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Melilla, ennesima strage di migranti della Fortezza Europa: servono vie di accesso legali

Le immagini che da sabato vediamo sui social sono così crude e disturbanti che la dinamica di quello che in quelle ore stava accadendo, lungo quel tratto di confine, sembra troppo brutale e lontano per essere europeo. Ai piedi della grande rete che separa l’Africa dall’Europa, una distesa di corpi agonizzanti e senza vita ammassati uno sull’altro e sorvegliati da un cordone di agenti marocchini in assetto antisommossa.

Nelle prime ore di venerdì, alcune centinaia di migranti di origine subsahariana hanno provato a scavalcare la recinzione dalla barriera di Barrio Chino a sud-est di Melilla nel tentativo disperato di raggiungere la Spagna. Con l’intervento violento della polizia di frontiera, la situazione è precipitata molto rapidamente: gli agenti, per impedire alle persone di oltrepassare il confine, hanno respinto i migranti con vere e proprie esecuzioni sommarie. La calca, la paura e il panico hanno aggiunto caos e fatto il resto. Sono almeno 37 i morti, secondo le ONG che operano nella vicina Nador, e, come denuncia l’Associazione Marocchina per i Diritti Umani, le autorità marocchine stanno seppellendo i corpi senza vita in alcune fosse comuni senza alcuna indagine, senza identificazione né autopsia.

Una strage di migranti, l’ennesima. Una vergognosa conta inarrestabile di vittime, nel mortale fil rouge che lega i luoghi di confine della Fortezza Europa. Una carneficina tra muri, mari deserti e recinzioni. La colpevole inadeguatezza di queste politiche Ue fa orrore. Perché non è più sostenibile che, a fronte di una pressione migratoria sulla frontiera meridionale, la risposta sia una mattanza costante, determinata dalla militarizzazione dei confini e dall’esternalizzazione delle frontiere con accordi con Stati, o come nel caso libico con gruppi criminali organizzati in autorità parastatali come la cosiddetta guardia costiera libica.

Le immagini di questa carneficina sono scioccanti perché raccontano lo sproporzionato e brutale uso della forza ai confini europei. Una quotidiana e sistematica violazione dei diritti umani che ha ormai sdoganato anche la detenzione arbitraria di persone innocenti, donne, bambini e casi vulnerabili. Così come raccontano le notizie che arrivano nelle ultime 36 ore dal Texas di 50 persone morte asfissiate in un tir e ancora dell’ultimo naufragio nel Mediterraneo con 22 dispersi, ovvero morti.

Al di là di come la si pensi, è arrivato il momento di riscrivere le politiche migratorie dell’Ue, guardando innanzitutto al virtuoso modello dell’accoglienza dei profughi ucraini che ha dimostrato che si può fare, che possiamo e sappiamo farlo, e che l’Unione Europea e gli Stati membri sanno essere compatti e solidali con i popoli che ne hanno bisogno.

Serve da subito costruire vie di accesso legali, unica vera strada per evitare che le persone in fuga, che cercano di raggiungere l’Europa, siano costrette ad affidarsi a reti di trafficanti di esseri umani e tentino di attraversare la frontiera in modo così pericoloso, finendo risucchiati in queste tragedie che l’Europa non può e non deve più tollerare.