Lavoro & Precari

Il burnout e la pandemia negli occhi dei ristoratori: i risultati del nostro studio psicologico

di David Pelusi, Coordinatore del gruppo di ricerca, Isabella Corradini, Franco Amore

Tutti noi frequentiamo ogni giorno ristoranti, bar e pasticcerie. Probabilmente, abbiamo anche il nostro “indirizzo giusto” se vogliamo gustare il nostro piatto preferito, trascorrere momenti di convivialità o discutere di lavoro in un clima più disteso e informale. Eppure, al di là di questa percezione “epidermica”, conosciamo poco del mondo della ristorazione, delle sue dinamiche, dei problemi di chi lo porta avanti.

In Italia già in epoca pre-pandemica il settore presentava, accanto a un forte sviluppo, molteplici criticità. Tra le principali, quella di un diffuso burnout tra gli operatori, dovuto ai significativi carichi di lavoro e alla complicata gestione del rapporto vita e attività professionale. Per questo, nel dicembre 2019 l’Associazione Italiana Ambasciatori del Gusto – associazione senza scopo di lucro espressione dell’eccellenza della ristorazione e della pasticceria italiana – e l’Ordine degli Psicologi del Lazio avevano stipulato un accordo per sviluppare un progetto finalizzato ad approfondire tali problematiche.

Nel 2020, con l’avvento della pandemia, al pari di qualsiasi altro settore, anche quello della ristorazione ha visto i propri disagi economici e gestionali moltiplicarsi. Stretto tra l’incertezza del futuro, le limitazioni e le chiusure forzate, ha dovuto misurarsi con problemi inediti. In conseguenza di questo cambio di scenario anche il perimetro della ricerca dell’Ordine degli psicologi è stato ampliato: l’obiettivo, accanto alla definizione delle principali criticità per la categoria, è stato quello di inquadrare le problematiche generate dal Covid e proporre, per le piccole e medie imprese del settore, strumenti e metodi della psicologia del lavoro.

Uno specifico questionario è stato perciò inviato ai soci con domande circa i fattori di stress sul lavoro, sui sintomi fisici e psichici presenti prima della pandemia e nei 12 mesi successivi, sulle relazioni in ambito sociale e lavorativo, sulla gestione delle problematiche e delle possibili modifiche nelle attività. Quanto emerso è stato anche indagato attraverso gruppi di discussione che hanno coinvolto le diverse categorie professionali (ristoratori/imprenditori, cuochi, pasticceri e gelatieri, pizzaioli, personale di sala, chef) che hanno fatto emergere dai diversi ruoli difficoltà e proposte specifiche.

Complessivamente, lo studio ha confermato le storiche aree di criticità: gli operatori hanno lamentato orari e carichi di lavoro molto impegnativi, difficoltà di equilibrio tra vita lavorativa e vita privata, frequente turn over del personale. L’incidenza dei disagi psico-fisici, complice l’emergenza, ha conosciuto un forte incremento, emerso in maniera più evidente all’aumentare degli anni di esperienza lavorativa: i soggetti con più di vent’anni di attività sono stati i primi a segnalare, infatti, la maggiore presenza di sintomi fisici e la percezione di sintomi psichici.

Con riferimento ai primi, le problematiche maggiormente evidenziate sono state quelle muscolo-scheletriche, alimentari, di pressione del sangue, mentre sono risultate in crescita quelle del sonno (54,45%). In ambito psichico, invece, i disagi di maggiore impatto sono stati quelli riconducibili all’ansia (40,54%), alla tristezza (38,73%) e all’isolamento sociale (34,90 %). In questo quadro, tuttavia, i dati raccolti hanno anche riportato un’elevata capacità di adattamento degli intervistati: in un periodo nel quale i cambiamenti sono stati all’ordine del giorno, gli operatori della ristorazione hanno cercato soluzioni per reinventare la propria attività attraverso iniziative legate all’aggiornamento professionale, (72,08%) e alla ricerca di notizie e informazioni (59,46%), o hanno scelto di dedicarsi ad attività ricreative (63,07%). La stragrande maggioranza di loro ha dimostrato un forte attaccamento al lavoro: oltre il 98%, infatti, ha confermato di voler continuare la propria attività, dicendosi intenzionata a intervenire sul complesso dell’organizzazione (62,86%) o a modificare il tipo di offerta (52,3%).

Nella parte propositiva dell’indagine, poi, sono stati presentati suggerimenti pratici e descritti i diversi possibili interventi organizzativi per migliorare le relazioni e l’organizzazione del gruppo. Una sorta di bussola di comportamento per evitare che i problemi psicologici individuali peggiorino o influenzino le relazioni nella “brigata” e, in prospettiva post-pandemica, che il lavoro riparta nel modo più efficiente e gratificante per tutti.

Per conoscere i dettagli dell’indagine e scaricare l’l’e-book del progetto è possibile collegarsi agli indirizzi web dei soggetti promotori dell’iniziativa: ordinepsicologilazio.it, oppure ambasciatoridelgusto.it.