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D’Alema e le armi alla Colombia, il caso diventa politico. E rischia d’influenzare il rinnovo dei vertici di Leonardo e Fincantieri

Sulla vicenda dell'affare con Bogotà, è arrivata un'interrogazione in Parlamento di Sinistra Italiana a Guerini. Come racconta Repubblica, quella vicenda si sta rilevando un problema soprattutto per i vertici di Leonardo e Fincantieri: l'amministratore delegato, Alessandro Profumo, in particolare, e il manager della società delle navi, Giuseppe Giordo. A maggio il governo dovrà prendere in mano il dossier relativo al rinnovo dei vertici di Finantieri, mentre per quanto riguarda Leonardo bisognerà aspettare ancora un anno

La Colombia rischia d’influenzare il futuro di Leonardo e Fincantieri. La storia delle navi e degli aerei militari che dovevano essere vendute dalle aziende italiane al governo di Bogotà è diventata un vero e proprio caso politico. Non poteva essere altrimenti. Nei giorni scorsi, infatti, era emerso come un ruolo in quella vendita lo avesse giocato, in qualche modo, Massimo D’Alema. Il business (anticipato dal sito sassate.it) era la vendita alla Colombia di quattro corvette e due sommergibili prodotte da Fincantieri e di alcuni aerei di Leonardo, entrambe partecipate dal governo italiano. L’affare sembrava essere entrato nel vivo nel febbraio scorso, quando D’Alema aveva partecipato a una call col contatto colombiano dei due broker italiani coinvolti della vicenda. L’audio di quell’incontro è stato pubblicato in forma integrale dal Fatto Quotidiano. Nella conversazione l’ex presidente del consiglio non nasconde di avere una certa fretta. Perché – spiega – potrebbero cambiare i vertici delle società italiane, ossia Leonardo e Fincantieri, e perché a maggio in Colombia ci saranno le elezioni presidenziali: “Se vogliamo essere sicuri del risultato, bisogna concludere prima di queste date”.

E infatti, come racconta Repubblica, quella vicenda si sta rilevando un problema soprattutto per i vertici di Leonardo e Fincantieri: l’amministratore delegato, Alessandro Profumo, in particolare, e il manager della società delle navi, Giuseppe Giordo. A maggio il governo dovrà prendere in mano il dossier relativo al rinnovo dei vertici di Finantieri, mentre per quanto riguarda Leonardo bisognerà aspettare ancora un anno. Sul tavolo c’è sempre l’idea, mai accantonata, di creare un’unica azienda che si occupi di Difesa. E’ in questo momento cruciale che ieri il leader di Sinistra italiana, Nicola Fratoianni, ha depositato un’interrogazione al ministro della Difesa, Lorenzo Guerini, per chiedere delucidazioni su quella strana trattativa con la Colombia. Da quello che emerge Leonardo aveva davvero in corso una trattativa ufficiale per la vendita di sei aerei M346 con un mediatore colombiano. Una trattativa, spiega sempre Repubblica, di cui erano a conoscenza i manager della società, compreso Profumo. E della quale era stato messo a conoscenza anche il governo colombiano. C’era anche un contratto con un promoter locale: chi lo aveva scelto? E da chi era stato autorizzato? Dalla risposta a queste domande dipendono, a questo punto, anche le scelte che il governo prenderà sui vertici delle due società.

Al Fatto D’Alema ha spiegato come sarebbe andata la vicenda: “Sono venuti da me due consiglieri del ministero degli Esteri della Colombia e mi hanno chiesto di essere messi in contatto con le società offrendosi di fare un lavoro di promozione. Insistevano perché volevano dei riconoscimenti, dei soldi, e gli ho spiegato che le società quotate fanno dei contratti”. L’ex presidente del consiglio nega di aver “fatto alcuna mediazione” e comunque di essersi mosso gratuitamente. Però ha suggerito di mettere sotto contratto lo studio legale americano Robert Allen Law: “È molto importante che la parte colombiana sia rappresentata da uno studio legale. Per due ragioni: innanzitutto il contratto tra Robert Allen e la parte colombiana sarà sottoposto al controllo delle autorità degli Stati Uniti. La legge americana protegge l’attività legale, il rapporto tra il legale e il suo cliente con il segreto. Se invece è un contratto commerciale, non c’è segreto”, si sente nell’audio pubblicato dal Fatto. “Ho detto a queste persone che la via doveva essere una via professionale, le società italiane non fanno contratto così, a singoli. Ho suggerito di rivolgersi a una società di questo tipo”, ha spiegato D’Alema. Fincantieri e Leonardo non hanno mai negato i rapporti coi mediatori. Addirittura Fincantieri era arrivata a firmare un memorandum of understanding, cioè un accordo in cui si fissa la cornice dell’operazione senza entrare nei dettagli economici. Leonardo, invece, stava solo valutando l’affare. Non è chiaro, però, perché si sia autorizzata una trattativa doppia. E da chi.