Cultura

Non è vero che mancano talenti: ecco i giovani scrittori che non dovete perdervi

Uno dei luoghi comuni più triti sulla letteratura contemporanea è la lamentazione rituale sulla mancanza di nuovi talenti, la critica feroce e aprioristica sui giovani scrittori, accanto alla conseguente mitizzazione delle generazioni immediatamente precedenti. Gli stessi autori, che venti anni fa venivano umiliati dalla critica al cospetto dei venerati maestri della generazione antecedente, improvvisamente sono diventati a loro volta dei classici imprescindibili al cospetto della miseria del panorama culturale circostante: accade a ogni cambio generazionale, come testimoniato con malinconica ironia nel film Midnight in Paris di Woody Allen. Eppure, grazie alla mia attività di “agitatore sapienziale” (definizione non mia!) ho la fortuna di incontrare molti giovani autori, alcuni dei quali molto interessanti.

Credo sia giusto introdurne alcuni, proprio per smentire le nenie rituali delle prefiche della cultura “alta”. Sebbene completamente diversi fra loro per stile, ispirazione e immaginario hanno una cosa in comune: sono giovani, intelligenti e bellissimi.

Alla faccia dei vecchi lamentosi.

Il primo di cui voglio parlarvi è proprio l’autore della generosa definizione che mi sono fieramente attribuito poche righe sopra: Giorgiomaria Cornelio, intellettuale formidabile ed elegantissimo, dal raro pregio stilistico e dalla creatività proteiforme. Poeta, regista, curatore delle Edizioni Volatili, redattore dello storico blog culturale Nazione Indiana, Cornelio di persona appare come la reincarnazione di Mario Mieli, ma alla lettura sembra visitato dall’anima sublime di Cristina Campo. La sua ultima fatica, La consegna delle braci (Luca Sossella Editore), evoca quello che Pavel Florenskij chiamava “Il valore magico della parola”, riuscendo a sfiorare, attraverso lo scavo poetico di una profonda meditazione sul linguaggio, la dimensione mistica dell’ineffabile.

Dacché la conoscenza ermetica insegna che “ciò che è in alto è come ciò che è in basso”, non trovo stridente presentarvi subito dopo Edoardo Maspero, il cui romanzo Secondo le regole (Marsilio) è una catabasi vertiginosa negli abissi lynchiani della Milano contemporanea: una trasfigurazione inquietante quanto drammaticamente plausibile di ciò che accade dietro alla frenesia glitterata dei locali notturni, del mondo della moda, del nichilismo disperato che è il rovescio dell’eccitazione cocainomane da falsi arricchiti.

Un libro duro, a tratti disturbante, eppure in grado di narrare con leggerezza “pop” l’incastro infernale di vite strozzate dall’angoscia metropolitana. Sinceramente, non capisco perché l’autore non sia stato ancora contattato da Netflix per realizzare immediatamente una serie tratta dal romanzo.

Cambiamo ancora completamente atmosfera con Angelica Grivel Serra, autrice che già ha mostrato due anni fa le sue potenzialità nel romanzo L’estate della mia rivoluzione (Mondadori), del quale si sta già lavorando da tempo a una trasposizione cinematografica. In questo caso, la scrittura è forbita, ricercatissima, per alcuni versi barocca, ma non c’è artificio, non c’è affettazione: l’eleganza delle costruzioni sintattiche, l’accuratezza nelle aggettivazioni, il pudore con cui la voce narrante si accosta alle inquietudini adolescenziali rappresentano una ginestra nel deserto della volgarità dominante. Per la passione, per l’entusiasmo, per l’inestinguibile “brama di bello” che esprime in ogni pagina non vediamo l’ora di leggere il nuovo romanzo della giovane scrittrice sarda.

E, come ultima proposta, vi segnalo I giorni lunghissimi della nostra infanzia di Laura Fusconi (Nottetempo), romanzo a più voci ambientato nella provincia di Piacenza che offre una originale meditazione sul tempo: tre bambini raccontano una giornata, nella loro percezione, lunghissima e, in quelle interminabili ore, offrono il loro sguardo, colmo di noia e dispetto, speranza e spavento, sulle grottesche e incomprensibili contraddizioni del mondo degli adulti. Un esercizio filosofico non banale, ovvero il contemplare la “nostra” esistenza con lo sguardo innocente e insieme spietato dell’infanzia, restituito dall’autrice con abile capacità di mimesi psicologica.

Abbiamo parlato di giovani scrittori in grado di raccontare il pudore e la ferocia, il candore e il nichilismo; a questo punto cogliamo l’occasione di ricordare un autore scomparso troppo presto, che ha saputo raccontare tutto ciò con geniale umorismo: sulla piattaforma ItsArt è finalmente possibile vedere il documentario Tuono dedicato al grande fumettista Tuono Pettinato.