Cronaca

“Il futuro Papa Luciani a favore della pillola anticoncezionale”: la rivelazione in un audio degli anni in cui era vescovo di Vittorio Veneto

La registrazione è stata recuperata dal lavoro di ricerca di Andrea Tornielli, direttore editoriale del Dicastero per la comunicazione della Santa Sede, ed è contenuta in un podcast di Radio Vaticana. In un discorso pronunciato in una parrocchia, nel 1968, l'allora prelato auspicava che Paolo VI potesse prendere una "decisione liberalizzatrice" sul contraccettivo

Il futuro Giovanni Paolo I era favorevole alla pillola anticoncezionale. La testimonianza del pensiero dell’allora vescovo di Vittorio Veneto, Albino Luciani, è stata possibile grazie a un accurato lavoro di ricerca di Andrea Tornielli, direttore della direzione editoriale del Dicastero per la comunicazione della Santa Sede. Il giornalista ha, infatti, ideato e realizzato un podcast di Radio Vaticana in quattro puntate, che si possono ascoltare sul portale Vatican News, dedicato a Giovanni Paolo I in vista della sua beatificazione che sarà presieduta il 4 settembre 2022 da Papa Francesco a San Pietro. Nella seconda puntata, che andrà in rete il 13 giugno, “grazie a un documento audio eccezionale, registrato in una parrocchia nel 1968, – come ha spiegato il Vaticano – ascolteremo dalla viva voce del vescovo Luciani il suo auspicio che Paolo VI potesse prendere una decisione liberalizzatrice circa l’uso della pillola anticoncezionale. Dopo la pubblicazione dell’enciclica Humanae vitae, Luciani difenderà il documento facendo proprie le ragioni del Pontefice”. È noto, infatti, che, nonostante le posizioni aperturiste dell’allora vescovo di Vittorio Veneto e di altri autorevoli esponenti della Chiesa cattolica consultati all’epoca per la redazione dell’enciclica, Montini decise di ribadire un fermo divieto ai metodi contraccettivi.

Tornielli ripercorre l’intera parabola di Luciani che fu vescovo di Roma per soli trentatré giorni, dal 26 agosto al 28 settembre 1978. Il direttore editoriale dei media vaticani parte dall’infanzia del piccolo Albino che fu chiamato così dal padre Giovanni, operaio socialista, per ricordare un giovane compagno bergamasco morto in un incidente di lavoro in un altoforno. Dopo aver ripercorso le origini, la formazione e i primi anni di sacerdozio di Luciani, Tornielli si sofferma sulla nomina a vescovo di Vittorio Veneto e poi a patriarca di Venezia. La porpora e il brevissimo pontificato costituiscono un capitolo fondamentale della vita di Giovanni Paolo I. Il racconto termina inevitabilmente con la morte improvvisa del Papa. Fondamentale è la testimonianza di suor Margherita Marin, tuttora vivente, che quella mattina del 29 settembre 1978, insieme alla consorella più anziana suor Vincenza Taffarel, entrò nella camera da letto di Luciani, nella terza loggia del Palazzo Apostolico, trovandolo morto.

Il Dicastero per la comunicazione della Santa Sede ha realizzato anche un’altra importante iniziativa in vista della beatificazione di Giovanni Paolo I. Si tratta del volume Il Magistero (Libreria Editrice Vaticana) che raccoglie tutti i testi e i documenti del breve pontificato del Papa di Canale d’Agordo. È curato dalla Fondazione Vaticana Giovanni Paolo I presieduta dal cardinale segretario di Stato, Pietro Parolin, e di cui è vicepresidente la vaticanista di Avvenire, Stefania Falasca. La prefazione del testo è firmata da Bergoglio che scrive: “Nel tempo breve vissuto come successore di Pietro, Papa Giovanni Paolo I ha confessato la fede, la speranza e la carità, virtù donate da Dio, dedicando a esse le sue catechesi del mercoledì. E ci ha ripetuto che la predilezione dei poveri fa infallibilmente parte della fede apostolica, quando, nella liturgia celebrata a San Giovanni in Laterano per la presa di possesso della Cattedra Romana, ha citato le formule e le preghiere imparate da bambino per riaffermare che l’oppressione dei poveri e il ‘defraudare la giusta mercede agli operai’ sono peccati che ‘gridano vendetta al cospetto di Dio’”.

Francesco ricorda, inoltre, che “proprio per la fede del popolo cristiano, a cui egli apparteneva, ha potuto rivolgere uno sguardo profetico sulle ferite e i mali del mondo, mostrando quanto anche la pace stia a cuore alla Chiesa. Lo testimoniano, ad esempio, le numerose espressioni sparse nei suoi interventi pubblici di quei giorni che esprimevano il suo sostegno ai colloqui di pace tenuti dal 5 al 17 settembre 1978 e che impegnarono a Camp David il presidente statunitense Jimmy Carter, il presidente egiziano Anwar al-Sadat e il premier israeliano Menachem Begin. O anche le parole rivolte il 4 settembre a oltre cento rappresentanti di missioni internazionali, in cui esprimeva l’auspicio che ‘la Chiesa, umile messaggera del Vangelo a tutti i popoli della terra, possa contribuire a creare un clima di giustizia, fratellanza, solidarietà e di speranza, senza la quale il mondo non può vivere’”.

Twitter @FrancescoGrana