Società

I volontari di Poliferie coltivano i talenti di chi si trova a rischio esclusione: grazie ragazzi!

Non sono mai stato un grande amante dei neologismi, ma di recente mi sono imbattuto quasi per caso in uno creato da un professore dell’Università di Palermo, l’architetto Maurizio Carta, che mi ha molto colpito. Dall’unione di polis (ovvero città, in greco) e periferie, Carta ha dato origine al termine poliferìe, che è anche il nome di una bellissima associazione di volontariato.

Nata dall’iniziativa di una quindicina di ragazzi che si sono conosciuti sui banchi di una scuola di formazione e che, dal 2017, ha come obiettivo quello di rendere le periferie sempre più inclusive (e da qui il nome). Secondo dati ufficiali, fra i residenti nel centro di Milano – ovvero una delle città italiane più ricche, se non la più ricca – il 50% è laureato, ma il dato scende all’8% se ci si concentra sulle periferie; invece muovendosi dal capoluogo lombardo a Palermo, solo per fare un esempio, si arriva al 2% di laureati residenti nelle aree meno abbienti della città. L’accesso alla formazione di qualità – sostengono i ragazzi che animano Poliferie – non è equamente distribuito, ma il talento sì. Il talento è democratico, ed è proprio per questo che costoro si impegnano ogni giorno per stimolare i ragazzi che vivono in aree periferiche, aiutandoli a coltivare i propri talenti.

Fra i nostri scopi – mi spiega Alberto, uno dei quindici fondatori di Poliferie – c’è quello di aiutare gli studenti che stanno finendo le scuole superiori a conoscere meglio le opportunità che possono cogliere; non solo universitarie, ma anche di scuole professionali formatizzanti. Cerchiamo di ridurre quanto più possibile il numero dei cosiddetti Neet (ovvero quegli individui che non studiano, né lavorano né si impegnano nella propria formazione o nella ricerca di un impiego e che, per inciso, secondo dati Eurostat, dal 2008 in Italia sono più che in qualunque altro Paese europeo). Cerchiamo soprattutto di dar loro fiducia nelle proprie capacità e potenzialità. Ecco quindi che si ragiona, ad esempio, su come scrivere al meglio un’email, su come presentarsi ad un colloquio, sul come orientarsi al meglio fra le possibilità di prosecuzione degli studi, su come redigere un progetto di lavoro e molto altro.

I ragazzi, attraverso un ciclo di incontri fatti nelle scuole da professionisti che offrono gratuitamente il proprio tempo e le proprie competenze, si impegnano nella creazione di progetti che, con un approccio business oriented, vadano ad operare per creare soluzioni concrete a problemi locali. In quattro anni di attività i ragazzi di Poliferie hanno già raggiunto più di 1.800 studenti di 24 città diverse, da Milano a Matera, da Cagliari a Pordenone fino a Pisa, Napoli, Palermo, Terlizzi e molti altri campanili. In effetti, riflettevo dopo aver sentito parlare Alberto, spesso la sfiducia blocca le ali e, anche, la sfiducia si alimenta se ci troviamo a vivere in luoghi che percepiamo come abbandonati o trascurati.

Una bellissima macchia di colore in questo senso (anzi, tre macchie a dire il vero), sono quelle da poco realizzate a Milano, Napoli e Firenze da Cartoon Network che, in occasione degli 80 anni dell’uccellino Titti ed in collaborazione con Brand for the City e realtà locali (Patto di Collaborazione via Ravenna – Milano, le associazioni Le Curandaie – Firenze – e N’ Sea Yet – Napoli), ha dato vita al progetto di riqualificazione di tre aree verdi (una per ciascuna città) in cui bambini e ragazzi sono stati impegnati attivamente nella riqualifica del verde e delle aree gioco, nella piantumazione di alberi, nella realizzazione di sedute e impianti che possano facilitare l’aggregazione e i percorsi educativi e la decorazione di aree e muri. L’accesso alla formazione di qualità non è equamente distribuito, ma il talento lo è. Il talento è democratico. Penso ricorderò a lungo queste parole e farò in modo che le ricordino anche Marco e Giovanni. Grazie ai ragazzi di Poliferie.