Televisione

Rai, Mario Orfeo rimosso dalla Direzione Approfondimenti: “Si è rotto il rapporto di fiducia”. Il palinsesto non presentato, i talk e il ruolo della politica: cosa è successo

Da una parte la richiesta di collaboratori, dall'altra la mancata quadra sui titoli. I talk show che pesano, ancora di più con l'avvicinarsi delle elezioni politiche. Il pensiero va subito a "CartaBianca", in bilico per settimane, ma anche a "Report", travolto dalle pressioni della politica. C'è chi accenna alla volontà di Orfeo di rimodularli e di Fuortes che avrebbe risposto picche

Mario Orfeo rimosso dalla Direzione Approfondimenti Rai. La notizia esplode nel pomeriggio di ieri, un fulmine a ciel sereno con effetto immediato ma anche con effetti sul futuro. Sugli equilibri che cambiano a Viale Mazzini. Ex direttore del Tg1, Tg2, Tg3 (con una parentesi alla guida de Il Messaggero) ma anche ex direttore generale Rai dal 2017 al 2018, dopo Antonio Campo Dall’Orto e prima di Fabrizio Salini; renziano con buone referenze da sinistra a destra, Orfeo aveva preso in mano la Direzione Approfondimenti nel 2021. “Si è rotto il rapporto di fiducia“, comunica l’ad Carlo Fuortes a Mario Orfeo. Dagospia anticipa la notizia: la goccia che fa traboccare il vaso il palinsesto non presentato dal dirigente con conseguente cda Rai saltato.

Da una parte la richiesta di collaboratori, dall’altra la mancata quadra sui titoli. I talk show che pesano, ancora di più con l’avvicinarsi delle elezioni politiche. Il pensiero va subito a “CartaBianca“, in bilico per settimane, ma anche a “Report“, travolto dalle pressioni della politica. C’è chi accenna alla volontà di Orfeo di rimodularli e di Fuortes che avrebbe risposto picche. Berlinguer come “casus belli”, la narrazione forse più scontata ma che si scontra con discorsi più ampi e con molte sfumature. Una versione su cui si concentra il quotidiano Libero, il giornale diretto da Alessandro Sallusti, in un articolo firmato dal condirettore Pietro Senaldi, si sofferma proprio sul talk show di Rai3: “Per confondere le acque, girano voci che ci siano stati dissapori anche su Porta a Porta di Vespa, che Orfeo avrebbe voluto contenere, e su Report di Ranucci, travolto recentemente dalle polemiche sulla professionalità, ma soprattutto le fonti e i modi, del conduttore. Ma sono solo diversivi, il nodo del contendere è la Berlinguer e lo scontro è tutto interno al Pd”. Orfeo dal canto suo avrebbe fatto sapere di aver condiviso le scelte con l’amministratore delegato: dal talk crime di Giancarlo De Cataldo al lunedì in seconda serata su Rai1 all’arrivo di Ilaria D’Amico al giovedì sera su Rai2, dallo spazio estivo condotto da Giorgio Zanchini in prime time su Rai3 alla striscia di Marco Damilano. I rapporti tra i due dirigenti non sono dei migliori da mesi. Ora sulla sua uscita di scena, che agita (solo ufficialmente?) Pd, Italia Viva e Forza Italia, si sono scatenati i retroscena.

