Giustizia & Impunità

Regeni, processo sospeso. Famiglia: “Ennesima presa in giro da Al Sisi. Ora Draghi intervenga e pretenda elezione di domicilio degli imputati”

“Oggi è stata un’ennesima presa in giro. Prendiamo atto dei tentativi falliti del ministero della Giustizia di ottenere concreta collaborazione da parte delle autorità egiziane e siamo amareggiati e indignati dalla risposta della procura del regime di Al Sisi che continua a farsi beffe delle nostre istituzioni e del nostro sistema di diritto. Chiediamo che il presidente Draghi condividendo la nostra indignazione pretenda, senza se e senza ma, le elezioni di domicilio dei 4 imputati”. A rivendicarlo l’avvocato Alessandra Ballerini, legale della famiglia Regeni, al termine dell’udienza del procedimento per l’omicidio di Giulio Regeni, di fronte al gup di Roma, che ha portato a un nuovo stop nel processo a carico dei quattro agenti egiziani della National Security Agency – il generale Sabir Tariq, i colonnelli Usham Helmi e Athar Kamel Mohamed Ibrahim, e Magdi Ibrahim Abdelal Sharif – accusati di avere sequestrato, torturato ed ucciso il ricercatore italiano.

Lo scorso 14 ottobre dopo sette ore di camera di consiglio era stata la corte d’Assise di Roma a decidere che gli atti dovevano tornare al giudice per l’udienza preliminare. Poi, era stato il gup a chiedere l’intervento del governo per raggiungere gli imputati, in modo da “tentare nuovi contatti con le autorità egiziane”. Tutto invano. Perché oggi il gup di Roma, dopo che è arrivata una nota dal ministero della Giustizia in cui si spiega come le autorità egiziane non abbiano offerto alcuna collaborazione al nostro Paese, ha deciso per l’ulteriore sospensione, affidando ai carabinieri del Ros nuove ricerche per individuare il domicilio dei quattro agenti segreti e fissando una nuova udienza per il 10 ottobre.

In particolare nel documento trasmesso a piazzale Clodio, il ministero di via Arenula scrive del “rifiuto dell’Egitto di collaborare nell’attività di notifica degli atti” con l’Italia nonché il ‘no’ ad un incontro tra il ministro Marta Cartabia e il suo omologo egiziano. Inoltre, il 15 marzo al direttore della cooperazione giudiziaria italiana, nel corso di un incontro in Egitto, è stato comunicato che sulla vicenda la competenza è della Procura Generale per la quale il caso Regeni è chiuso e non è possibile effettuare ulteriori indagini sui quattro indagati in Italia.

Per questo ora l’appello della famiglia è rilanciato nei confronti del governo Draghi: “La lesione della tutela della vita, della libertà e dell’integrità dei cittadini all’estero, come la Presidenza del Consiglio ricorda nel suo atto di costituzione di parte civile, costituisce grave pregiudizio dell’immagine e del prestigio dello Stato Italiano nella sua funzione di protezione dei propri cittadini. Quindi, visto il conclamato ostruzionismo egiziano pretendiamo da parte del nostro governo la necessaria, tempestiva e proporzionata reazione”. E ancora: “Stare inermi ora, permettere al regime di Al Sisi di bloccare questo processo faticosamente istruito, consentirebbe l’impunità degli assassini di Giulio ed equivarrebbe ad essere loro complici”, ha concluso Ballerini, la legale della famiglia. “Il nostro governo ha il dovere di esigere energicamente giustizia“.