Calcio

Lo sponsor che imbarazza la Serie A: avanti tutta con 1XBet, agenzia di scommesse di origine russa e passato chiacchierato

Nonostante il passato molto chiacchierato e i legami con Mosca, La Lega Calcio ha deciso di non interrompere il rapporto con il “presenting partner” internazionale del nostro campionato, a differenza di quanto hanno fatto altri Paesi. Il motivo? I soldi: si tratta di una cifra vicina una cifra vicina ai 15 milioni di euro a stagione

Domenica scorsa, quando prima di Juventus-Inter la Lega Serie A ha deciso di far suonare Imagine di John Lennon come inno alla pace in Ucraina, gli appassionati collegati dalla Russia non hanno visto niente: la regia locale ha staccato le immagini, così come sono stati oscurati i banner di protesta contro la guerra durante le partite, del nostro e di altri tornei. E lo stesso succederà durante la prossima giornata, visto che per il momento la Lega Calcio ha deciso di non interrompere il segnale. All’estero, però, i seguaci stranieri del campionato italiano continuano a vedere anche qualcos’altro: una piccola scritta pubblicitaria ai lati delle due porte. “1XBet”. Lo sponsor che imbarazza la Serie A.

1XBet è una agenzia di scommesse, di origine russa e trascorsi non troppo trasparenti, “presenting partner” internazionale della Serie A: cioè un brand pubblicitario che si vede solo all’estero ma non nel nostro Paese. Il suo nome non è nuovo: era già finito nel mirino della critica qualche anno fa, quando qualcuno aveva trovato sconveniente che una compagnia non riconosciuta dai Monopoli di Stato potesse sponsorizzare il campionato italiano. La polemica era arrivata persino in parlamento, ma la Lega Calcio se l’era cavata sostenendo che l’accordo sarebbe valso solo sui mercati stranieri, e che comunque lo spazio era stato venduto dall’advisor. Tanto che lo stesso schema è stato riproposto successivamente. Adesso, però, la questione ritorna come un boomerang.

Con lo scoppio del conflitto in Ucraina e la decisione trasversale al mondo del pallone di tagliare i ponti con la Russia (a partire dalla milionaria sponsorizzazione di Gazprom interrotta dalla Uefa), ci si poteva chiedere cosa fare con 1XBet. È successo in Spagna, ad esempio, dove il Barcellona è stato massacrato dalla critica per la scelta di tenersi lo sponsor e soprattutto i soldi che gli garantisce, circa 10 milioni di euro secondo le indiscrezioni. In Italia se n’è parlato molto meno, quasi nulla. Eppure il logo continua a comparire in tutti gli streaming esteri del nostro campionato, dall’Africa al Nord America, passando per il Medioriente.

La giustificazione è la stessa fornita in passato: formalmente, la Lega Calcio non ha nessun contratto con 1XBet (l’accordo è con l’intermediario Interregional Sports Group, che ha venduto lo spazio), dunque si sente a posto con la coscienza. La vera obiezione, semmai, sarebbe che 1XBet, nota come agenzia di scommesse russa per i suoi fondatori, non è tecnicamente russa: la compagnia ha sede a Cipro (noto porto franco degli affari russi, di ogni genere) e licenza addirittura a Curacao, mentre da Mosca è stata proprio bandita (anche se i capitali probabilmente in origine provenivano da lì, e dove finiscano oggi in questo intreccio societario è difficile dirlo).

Fondata da imprenditori russi inizialmente come casinò online, negli ultimi anni aveva iniziato a espandersi nel mondo dello sport, con una serie di accordi di sponsorizzazione prestigiosi. Poi però nel 2019 un’inchiesta del Sunday Times ha portato alla luce quotazioni clandestine (anche su eventi minorili), e sono emerse accuse di frodi e creditori non pagati. 1XBet è stata bandita di fatto dal Regno Unito, inquisita e privata della licenza in Russia, in Italia non è mai stata riconosciuta e infatti il sito è completamente bloccato. Però l’agenzia continua a operare in giro per il mondo. E la Serie A continua tranquillamente ad associarvi il proprio brand, e incassare i suoi soldi: una cifra vicina ai 15 milioni di euro a stagione, a quanto risulta a ilfattoquotidiano.it. I patron non hanno alcuna intenzione di rinunciarci, anche se si tratta di uno sponsor probabilmente inopportuno. A prescindere, anche prima della guerra.

Twitter: @lVendemiale