Politica

M5s verso il voto sulla leadership di Conte: la ricerca di una nuova investitura della base e perché il No alle spese militari può aiutarlo

L'assemblea degli iscritti dovrà esprimersi domenica 27 e lunedì 28 marzo per rinnovare la fiducia al presidente 5 stelle. Per l'ex premier sarà fondamentale la partecipazione: ad agosto aveva ottenuto circa 62mila voti. La presa di posizione contro le spese militari, che piace a Di Battista (e meno a di Maio) potrebbe garantirgli nuovi sostegni interni

Giuseppe Conte chiede una “nuova” investitura da parte della base M5s. Domenica 27 e lunedì 28 marzo infatti, l’assemblea 5 stelle è chiamata a esprimersi sulla leadership del presidente. Un voto convocato dopo l’ordinanza del Tribunale civile di Napoli che ha congelato i voti su statuto e presidenza M5s, e che arriva in un momento fondamentale. Dopo lo strappo ufficiale dei mesi scorsi con Luigi Di Maio e le tensioni post Quirinale, l’ex presidente del Consiglio ha l’occasione di chiedere l’appoggio dell’assemblea. Un vero e proprio voto di “fiducia” che servirà a sondare gli umori interni e rafforzare la sua linea. E non è un caso che, proprio alla vigilia del voto, Conte abbia deciso di prendere posizione contro l’aumento delle spese militari, anche a costo di creare spaccature nella maggioranza: una scelta che ha raccolto l’appoggio di un ex M5s come Alessandro Di Battista e che lo contrappone invece alla linea “dimaiana” (mai come ora vicina a Draghi). E soprattutto una mossa che potrebbe scaldare gli animi dei 5 stelle delle origini, molto sensibili alle battaglie pacifiste. Insomma il voto, anche se la vittoria è scontata per assenza di sfidanti, si preannuncia decisivo più che altro per testare il consenso del leader poco più di sette mesi dopo la sua entrata in carica ufficiale.

Il voto online e la convocazione dei comitati M5s – Qual è la soglia minima a cui punta Conte? Il paragone non può che essere con la votazione del 6 agosto 2021, che lo incoronò leader con 62.242 Sì e 4.822 No. Riuscirà il leader a raggiungere lo stesso numero di consensi? Il voto online questa volta arriva meno di un mese dopo la consultazione che ha rinnovato l’approvazione del nuovo Statuto: una tornata elettorale che però ha richiesto una doppia convocazione, perché, a causa della scarsa partecipazione, al primo turno non era stato raggiunto il quorum. In totale, si sono espresse poco più di 38.700 persone sui 125mila aventi diritto. Oltre il 90 per cento di chi ha votato ha detto Sì, dimostrando che chi si mobilita è comunque a favore della linea Conte e i contrari preferiscono piuttosto non partecipare. Se però quella tornata era molto “tecnica” ed era difficile aspirare a un’ampia mobilitazione, questa volta la partita è ben diversa perché si vota sul leader. Con tutte le conseguenze che ciò può comportare.

Non dimentichiamo poi che non si vota solo per la leadership, ma anche per l’elezione di un componente del comitato di garanzia: attualmente è infatti composto solo da Roberto Fico e Virginia Raggi, dopo che Di Maio si è dimesso in segno di protesta. La scelta per il terzo componente sarà tra Jacopo Berti e Laura Bottici. Si terrà poi l’elezione del collegio dei probiviri, formato da tre membri che andranno scelti tra: Ciprini, Dadone, Floridia, Greco, Liberati, Toninelli. Ma Conte in questa fase, proprio perché punta ad ampliare il suo appoggio interno, non pensa solo al voto. Proprio lunedì, l’ex premier ha convocato a Roma una due giorni con i “comitati” del Movimento, un organo nuovo e che lui stesso ha istituito a dicembre scorso con la riforma del M5s. Sarà un modo per aprire tavoli politici e iniziare a dare forma alle strutture interne del Movimento e soprattutto per iniziare a muoversi sui temi.

La posta in gioco e perché il No all’aumento delle spese militari può pesare negli equilibri interni Conte lo ripete da settimane: “La mia leadership nel Movimento non dipende dalle carte bollate, ma dalla condivisione di principi e valori”. Una verità che nessuno gli ha contestato, ma che ora dovrà mettere (di nuovo) alla prova del voto interno. E proprio nel momento di maggiore scontro con Luigi Di Maio, a inizio febbraio, era stato il leader a proporre un confronto davanti agli iscritti. Quel faccia a faccia non c’è mai stato, scampato anche grazie all’intervento di Beppe Grillo, ma la nuova investitura della base nei confronti di Conte potrebbe essere il modo per sancire ufficialmente chi ha il sostegno della base e degli elettori M5s. Ecco perché proprio la partecipazione e quindi il numero di persone che cliccherà il suo Sì a Conte sulla piattaforma Skyvote, potrebbe fare davvero la differenza nel delineare i futuri equilibri M5s. All’interno del Movimento si vive un clima di passaggio e gli occhi sono tutti puntati sui prossimi appuntamenti elettorali: innanzitutto le amministrative, vissute ormai come primo test per l’ormai imminente campagna per il voto nazionale. Senza dimenticare che, come scritto da il Fatto quotidiano, Conte non ha ancora accantonato del tutto l’idea di lanciare un progetto a suo nome nel caso il pantano burocratico del M5s si complicasse tra sentenze e ricorsi.

Gli scenari politici però, si sono inevitabilmente complicati con la guerra Russia-Ucraina. Ancora una volta, i 5 stelle hanno dovuto allinearsi alla maggioranza in nome di una “responsabilità” che su molti temi ingessa le posizioni. Ma nonostante ciò Conte, proprio a due giorni dal voto sulla sua leadership, ha deciso di esporsi sulle spese militari. Annunciando che il M5s non voterà più per l’aumento e anche se questo dovesse comportare uno strappo nell’esecutivo. Una mossa che ha allarmato subito la componente dem, tanto da spingere Enrico Letta a garantire che, se sarà necessario, si troveranno “soluzioni”. Ma il vero messaggio di Conte era anche al fronte dimaiano: Di Maio e il gruppo di parlamentari a lui più vicini infatti, insistono nel difendere la linea del governo Draghi a qualsiasi costo e hanno apprezzato anche il suo intervento dopo le parole di Zelensky (compresa la necessità di “dare aiuti militari”). Una posizione che cozza con lo spirito delle origini del M5s, che fin dall’inizio ha messo il pacifismo tra i suoi principi cardine. Ecco infatti che, in sostegno di Conte, è arrivato l’ex Di Battista che, seppur restando fuori dal Movimento, ci ha tenuto a far sapere che la mossa del leader contro le spese militare piace anche a lui (e a tutti quelli che lo seguono). Insomma segnali di intesa che, di sicuro, possono garantire a Conte nuovi consensi interni.

Se l’ex presidente del Consiglio riuscisse a raggiungere un’investitura ampia, per lui si aprirebbero una nuova fase: sarebbe ancora più legittimato nel portare avanti la sua riforma del Movimento e soprattutto, potrebbe rivendicare il risultato davanti ai nemici interni. Senza contare la maggiore libertà d’azione nelle prossime fasi cruciali (dalle amministrative al nodo dello stop al secondo mandato). Le cose si complicherebbero al contrario, se alla fine, alle urne virtuali, si presentassero meno di 60mila iscritti (i voti ottenuti 7 mesi fa). Ecco perché, per la leadership di Conte, impegnato nel gestire la polveriera M5s, il voto è molto più di un’operazione pro forma.