Lavoro & Precari

Pensioni e Quota 100, confermato il flop. Domande molto al di sotto delle attese, risparmiati 10 miliardi di euro

I richiedenti sono meno della metà rispetto a quanto ipotizzato da Matteo Salvini all'atto del varo della misura nel 2019. L'importo medio dell'assegno ricevuto da chi ha aderito allo schema di uscita anticipata dal lavoro è 1.971 euro lordi al mese. L'ufficio parlamentare di bilancio invita ad un'estrema prudenza nella predisposizioni di altri sistemi di uscita anticipata. La Uil chiede che di allargare le opzioni per lasciare il lavoro.

Le domande per il pensionamento con il sistema Quota 100 (somma tra età anagrafica e anni di contributi, ndr) accolte tra il 2019 e il 2021 sono state poco meno di 380mila per una spesa effettiva – di consuntivo sino al 2021 e proiettata dal 2022 al 2025 – di circa 23,2 miliardi. Lo si legge in uno studio dell’ Inps e dell’ Ufficio parlamentare di bilancio presentato oggi secondo il quale il numero delle domande è “ampiamente al di sotto di quelle attese” e l’importo è “inferiore di circa 10 miliardi rispetto ai 33,5 stanziati dal Dl 4/2019″. Secondo lo studio nel complesso con le persone che hanno maturato i requisiti e che fanno domanda successivamente si potrà arrivare a fine 2025 a 450mila persone. Il leader della Lega Matteo Salvini, uno dei principali sostenitori del provvedimento varato con il governo giallo-verde aveva affermato che Quota 100 avrebbe mandato in pensione “un milione di persone”.

Su 379.860 domande accolte – si legge nello studio – 186.298 sono di lavoratori dipendenti privati, 119.320 di dipendenti pubblici e 74.242 di autonomi. Gli uomini sono il 68,8% del totale e le donne il 31,2%, meno di un terzo. Le donne rappresentano però il 55,3% delle domande accolte nel settore pubblico, il 17,1% di quelle degli autonomi e il 21,4% di quelle del lavoro privato. Il dato è legato alla maggiore presenza femminile nel pubblico e alla discontinuità delle carriere negli altri due comparti. In media – riposta lo studio – gli autonomi ricevono 1.376 euro lordi al mese (1.088 le donne e 1.436 gli uomini), i dipendenti privati 2.088 euro (1.651 le donne e 2.206 gli uomini) e i dipendenti pubblici 2.161 euro (2.079 le donne e 2.262 gli uomini). Le differenze tra dipendenti e autonomi riflettono redditi da lavoro mediamente più bassi e le aliquote contributive inferiori di questi ultimi. La media complessiva dell’assegno mensile lordo è di 1.971 euro (1.829 le donne, 2.035 gli uomini). I lavoratori usciti con Quota 100 hanno avuto una riduzione media per ogni anno di anticipo del 5,2% se pubblici, del 3,8% se dipendenti privati e del 4,5% se autonomi rispetto all’uscita in pensione anticipata con 42 anni e 10 mesi di contributi (41 e 10 mesi le donne).

In media l’anticipo di Quota 100 rispetto all’età di vecchiaia o alla pensione anticipata con 42 anni e 10 mesi di contributi (41 e 10 per le donne) è di 2,3 anni. Il 46,8% delle domande accolte è di persone con 62 anni di età. L’età media alla decorrenza si attesta poco al di sopra di 63 anni. L’anzianità media con la quale si esce è pari a 39,8 anni di contributi per gli uomini e 39,2 per le donne, per una media complessiva di 39,6 anni. “La concentrazione delle uscite intorno a 62 anni di età e 38 anni di anzianità – si legge – “mette in luce la tendenza, tra coloro che hanno fatto ricorso a “Quota 100″, a pensionarsi alla prima occasione utile”. Quota 100 – spiega lo studio – è stata usata prevalentemente da lavoratori in attività: è stata utilizzata infatti per circa il 71% per lasciare il lavoro in corso, per il 13% da “silenti” , per un ulteriore 13% da soggetti in difficoltà lavorative (percettori di ammortizzatori) e per il 3% da prosecutori volontari e soggetti in altra condizione. Le domande accolte in percentuale rispetto all’occupazione del settore di provenienza sono lo 0,4% nel comparto privato e dell’1,3% nel pubblico.

Nei primi cinque mesi del 2022 sono pervenute all’Inps circa 3.860 domande per il pensionamento con Quota 102 (64 anni di età e 38 di contributi) di cui il 58 per cento dal comparto pubblico e la restante parte da quello privato. Lo si legge in uno studio Inps-Upb su Quota 100 nel quale si spiega che alla data della chiusura del lavoro sono state lavorate solamente 772 domande – il 20 per cento del totale – e circa la metà di queste è stata accolta.

Le reazioni – La dinamica della spesa pensionistica, lo stato dei conti pubblici e il contesto macroeconomico attuali suggeriscono la necessità di estrema prudenza nel ricorso a nuovo indebitamento. Lo afferma la presidente dell’Upb, Lilia Cavallari intervenendo alla presentazione dei dati, aggiungendo che “eventuali nuove misure volte a ridurre i requisiti di pensionamento dovranno trovare adeguata copertura”. “Quota 100 si è rivelato un provvedimento marginale e temporaneo, che ha coinvolto solo un terzo delle persone che avevano maturato il diritto e ha lasciato inalterata la prospettiva previdenziale per la stragrande maggioranza delle lavoratrici e dei lavoratori”. Lo afferma Christian Ferrari, segretario confederale Cgil commentando lo studio di Inps e Upb sulla misura per il pensionamento anticipato introdotta nel 2019 per un triennio. “I 10 miliardi di euro risparmiati su Quota 100, attestati oggi dall’Inps, consentono di continuare a introdurre una flessibilità di accesso più diffusa al pensionamento nella prossima Legge di Bilancio”. Ad affermarlo è il segretario confederale della Uil, Domenico Proietti.