“Draghi non sapeva nulla”, si legge sulla Stampa quotidiani ma è ritenuto poco credibile che l’amministratore delegato non abbia comunicato, in via ufficiosa, la notizia a Palazzo Chigi. Per la portata della comunicazione, per il peso del dirigente e per la sensibilità della struttura in questione. C’è chi nei corridoi di Viale Mazzini accenna all’ok di Francesco Giavazzi, superconsulente economico del Premier. Fuortes dovrà spiegare in Vigilanza Rai, ancora prima dovrà ufficializzare la notizia, ricollocare Orfeo e scegliere il successore. In pole position per la poltrona degli Approfondimenti ci sarebbe ora Antonio Di Bella, dirigente apprezzato a sinistra e a destra, con molta esperienza nel mondo di talk e tg. Di Bella è però attualmente impegnato alla guida dell’intero Daytime, difficile che possa tenere entrambe le poltrone. Da qui le voci di uno spostamento a destra dell’amministratore delegato e di una concessione a Giorgia Meloni, in particolare riguardo alla cessione della struttura Daytime ad Angelo Mellone, attuale vicedirettore, considerato in quota Fratelli d’Italia. “Non sarebbe allora un caso se al pranzo nell’ufficio dell’ad in cui è stata decisa la revoca di Orfeo ci fosse anche Felice Ventura, vecchio amico di Giampaolo Rossi che lo insediò in quota Fdi al vertice delle Risorse umane quand’era membro del precedente Cda. Fdi è il partito più in ascesa e la sua leader è candidata l’anno prossimo a governare il Paese e dunque la Rai”, scrive il quotidiano Repubblica. Difficile che il tentativo possa andare a buon fine, molto più probabile la scelta di un nome di area centrosinistra, per evitare ulteriori scossoni.

Dagospia in un retroscena, che sembra trovare conferma su diversi quotidiani, aveva accennato alle manovre di Orfeo che “briga, mostra apprezzamenti per volti trasversali, bighellona nei palazzi del potere. Manovra, come sempre e da sempre. Renziano ma con ottime referenze da sinistra a destra. Ambizioso e sognante. Magari proprio con la speranza di tornare un giorno lì dove tanto si era divertito: sulla poltrona dell’amministratore generale.” Non solo le sue ambizioni ma anche le tensioni intorno all’azienda dopo un durissimo attacco de Il Foglio con ben tre paginate contro l’amministratore delegato.

“A Viale Mazzini in coro, dopo aver letto il pezzo di Salvatore Merlo, hanno urlato alla sua fine. ‘Draghi lo ha scaricato”, mormoravano nei corridoi. Così non fu. E Fuortes lo sa, perché se è vero che il Premier e i suoi fedelissimi non hanno gradito alcune mosse, è vero anche che la sua nomina è draghiana e nessun partito ha intenzione di bruciare il suo nome a un anno dalla nomina. L’amministratore delegato ha indagato e scoperto quello che riteneva necessario. Ha letto sitarelli spinti quotidianamente contro di lui (‘killeraggio giornalistico commissionato’, avrebbe confidato ai suoi uomini più vicini) e giornali di partito, ha ascoltato dirigenti e volti tv. Ha scoperto che la campagna mediatica contro di lui arrivava proprio dall’interno della sua azienda“, scrive il sito diretto da Roberto D’Agostino.

Sui giornali un giorno si raccontava di Fuortes in uscita, un altro scaricato da Draghi, un altro della sua volontà di andare al Teatro alla Scala di Milano. “Intanto i dubbi sull’ad su possibili agguati da sinistra sono cresciuti dopo l’uscita di alcuni articoli, tra cui uno del Foglio, che criticava il suo operato. In particolare l’accusa della mancanza di un ‘superdirettore’, funzione che Fuortes avrebbe avocato a sé senza averne esperienza, avrebbe indotto l’ad a pensare che dietro ci fosse Orfeo, deciso a prendere il suo posto, col sostegno del Pd”, scrive il Corriere della Sera. “Orfeo sfiduciato perché avrebbe ispirato l’articolo del Foglio impietoso con Fuortes stesso? Surreale. Certamente rivelatore di un clima al limite della paranoia. Un clima molto Rai (…)”, scrive oggi Il Foglio. Articolo nato, assicura Salvatore Merlo, “dopo aver parlato con moltissimi manager Rai, direttori, vicedirettori, capistruttura, membri del cda“, da qui la riflessione: “Ieri l’amministratore delegato della Rai, dimostrando forse di conoscere il giornalismo ancora meno della televisione, di cui mai si era occupato prima in vita sua, ha di fatto attribuito l’intero articolo del Foglio a Mario Orfeo. (…) A riprova di quello che diceva Pier Luigi Celli, l’ex capo della Rai, quando si dimise molti anni fa: ‘Questo posto è irriformabile'”.