Cinema

Oscar 2022, Will Smith rischia il ritiro della statuetta. Come stanno le cose: il precedente del litigio con Chris Rock e l’episodio con Muccino

Pensate: il pugno sferrato sulla mandibola dello stand-up Chris Rock con cui Smith ha tentato di fare rapida giustizia della moglie offesa da una battuta è un gesto che formalmente rientra nelle regole e nei codici di condotta che l’Academy si è data dopo l’esplosione del #MeToo e per espellere nientemeno che Harvey Weinstein

Si chiamano Standard di Condotta e potrebbero costare a Will Smith l’Oscar vinto come miglior attore protagonista per King Richard. Pensate: il pugno sferrato sulla mandibola dello stand-up Chris Rock con cui Smith ha tentato di fare rapida giustizia della moglie offesa da una battuta è un gesto che formalmente rientra nelle regole e nei codici di condotta che l’Academy si è data dopo l’esplosione del #MeToo e per espellere nientemeno che Harvey Weinstein. Il documento risale al dicembre 2017 e venne fortemente voluto dal CEO Dawn Hudson. “L’appartenenza all’Academy è un privilegio offerto solo a pochi eletti – si spiega nel documento. “Oltre a raggiungere l’eccellenza nel campo delle arti e delle scienze cinematografiche, i membri devono anche comportarsi eticamente sostenendo i valori dell’Academy di rispetto per la dignità umana, l’inclusione e un ambiente favorevole che promuova la creatività (…) Non c’è posto per le persone che abusano del loro status, potere o influenza in un modo che viola gli standard riconosciuti di decenza”. Queste poche righe sono bastate per espellere Weinstein e Carmine Caridi, un membro dell’Academy che condivideva screening privati con chi non ne aveva diritto. Così nel (quasi) silenzio ufficiale dell’Academy – il tweet striminzito di scuse fa così “The Academy non accetta alcuna forma di violenza” – ecco allora riecheggiare pochissime parole di biasimo dell’accaduto. Uno dei pochi dell’ambiente di Hollywood che aveva subito condannato il pugno di Smith a Rock è stato il regista di commedie, Judd Apatow con un tweet (poi stranamente cancellato): “Avrebbe potuto ucciderlo. È pura rabbia e violenza fuori controllo. Hanno sentito (gli Smith ndr) un milione di battute su di loro negli ultimi tre decenni. Non sono matricole nel mondo di Hollywood. Lui ha perso la testa”.

A proposito di battute. Nel 2016, in piena protesta #Oscarsowhite, è proprio Jada Pinkett Smith, assieme a Spike Lee, a ispirare una scissione degli artisti non bianchi per una cerimonia a sé finché l’Academy non avesse cambiato le regole d’inclusione. L a protesta fece scalpore e da lì l’Academy cambiò realmente i regolamenti per la partecipazione di film e produzioni. Ma di lì a pochi giorni, fu proprio Chris Rock, afroamericano come gli Smith, a presentare la Notte degli Oscar “all white” e prendendo per i fondelli proprio Jada e Will. “Jada ha boicottato la Notte degli Oscar? – scherzò causticamente Rock in giacca bianca – Jada che boicotta gli Oscar è come se io boicottassi le mutandine di Rihanna: mica sono stato invitato?”. Poi continuò sfottendo Smith: “Non è giusto che Will sia stato così bravo e non sia stato messo in nomination. Come non è nemmeno giusto che Will sia stato pagato 20 milioni per Wild Wild West”. Insomma, Rock non è mai stato gentile con nessuno. E non solo lui. In queste ore, infatti, sono rispuntati dal recente passato battute piuttosto offensive di altri stand-up. Una su tutte quella di Ricky Gervais su Robert Downey Jr. ai Globes del 2011. “Adoro la prossima star – afferma Gervais cominciando ad elencare diversi titoli “minori” di Downey Jr. e ridendoci su assieme al pubblico -. Ma molti di voi qui ora probabilmente lo conoscono meglio da strutture come la Betty Ford Clinic e la prigione della contea di Los Angeles”, ha concluso sottolineando caustico il passato di tossicodipendente e alcolista dell’attore. Insomma, nessuno nel settore ci va giù leggero. Ma di solito, come accadde quel 2011 sia Downey Jr che suoi colleghi come Tom Hanks stigmatizzarono a parole la poca grazie delle battute del celebre stand-up.

Ad ogni modo di precedenti simili a quelli del pugno di Smith in diretta alla Notte degli oscar non c ne sono. Semmai di censure e allontanamenti ad ospiti non graditi all’Academy ne sono stati fatti in passato a nomi celebri ma senza espliciti decreti in carta bollata. Mel Gibson, prima adorato dall’Academy con l’exploit di Braveheart nel 1995 che vinse cinque Oscar, venne messo in purgatorio nel 2006. Fermato in stato di ebbrezza nel 2006 dalla polizia australiana, dei suoi verbali in stato di fermo venne fatta ampia pubblicità, tra cui la celebre frase: “Gli ebrei furono responsabili di tutte le guerre”. L’Academy e Hollywood in generale gliela giurarono e sul palco di Los Angeles, Gibson ci ritornò solo nel 2017 con sei nomination per La battaglia di Hachsaw Ridge e due Oscar vinti. Anche Gary Oldman nel 2014 si scagliò contro “l’ipocrisia del politicamente corretto” in cui era immersa Hollywood, dando ragione in maniera ambigua e trasversale a quello che aveva detto Gibson finendo nuovamente emarginato dal sistema che conta fino alle scuse e alla redenzione come per Gibson e ad un Oscar nel 2017 per la sua interpretazione di Churchill ne L’ora più buia. Un allontanamento ufficiale da una competizione di premi cinematografici durato diversi anni è stato quello inflitto al regista danese Lars Von Trier dal Festival di Cannes.

In un’intervista Von Trier aveva affermato di “capire cosa provava Hitler mentre era nascosto nel bunker di Berlino” a guerra finita. Cannes lo bollò subito come artista e persona non grata, cacciandolo e proibendogli di frequentare la Croisette, per poi riprenderlo nel 2018 con The house that built Jake. Comunque di attori che amano menar le mani, almeno a detta di molti biografi ufficiosi ce ne sono diversi: lo stesso Gibson, ma anche star del calibro di Russell Crowe e Johnny Depp. Comportamenti impropri segnalati dalla stampa fuori da contesti ufficiali e non in pubblico ma che comunque hanno creato una barriera piuttosto alta da superare anche solo per tornare ad ottenere parti importanti di fascia alta. Smith comunque ad ora sembra non temere nulla. Proprio mentre tutti andavano a letto, e come Chris Rock a curarsi le ferite, il fresco vincitore dell’Oscar e improvvisato boxeur era già immortalato alla festa di Vanity Fair a impostare spettacolari passi di danza. Smith peraltro viene descritto nel libro biografico di Gabriele Muccino come un tipetto che mica la manda a dire. Mentre Muccino ha preparato l’ultima versione dello script de La ricerca della felicità assieme a Smith, il produttore del film comincia a lamentarsi dei troppi cambi apportati alla sceneggiatura, additando al disastro. Muccino allora si rivolge a Smith. “Lui si alza e fa una scena proprio da Will Smith. Si batte il petto fortissimo con la mano e dice: “Lascialo a me, ci penso io” partendo a falcate gigantesche, lui che è quasi il doppio di me”.