo largo prevede anche loro, ma si devono indicare delle priorità. Ci vuole una linea, delle caratteristiche definite, come l’atlantismo e la priorità ai temi sociali in una collocazione europea che non si può mettere in discussione. Tutto il resto, secondo me, non ci appartiene molto”.