Scienza

Covid, l’Iss: “Durante il lockdown sintomi depressivi in aumento tra i giovani”

Si tratta del primo lavoro basato su un lungo monitoraggio di un campione rappresentativo della popolazione generale adulta (18-64 anni): sono stati infatti utilizzati i dati derivati da oltre 55mila interviste effettuate dal 2018 al 2020. L'aumento rilevato nei due mesi più critici della pandemia ha raggiunto il 7,1%, rispetto al 6,1% del 2018-19

In Italia, durante le fasi di lockdown per la pandemia Covid-19, si è registrato un incremento dei sintomi depressivi nel bimestre marzo-aprile 2020 soprattutto tra i giovani d’età compresa tra 18 e 34 anni. A dirlo è l’Istituto superiore di sanità, che ha realizzato uno studio sull’andamento temporale del malessere psicologico, basato sul sistema di sorveglianza Passi (Progressi delle Aziende Sanitarie per la Salute in Italia) – che effettua un monitoraggio a 360 gradi sullo stato di salute della popolazione adulta italiana – e pubblicato sulla rivista Journal of Affective Disorders.

Si tratta del primo lavoro basato su un lungo monitoraggio di un campione rappresentativo della popolazione generale adulta (18-64 anni): sono stati infatti utilizzati i dati derivati da oltre 55mila interviste effettuate dal 2018 al 2020.

L’aumento rilevato nei due mesi più critici della pandemia ha raggiunto il 7,1%, rispetto al 6,1% del 2018-19, ed è stato seguito da un decremento del 4,4% nel bimestre maggio-giugno, dopo la revoca del lockdown. Nel periodo tra luglio e agosto 2020, la percentuale è risalita nuovamente, fino al 8,2%. Solo alla fine del 2020 si è avuto un ritorno ai livelli pre-pandemia: 7,5% nei mesi di settembre-ottobre e 5,9% a novembre-dicembre.

In generale, le percentuali del report riflettono una buona resilienza della popolazione di fronte allo stress generato dalla pandemia. D’altra parte, la risposta di alcune categorie – le donne, soggetti con difficoltà economiche e i più giovani (18-34 anni) – dimostra un peggioramento rispetto agli anni precedenti.

Questi risultati sono in linea con quelli dei più rigorosi studi longitudinali condotti sulla popolazione generale in altre nazioni e molto simili a quelli dello studio Household Pulse Survey statunitense che ha evidenziato una fluttuazione dei sintomi depressivi tra aprile e dicembre 2020, con due picchi in luglio e in novembre.

“La pandemia ha comportato dunque molte sfide – commenta Antonella Gigantesco del reparto Ricerca clinico-epidemiologica in salute mentale e comportamentale dell’Iss – in particolare per i giovani preoccupati per il loro futuro, le donne e i lavoratori i cui mezzi di sussistenza sono stati minacciati. Sarà importante, nel breve e lungo periodo, promuovere azioni e interventi specifici e innovativi rispetto a nuovi bisogni di salute mentale emergenti come il potenziamento dei servizi per la salute mentale e politiche che coinvolgano anche i luoghi di lavoro e le scuole”.