Scuola

Prove di evacuazione, dopo il Covid un terzo delle scuole ha smesso di farle: “Bisogna riprendere il prima possibile”

Associazione nazionale presidi, “Cittadinanzattiva” e protezione civile hanno interpellato 185 istituti del primo ciclo (elementari e medie) e 133 del secondo (superiori) cercando di comprendere ciò che resta dell’emergenza

La pandemia ha cambiato la scuola, ma non sempre in meglio. A dirlo è un report presentato dall’Associazione nazionale presidi, “Cittadinanzattiva” e Protezione civile che hanno interpellato 185 istituti del primo ciclo (elementari e medie) e 133 del secondo (superiori) cercando di comprendere ciò che resta dell’emergenza. I risultati sono sorprendenti: il periodo del Covid non ha portato il personale della scuola ma anche le famiglie e gli studenti ad avere una maggiore attenzione per la prevenzione. In più in un terzo delle scuole sono sparite le prove di evacuazione previste per legge. Molti dirigenti e docenti hanno pensato che con la pandemia potessero non arrivare terremoti, alluvioni o altri disastri naturali. Inoltre in un momento in cui da più parti arrivavano appelli ad utilizzare spazi esterni alla scuola, in realtà, solo il 28% li ha adoperati.

Di positivo, invece, c’è il fatto che sono migliorati i rapporti con le istituzioni soprattutto con gli enti locali e con le Asl che prima della pandemia erano sconosciute nella maggioranza delle scuole. A conoscere bene la situazione è la responsabile scuola di “Cittadinanzattiva”, Adriana Bizzarri che al Fattoquotidiano.it spiega: “È chiaro che questi numeri vanno contestualizzati al periodo Covid, ma il fatto che in molti plessi non si siano più fatte le prove di evacuazione è un monito perché si riprendano a svolgere il prima possibile. Dall’indagine ci risulta che sono stati rivisitati, nel 47% dei casi, anche gli incarichi attribuiti ai ragazzi in caso di emergenza; di conseguenza serve sperimentare i nuovi assetti”.

C’è un altro aspetto che Bizzarri ci tiene a sottolineare: “Ora il documento valutazione dei rischi non è più a cura del dirigente ma dell’ente locale perciò è importante che tra i presidi e i sindaci ci sia una buona collaborazione. Dobbiamo farci qualche domanda: durante la pandemia sono stati sacrificati parecchi spazi (laboratori, aula magna etc) ora che fine faranno a settembre? Come verranno recuperati? Ci sarà un ritorno alla normalità?”. A questo proposito dal report emerge anche che nel 25% delle scuole ci sono vecchi arredi che non sono stati rimossi e che nel 28% dei casi la nuova disposizione dei banchi rende più difficoltosa l’uscita rapida.

A ricordare cosa è migliorato ci pensa il numero uno dell’Anp, Antonello Giannelli: “Tra le buone pratiche che restano c’è l’incremento della collaborazione con il medico competente. La sua nomina non è obbligatoria e spesso non esiste ma ora grazie alla pandemia è spuntato nell’organigramma”. Un dato negativo che rimarca il presidente è relativo alla questione economica: “La maggior parte dei miei colleghi ha usato risorse della scuola per acquistare i dispositivi di sicurezza. Speriamo che vi sia un incremento di risorse da parte del ministero su questo capitolo”. Infine, una nota positiva sulla organizzazione interna: “È aumentata – spiega Giannelli – la delega da parte di noi dirigenti e vi è più informazione da parte nostra alle famiglie dei ragazzi”.