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Morto Guido Lembo, addio al “re” delle notti capresi: lo chansonnier della taverna “Anema ‘e core” si è spento dopo una lunga malattia

Nelle vene gli scorreva il mare azzurro e l’ugola più famosa del Mediterraneo, nella sua autobiografia “Tutto cominciò così“, ripercorreva  le tappe della sua carriera, lunga 50 anni, icona di un’ammuina canterina fatta di tormentoni, tammurriate e tarantelle, fece perdere l’aplomb ai potenti di mezzo mondo, fece cantare al principe Alberto di Monaco Io vulesse chiavà…

Fino all’ultimo, come il maestrale che soffia, dolce e furioso, non si è abbattuto. Fino all’ultimo respiro. Il primo tumore comparve 7 anni fa. Abitava a Marina Grande per una vita ha respirato i veleni che sputavano le ciminiere della centrale elettrica che alimentava la funicolare. Prima di lui l’amara sorte era toccata ad altri isolani, prima che la macchina pompa/veleni, l’Ilva dell’isola azzurra fosse messa sotto sequestro e poi chiusa definitivamente. Paradossale che nella Mecca del turismo vip l’elettricità fosse fornita da un impianto a gasolio datato 1903, gestito dalla società privata Sippic.

Ha combattuto Guido come un leone prima per denunciare il “bollettino di guerra” delle vittime della cattiva gestione Sippic, poi contro la malattia che aggrediva ogni cellula del corpo e dello spirito. Diego Della Valle a Milano lo affidò alle migliori cure. Sembrava guarito, ma era solo una proroga che il destino gli concedeva. La bestiaccia ricomparve dua anni dopo all’occhio. Il calvario ricominciava. Ma ha cantato fino all’ultimo soffio. Il palco lo divideva con il figlio Gianluigi, laureato in legge, voleva fare l’avvocato, invece ha deposto toga e manuali di diritto per raccogliere l’eredità di un padre troppo speciale. Chi se non io, ripeteva a mamma Anna, amorevole vestale di Guido, a lei le dedicava qualche mese fa, nei Giardini della Flora Caprense, tra lacrime e sorrisi: Tu si na’ cosa grande… Nelle vene gli scorreva il mare azzurro e l’ugola più famosa del Mediterraneo, nella sua autobiografia “Tutto cominciò così“, ripercorreva le tappe della sua carriera, lunga 50 anni, icona di un’ammuina canterina fatta di tormentoni, tammurriate e tarantelle, fece perdere l’aplomb ai potenti di mezzo mondo, fece cantare al principe Alberto di Monaco Io vulesse chiavà…

Guido, inesauribile, in taverna fino alle 3 di notte, alle 6 del mattino, già in gozzo a pescare alici e pezzogne. Lui non dimenticava di essere figlio di pescatore, rimane la sua essenza più verace. “Non ha mai perso lo spirito dell’uomo di paese, dai valori solidi. Basta uno sguardo per capirci tra di noi che le tradizioni ce le portiamo dentro…”, ha scritto Della Valle nella prefazione.

Intanto ‘Anema ‘e core’ diventava un appuntamento imperdibile per le star internazionali, Guido invitava sul palco Luciano Pavarotti, Mariah Carey, Beyoncé, Jennifer Lopez e Chiara Ferragni . Lustrini e ‘bling bling’ non lo hanno mai tentato e d’inverno preferiva rimanersene a Capri, regina di rocce, nel suo vestito color giglio e amaranto sono vissuto… come scriveva Pablo Neruda. E le note di quel Meraviglioso di Domenico Modugno con il quale ha diviso il palco, rimarranno per sempre il suo Inno alla Vita. Un mio ricordo: ha cantato alla mia zuppa di nozze. “ Sei sicura? – mi disse -Non mi piace cantare ai matrimoni. Se poi vi lasciate, non te la pigliare con me….”. Ovviamente scherzava ma ci aveva visto giusto. Il mio matrimonio naufragò poco dopo.